Liane de Pougy

Ogni volta che Jean Chalon, amico e biografo di Natalie Barney, le chiedeva di raccontare qualcosa del suo primo grande amore lei alzava gli occhi al cielo e iniziava ogni suo intervento con quest'espressione sognante e nostalgica: "Liane, ah! Ma Liane!".
Il meno che possiamo dire è che la nostra curiosità viene allora particolarmente stimolata, e vorremmo sapere qualcosa in più su quella donna che decenni dopo, appena evocata, riesce a fare riemergere chissà quali ricordi di voluttà e passioni!
Eppure la vita di Liane de Pougy era iniziata in modo così banale... e niente davvero lasciava prevedere quello che ne avrebbe fatto: a conti fatti, lei, da sola, rappresenta quasi tutte le possibilità della condizione femminile a cavallo tra otto e novecento.


Riprendiamo dall'inizio.
Anne-Marie Chassaigne nasce in Bretagna nel 1870 in una famiglia borghese di provincia, puritana e virtuosa, ma che a stento riesce a fare tre pasti al giorno.
Come richiede la sua condizione viene educata, piuttosto bene, presso il convento di Rennes dove conosce, ovviamente, i suoi primi amori adolescenziali.
Già indisciplinata, i genitori non vedono l'ora di sposarla ad un ufficiale di Marina.
Liane ha 16 anni quando viene data in pasto a un marito brutale. Cinquant'anni dopo, il solo ricordo della notte di nozze, una vera violenza carnale legalizzata, riesce a toglierle il fiato.
Da quel matrimonio ricaverà un figlio e una cicatrice al petto (il marito geloso le spara mentre la trova a letto con un bell'efebo).


L'esperienza matrimoniale
durerà poco. Anne-Marie, per sua gloria e fortuna, scappa a Parigi dove verrà amata e protetta da un'altra grande donna il cui nome d'arte è Valtesse de la Bigne (1859-1910), cortigiana e lesbica, amante di Napoleone III e modello di Nanà, il personaggio di Zola nel romanzo omonimo.
I primi anni parigini sono piuttosto bui e Liane nei suoi diari sorvola velocemente fino all'incontro casuale con Valtesse, allora all'apice della sua gloria. Quest'ultima, Grande Sacerdotessa della Parigi lesbica, folgorata dalla bellezza di Anne-Marie, ribattezzata più esoticamente "Liane de Pougy", si ripropone in qualche modo di educarla.


Protetta da Valtesse, Liane non fa molta fatica a dare una svolta alla sua carriera: è bellissima, intelligente, colta, e vuole imparare per essere la migliore.
Lo sarà. Prima a Parigi e poi in tutta Europa.
La sua fama non conoscerà confini, da Mosca a Washington il suo nome risveglia gli appetiti sessuali del "bel mondo".
Patrimoni colossali verranno deposti ai sui piedi, gioielli straordinari e unici verranno regalati a quella che Edmont de Goncourt considera "la più bella donna del secolo". I suoi amanti sono Lord Carnavon (che non scopriva solo le tombe), Henri Bernstein (un Amante con la a maiuscola, secondo Liane), la progenitura maschia (e femmina?) dei Rothschild, e innumerevoli Conti, Duchi, e Principi delle famiglie reali europee, le quali per svezzare gli eredi, e a volte consolare i decrepiti, si offrivano, a caro prezzo, quello che c'era di meglio, e cioè colei che verrà soprannominata "le passage des Princes".


Ma Liane non è felice: non ama gli uomini.
Il suo è un mestiere che fa da perfetta professionista, con cura e coscienza, ma decisamente senza passione.
La sua è una specie di vendetta brillante e gioisce ogni volta che riesce a rovinare un banchiere, un politico, un principe. È l'epoca in cui un quarto d'ora con Liane costa 120.000 franchi, quando la sua cuoca ne guadagna 200 al mese! Eppure Liane tra parrucchiere, modista, ristorante e teatro comincia a deprimersi.


Perciò quando arriva Natalie Barney, che le fa una corte spietata e che inginocchiata le offre amore e voluttà, non resiste.


Ciò causa un po' di animazione nella Parigi convenzionale di fine secolo, perché se i protettori di Liane erano disposti a dividersi la loro Dea, se erano anche disposti a prestarla, discretamente, alle donne, non ne vogliono sapere di una rivale come la Barney, quella sfacciata che, per di più, non paga niente!
Valtesse, da brava manager, interviene con buon senso e cerca di fare ragionare la sua protetta: l'alta società comincia a rivolgersi altrove: vale la pena rovinarsi l'avvenire per questa giovane americana, tra l'altro senza soldi, e pure infedele?
A dire il vero Natalie ce l'aveva messa tutta, era pure disposta a sposare Freddy Manners-Sutton, un ricco ereditiero di Pittsburg, per liberare dalla schiavitù sessuale la sua Liane e poterle nello stesso tempo offrire lo standard di vita al quale era ormai abituata. Freddy era pure d'accordo: in un primo tempo era disposto a tutto pure di avere un rapporto anche platonico con Natalie. Ma, saggiamente, ci ripensò, e non se ne fece nulla.
Liane continuò dunque a girare i letti lussuosi d'Europa, accogliendo anche ogni tanto certe mogli compiaciute, e ciò faceva imbestialire Natalie, che correva a consolarsi in altre braccia femminili.


La loro storia d'amore, corta e intensa, è praticamente raccontata punto per punto nel romanzo autobiografico di Liane Idillio saffico, pubblicato nel 1901. È un po' il canto del cigno della loro relazione: lo stesso anno Pauline Tarn, alias Renée Vivien, pubblica Etudes et préludes, dedicato a Natalie, e Liane continua a rovinare le grandi fortune d'Europa e i cuori delle bellissime che le girano attorno.
Ma tra loro non sarà mai del tutto finito.
Avranno molti momenti di piacere insieme, faranno anche qualche scambio e sedute collettive di coccole.
Tra l'altro Liane, con la sua cerchia di amiche/amanti inventa quello che chiama "i pomeriggi della tenerezza", lì sono consentite solo le carezze al di sopra della vita. Una specie di policoccolismo ante litteram.


Liane, senza saperlo ancora, sta per perdere un titolo, quello di regina incontestata della Parigi dei piaceri, per adottare quello di principessa di sangue reale. Incontra il bell' efebo Georges Gikha, principe rumeno, più giovane di sedici anni.
Il fidanzamento durerà diversi anni (capiamo che Georges non sapeva proprio come annunciarlo alla famiglia!).
Liane, sempre molto pratica, continua nel frattempo la sua carriera: attrice, recita presso le Folies Bergères ed in altri teatri parigini (cercando di seguire il consiglio di Sarah Bernhardt: "meglio se non apri bocca, sei abbastanza bella per avere successo senza dire una parola"), scrittrice, pubblica tre romanzi di successo, cortigiana, rimane la regina incontrastata del "tout-Paris", l'amante occasionale di Natalie "che aveva delle dita così agili...", e quella di una decina di altre bellissime: Blanche d'Arcilly, Yvonne de Buffon, Lina Cavalieri, Mimì Franchetti, Yulka Radziejowska, Lilly de Gramont-Tonnere, Emilienne d'Alençon e tante, tante altre.



Nel 1910, succede come nelle favole: la pastorella smarrita sposa il Principe azzurro.
Diventata principessa, Liane decide di cambiare vita: è ricca, molto ricca (più del marito, che mantiene), porta un nome rispettato che vuole onorarem e lo farà poiché promette al marito il giorno del matrimonio "non ti tradirò mai... con un uomo".
Le donne, invece, vanno e vengono...


La cortigiana è morta, per sempre. Liane non si vende più: si dà.


La morte del figlio nel 1914 sarà un primo colpo durissimo che l'avvia al misticismo e alla religione cattolica.
Consigliata da Max Jacob, legge Claudel e l'Apocalisse.
Intanto è felice tra un marito pazzo di lei (e siccome è onanista, come si diceva allora, trova, da moglie lesbica, la cosa piuttosto comoda) e le sue adoratrici sempre numerose.


Nel 1925 s'innamora di un'ennesima giovane bellezza, Manon Thiébaut; questa volta però qualcosa non funziona, Suo marito Georges, innamorato di Manon e ricambiato, vuole essere invitato alla festa. Liane che non sopporta, in amore, di dovere dividere e di non essere più l'Unica, la Divina, invita Manon e Georges a lasciare la casa e comincia una procedura di divorzio.
Per consolarsi si tuffa più che mai nell'Isola, reintrodotta da Natalie, l'amica fedele.
A quasi 60 anni Liane continua a suscitare il desiderio di 3-4 amanti, sempre abbagliate dalla sua straordinaria bellezza e... del marito, più innamorato che mai... ("purtroppo" pensa Liane, che lo riprende per dovere).


Il 15 agosto 1928, Liane e Georges entrano curiosi in un manicomio di Grenoble, Saint-Agnes, di cui si occupano le suore. Liane è stanca, cerca qualcosa e poi crede nei segni : osserva che quel giorno è il giorno di Maria (il suo nome) e che il manicomio è stato fondato l'anno della sua nascita. Decide che deve fare qualcosa per queste povere disgraziate e comincia a raccogliere fondi per quelle che chiamerà "le mie ragazze".


Nel 1931, Liane rinuncia all'amore fisico: il marito negli ultimi tempi è riuscito a disgustarla definitivamente ma soprattutto, influenzata dalla superiora del manicomio, e da Padre Rzewuski, vuole dedicarsi totalmente alla Saint-Agnes [della San Vincenzo de' Paoli], anche se gli anni, e lo sa, non hanno tolto molto al suo fascino:

"le donne mi amano e mi cercano. Il tempo in cui riusciamo a piacere loro è piuttosto lungo.
L'ho spesso notato per altre. Le vecchie veterane dell'amore lesbico, malgrado i loro tratti rovinati, le loro carni gonfie, suscitano vere passioni femminili a quasi sett'ant'anni".
Questi anni lei li dedica alle sue ragazze e a sé.
Sente la guerra arrivare e non vuole viverla in prima fila. Col marito scappa in Svizzera, dove vivrà anni sereni, in corrispondenza con diverse persone e sempre alla ricerca di Dio.
Sembra che lo trovi finalmente nel 1943, il 14 agosto, giorno in cui la principessa Gikha diventa Suora Anne-Marie de la Pénitence, presso l'ordine terziario di San Domenico.
Nel 1945 il principe Gikha muore. La moglie passerà gli ultimi anni in solitudine volontaria (rifiuta perfino di rivedere Natalie, diventata "il mio più grande peccato") e nell'ubbidienza assoluta alla regola domenicana.
Muore nel 1950, nella devozione più completa e, come desiderava, viene seppellita nel cimitero vicino a saint-Agnes, lì dove iniziò la sua conversione.
Georges Brassens in una delle sue più famose canzoni scriveva ironicamente "on ne se fait pas putain comme on se fait nonne" ("non si diventa puttana nel modo in ui si diventa suora"): forse pensava a Liane ...


Non fu l'unico a ispirarsi a lei: l'Odette de Cressy di Proust s'ispira a Liane de Pougy, che è molto presente anche in Colette (Claudine en ménage), e in tanti altri scritti.
La sua bellezza nutrì anche l'immaginario popolare, poiché fu per decenni l'esempio più perfetto di eleganza parigina.
Le sue immagini fecero il giro del mondo sotto forma di cartoline, calendari e anche stampe su piatti in porcellana di Limoges...


E noi lesbiche moderne ci lamentiamo a volte di non avere avuto modelli, di nascere in qualche modo dal nulla, di non potere attingere ad autorappresentazioni! Più m'informo e più mi rendo conto del fatto che il mondo è pieno di noi....

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