La prima donna commediografa inglese: Aphra Behn (1640-1684), l'"incomparabile Astrea"

30 settembre 2004, Babilonia con il titolo "La prima donna commediografa inglese: Aphra Behn (1640-1684), l''incomparabile Astrea'"

"E tutte le donne insieme dovrebbero cospargere di fiori la tomba di Aphra Behn, che si trova assai scandalosamente, ma direi giustamente, nell'abbazia di Westminster, perché fu lei a guadagnare loro il diritto di dar voce alla loro mente. 
È lei - quella donna ombrosa e amorosa - che questa sera mi permette di dirvi abbastanza realisticamente: guadagnatevi cinquecento sterline l'anno col vostro talento" [1].

Chi era l'incomparabile Astrea, colei per la quale circolava l'anonimo distico

"O meraviglia del tuo sesso! Dove altro possiamo vedere
bellezza e conoscenza unite, se non in te?"

colei che uno storico vittoriano (Dorian) definì "una semplice puttana, che danzava in mezzo alla sporcizia" e che uno dei suoi biografi attuali (Woodcock) chiama "la Saffo inglese"?

Poeta, scrittrice-[2], drammaturga, traduttrice di lavori letterari e scientifici (conosceva le lingue francese, italiana e spagnola), Aphra Behn è una voce assolutamente singolare nel panorama letterario dell'epoca in cui visse, nonché l'autrice più prolifica e famosa del suo tempo, ad eccezione del poeta John Dryden. 

Aphra è la prima donna inglese che scrive per denaro, guadagnandosi l'appellativo di "poetessa prostituta" proprio perché vende il suo ingegno anziché il suo corpo. 

Ella stessa dirà di scrivere "per il pane" ma anche per la gloria, "per la mia parte mascolina, per il poeta che c'è in me".

Come autrice di teatro, ella non agì diversamente da come aveva agito Shakespeare, riesumando intrecci e storie già esistenti e manipolandoli con il proprio genio sino a trarne degli ottimi lavori teatrali; come scrittrice, indagò in modo originale e spregiudicato le classi sociali, la politica, i rapporti tra i sessi e tra le razze.
Una menzione speciale va fatta per Oroonoko, or the royal slave, basato sulla sua permanenza nella colonia olandese del Suriname. 

Si tratta infatti del primo romanzo "abolizionista" e traccia uno dei primi esempi della figura del "nobile selvaggio" in letteratura. Aphra scrive questo testo in tono colloquiale, dialogando di continuo con il lettore, assicurandolo di essere stata presente ai fatti e fornendogli una quantità impressionante di dettagli su tutto ciò che cade sotto il suo sguardo, dal paesaggio agli ornamenti che i personaggi indossano. 

Il principe schiavo parla attraverso l'io narrante femminile: la posizione da outsider di Aphra nella società in cui vive le conferisce l'autorità necessaria a dare voce ad un altro "diverso"; la schiavitù non è criticata in modo diretto, ma la figura di Oroonoko è ritratta in modo così positivo rispetto alle figure dei colonizzatori da non lasciare adito a dubbi.
 

Come poeta, Aphra introdusse nei classici temi della poesia arcadica note di un erotismo allegro e sfacciato, nonché un sano umorismo: memorabile a questo proposito è la lirica "The Disappointment" ("La Delusione", scritta nel 1680), ove si narra della furia d'amore del pastore Lisandro, deciso a possedere la bella vergine di nome Clori che invano lo prega di desistere. Il pastore insegue la fanciulla sino a che riesce a farla prigioniera: Clori sviene, è distesa ed inoffensiva ai suoi piedi, Lisandro si toglie di furia i vestiti per consumare lo stupro... e l'impotenza non glielo permette:

"Ma oh, quale dio maligno cospira
nel sottrargli il potere e lasciargli il desiderio!".

Alle scrittrici della fine del diciassettesimo secolo, i contemporanei ascrivevano una "naturale" abilità nel trattare d'amore, ma esigevano al tempo stesso che nei loro lavori non entrasse l'erotismo né qualsivoglia "sconcezza" (come quella appena menzionata...).
Alle donne viene richiesto di deliziarsi con gli amori romantici, ma di mantenere rigidissimi standard "morali": nella prefazione alla commedia Sir Patient Fancy (1678) così Aphra risponde alle critiche che in questo senso le erano venute proprio da altre donne:
"Ho stampato questo lavoro con tutta la fretta e l'impazienza che deve avere chi vuole giustificarsi di fronte alle sciocche ed ingiuste calunnie che una donna può inventare per gettarle su un'altra, e che mi sono state procurate solo dal mio essere donna. 

Hanno detto che questo lavoro è licenzioso - la manchevolezza minore e maggiormente scusabile negli scrittori maschi, ai cui lavori esse accorrono, come se ci andassero per nient'altro se non per udire ciò che condannano nel mio - e che provenendo da una donna ciò sarebbe innaturale. 

Ma come una così cruda offesa sia nata nelle loro menti io non ho neppure modo di immaginarlo".

 Ciò che Aphra qui contesta con forza è l'equivalenza "donna/natura" e le appare particolarmente crudele che chi più soffre di tale mistificazione la usi per attaccarla. Certamente la gamma di significati che Aphra aveva a disposizione per i termini "natura" e "naturale" era ben diversa dalla nostra; i tempi in cui ella vive sono tempi di transizione ad una nuova concezione cosmologica, ove la rappresentazione della natura passa da "madre" benevolente e generosa (iscritta in un ordine immutabile d'origine divina) a "macchina" governata da leggi conoscibili, in qualche modo "avversaria" nel resistere al proprio svelamento: qualcosa da controllare, sezionare e sfruttare.

Questo non elimina la tradizionale equivalenza suddetta, ma se la natura è ora ritratta come una femmina sotto l'attenta osservazione maschile e da tenere costantemente sotto controllo, è difficile non notare come Aphra Behn, in tutti i suoi lavori, sfidi apertamente l'idea che l'identità femminile sia finita, conoscibile e suscettibile di essere fissata in ruoli.
 

Quando Aphra mette in scena donne che corrispondono all'ideale dell'epoca, unendo amore romantico e rigida moralità, ne mina immediatamente la pretesa di "unico modello", affiancando ad esse altre donne che oltrepassano i confini di questo ideale.
Le sorelle Florinda ed Helena e la cortigiana Angelica Bianca ne sono un esempio in The rover (lavoro basato sostanzialmente sull'intreccio di Thomaso, or the Wanderer di Thomas Killigrew, 1654). Qui la prima, promessa sposa ad un uomo che non ama, non si permette pubblicamente la benché minima espressione autonoma di desiderio, la seconda che sta per entrare in convento dichiara spensieratamente di essere molto interessata a trovare "una qualche matta compagnia che la distolga dalla devozione".
Angelica, da par suo, spiega che è diventata una prostituta d'alto bordo perché
"l'uomo è certo una creatura coraggiosa e generosa, ma dai desideri così incostanti che la conquista del suo cuore è persa non appena la vinci. L'incostanza è il difetto dell'umanità intera. Perciò sono convinta che oltre all'oro nient'altro incanterà il mio cuore".

Quando Angelica si innamora di uno dei suoi clienti, e lo trova falso come tutti gli altri, rimpiange ciò che gli ha donato: un "cuore vergine". 

Tutti i ruoli sono "innaturali", pare dirci Aphra Behn: sapere che una donna è una fanciulla sottomessa come Florinda, una suora come Helena o una prostituta come Angelica non ci dice in realtà nulla sulla loro "natura" né può circoscrivere l'intera gamma dei loro sentimenti.
 

La maggioranza dei lavori di Aphra sono tesi all'indagine del desiderio: chi vuole e che cosa vuole, e perché, e quali sono gli ostacoli che gli/le impediscono di ottenere ciò che vuole.
Nell'esplorare il desiderio Aphra riconosce e narra tensioni etero ed omosessuali; intravede un ruolo "omosociale" nella rivalità fra maschi per la conquista sessuale della stessa donna; tratteggia i modi in cui il travestimento o la mascherata complicano e destabilizzano le relazioni fra i sessi.

Nel giro dei "begli ingegni" che bazzicavano la Corte ed il teatro, Aphra aveva conoscenza diretta di almeno un paio di nobildonne che amavano vestirsi da uomo: la più famosa era Hortense Mancini, nipote del Cardinal Mazzarino; una donna estremamente affascinante dalla fluente capigliatura corvina e dagli occhi che cambiavano colore a seconda della luce del giorno. 

Al di là della sua bellezza, Hortense era conosciuta come una fanatica giocatrice d'azzardo, una provetta tiratrice con la pistola ed un'eccellente spadaccina... ed anche per gli incessanti pettegolezzi che circolavano sulla sua amicizia amorosa con la figlia illegittima (una dei tanti!) del Re Charles II, Anne of Sussex, di sedici anni più giovane di lei. 

La scarsità di notizie biografiche attendibili su Aphra non ci permette di dire chi furono le donne della sua vita, ma dalle sue stesse parole possiamo desumere che ella non negò il desiderio lesbico in se stessa.

Per questo, e per la "mostruosità" del suo genio (una donna così poco femminile da guadagnarsi la vita scrivendo!), Aphra Behn fu insultata per tutta la vita, additata come "cattivo esempio" subito dopo la morte, ignorata o svilita come autrice per tre secoli.
Un redattore anonimo della "Sunday Review" così scriveva di lei alla fine dell'Ottocento:
È vero che la sua scandalosa reputazione non le ha impedito di essere seppellita nell'abbazia di Westminster, ma è un gran peccato che i suoi libri non stiano marcendo colà assieme alle sue ossa.


Cronologia di Aphra Behn - a cura di Maria G. Di Rienzo

1640 - Anno di nascita di Aphra. La versione più accreditata (vi sono molte controversie tra gli storici a questo proposito) la vuole figlia di Bartholomew Johnson ed Elisabeth Denham e battezzata il 14 dicembre a Harbledown, vicino a Canterbury. 
C'è anche la possibilità che Aphra sia stata adottata dalla coppia e che fosse in realtà figlia di John ed Amy Amis. 
Pare che da bambina venisse educata a Corte, in compagnia di una nobile coetanea alla quale sua madre aveva fatto da balia.

1663 - Viaggia con la famiglia alla volta della colonia inglese nel Suriname. Il padre morirà durante il viaggio in nave. L'anno successivo, in maggio, Aphra ed i suoi parenti faranno ritorno a Londra.

1664 - Possibile data del matrimonio di Aphra con un mercante d'origine olandese chiamato Behn. Resterà vedova nel 1665. C'è anche chi sostiene, vista l'impossibilità di reperire dati sulle nozze e sul marito, che esse furono inventate di sana pianta da Aphra per darsi un'aura di rispettabilità.

1666 - In luglio, Aphra raggiunge Anversa (in Belgio) al servizio, come spia, di Re Charles II. Il suo nome in codice era "Astrea" e le rimase come soprannome e pseudonimo per tutta la vita: i suoi contemporanei ci aggiunsero l'aggettivo "incomparabile". 
Non fu pagata per tale lavoro e dovette chiedere in prestito il denaro per il viaggio di ritorno.

1667 - Ritorna a Londra in primavera, pesantemente indebitata.

1668 - Non essendo in grado di pagare i suoi debiti, Aphra viene condannata alla prigione. Non sappiamo dove fu incarcerata, né per quanto e neppure chi raccolse il denaro per permetterle di uscire di galera.

1670 - Debutta come autrice di teatro: la commedia The forced marriage ("Il matrimonio imposto") viene rappresentata al Duke's Theatre riscuotendo un immediato successo. Venne replicata per sei sere successive, provvedendo l'autrice dell'incasso di due rappresentazioni: per costume dell'epoca, il guadagno di ogni "terzo giorno" di spettacolo era dovuto all'autore.

1671/1681 - Le rappresentazioni dei numerosi lavori teatrali di Aphra si susseguono consacrandola autrice di successo; per lo più sono commedie, ma c'è anche una tragedia (Abdelazer, 1676). 
Nel 1679 dedica la commedia The feigned curtezans alla più celebre attrice dell'epoca, Nell Gwyn, che aveva interpretato il ruolo della prostituta Angelica Bianca nel lavoro più acclamato di Aphra, The rover (1677).

1682 - Like father, like son e The city heiress, una satira scatenata alla vita londinese, vengono rappresentati al Dorset Garden Theatre. 
Aphra viene arrestata a causa di uno "scandaloso" e "volgare" epilogo in cui si ravvisa un attacco al Duca di Monmouth. 
Anche di questa azione giudiziaria non sappiamo nulla: probabilmente Aphra fu lasciata andare dopo un'ammonizione.

1683/1684 - Vengono pubblicati la sua raccolta di poesie Poems upon several occasions ed il romanzo epistolare Love letters between a nobleman and his sister, che affronta il tema dell'incesto.

1685 - Viene pubblicata una seconda raccolta di poesie, Miscellany
La morte di Charles II e l'ascesa al trono di suo fratello James ispirano ad Aphra tre poemi di encomio: "Ode pindarica sulla morte del nostro ultimo sovrano", "Una poesia alla Regina Catherine, nobile vedova" e "Ode pindarica sulla felice incoronazione".

1686 - La commedia The lucky chance va in scena al Theatre Royal in Drury Lane. 
Viene pubblicata la traduzione di Aphra di un lavoro di Balthazar Bonnecorse, La montre (il titolo inglese sarà Lover's watch).

1687 - Va in scena la farsa The Emperor of the Moon
L'ex amante di Aphra (l'unico uomo della sua vita a noi noto) John Hoyle, avvocato, viene arrestato e processato per sodomia. Morirà cinque anni più tardi allo stesso modo di Cristopher Marlowe, accoltellato durante una rissa in una taverna londinese.

1688 - Vengono pubblicati i racconti "The fair jilt", "Agnes de Castro" (ove è esaltato l'amore fra la protagonista e la principessa portoghese Constantia) e Oroonoko, or the royal slave: il primo romanzo che affronta il tema dello schiavismo dal punto di vista delle vittime.

1689 - Altri due racconti pubblicati: "The history of the nun" e "The lucky mistake". 
Aphra è malata e bisognosa di denaro: scrive freneticamente per riuscire a mantenersi. Muore il 16 aprile e viene tumulata nell'abbazia di Westminster. 
L'epitaffio inciso sulla lapide nera è attribuito a John Hoyle: "Questa è una prova che neppure l'ingegno è difesa bastante contro la mortalità".

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