Friedrich Wilhelm Murnau: ricercando l'Eden

16 giugno 2005, "Babilonia"

Nel marzo 1931 Charles Chaplin si trova in Germania, dove viene amato ed acclamato soprattutto da un entusiasta pubblico berlinese. La sera dell'11 marzo si reca coi suoi ospiti al varietà "Scala" nella Lutherstraße. Qui lo raggiunge, poco prima della fine della rappresentazione, la notizia della morte del regista tedesco Friedrich Wilhelm Murnau e rilascia una dichiarazione apparsa il giorno dopo sul "12 Uhr Blatt": "È stato uno degli uomini migliori che la Germania abbia dato ad Hollywood. Non posso ancora rendermi conto dell'orrore di questa perdita."

Murnau, uno dei più significativi registi del cinema muto, trasferitosi, come molti allora, da Berlino a Hollywood, morì la mattina dell'11 marzo 1931 a Santa Barbara, California, in seguito ad un incidente d'auto. Aveva solo 42 anni e, anche se non fosse stato un eccezionale regista, come fu, questa sua morte gli avrebbe assicurato l'immortalità. La morte del famoso tedesco viene infatti descritta da Kenneth Anger, nel suo libro scandalo Hollywood Babylon, come un incidente sessuale. Voci maligne sostennero infatti che al volante della Packard si trovasse un suo domestico, un filippino di soli 14 anni, Garcia Stevenson, il quale doveva essere più bello che non in grado di guidare. Ciò nonostante, si dice, Murnau lasciò il suo amante esotico e minorenne alla guida e, durante il percorso in macchina, lo soddisfò oralmente. Durante l'orgasmo il ragazzo perse il controllo della macchina e si schiantò contro una palma. Così Murnau morì al massimo della felicità! La vera o supposta omosessualità di qualche personaggio in vista rappresentava uno dei temi preferiti dei pettegolezzi della mecca del cinema. Negli studi della Fox, prosegue Anger, erano in pochi a non sapere che il regista F. W. Murnau privilegiava nella scelta dei cast ragazzi gay. Una tale morte non fece che alimentare tali dicerie.

Al funerale celebrato a Hollywood sono presenti solo undici persone, tra le quali Greta Garbo, la quale, per anni, conserverà una maschera funeraria di Murnau. Il suo corpo viene poi portato in Germania, dove il 13 aprile fu sepolto nel cimitero Waldfriedhof a Stahnsdorf, presso Berlino. Qui si riunisce un folto gruppo di personalità del cinema tedesco: Jannings, Pabst, Herlth e Röhring, Erich Pommer, Robert J. Flaherty, Carl Mayer e Fritz Lang prendono congedo da Murnau.

Artista colto e raffinato, giunto al cinema dopo aver compiuto studi letterari e filosofici ed essersi dedicato alla musica e alla storia dell'arte, si forma come attore alla scuola di Max Reinhardt lavorando per alcuni anni in teatro. Porta poi nel suo lavoro cinematografico la sua precedente esperienza artistica e culturale, imponendosi, fin dai primi film, per il rigore dello stile e la ricerca incessante d'un linguaggio specialmente filmico.

Friedrich Wilhelm Murnau ha saputo assicurarsi un posto al sole nella storia della cinematografia internazionale: film muti, camera mobile, inquadrature innovative, un montaggio scorrevole, melodrammi, storie melanconiche. Tra i suoi film più conosciuti Nosferatu, eine Symphonie des Grauens (1922; in Italia uscito col titolo "Nosferatu il vampiro"), considerato da molti il capolavoro dell'espressionismo cinematografico; Der letzte Mann (1924; noto a noi come "L'ultima risata") e Faust (1926). I cinefili adorano poi i più ricercati Sunrise (1927; "Aurora") e Tabu (1929-1931).


Friedrich Wilhelm Plumpe nasce il 28 dicembre 1888 a Bielefeld, in Germania, da genitori benestanti. Era un uomo dalle molte identità: prima che il piccolo Willy Plumpe divenisse il regista Friedrich Wilhelm Murnau (dal nome di una cittadina della Baviera, Murnau, visitata dal regista insieme al suo compagno Hans Ehrenbaum-Degele), acclamato ad Hollywood, trascorsero quasi quattro decenni di turbolenze politiche, economiche e culturali, che caratterizzarono i molti inizi e capovolgimenti della vita di questo "grande sconosciuto". Quattro decenni durante i quali egli stesso si diede, o si fece dare da altri, sempre nuovi nomi, dietro ai quali questo grande e timido uomo si poteva nascondere.

Si dice fosse saggio e molto socievole; un uomo creativo, pieno di fantasia ed anche estremamente musicale. Aveva letto molto e continuava a farlo; come esteta e dandy un sicuro consulente in tema di moda e di gusto. Un uomo tranquillo e, allo stesso tempo, un'autorità, ma non autoritario. Altruista, elegante e cosmopolita, ma contemporaneamente riservato e rapito dai suoi stessi pensieri. Friedrich Wilhelm Murnau era, nonostante i suoi molti conoscenti ed amici, un uomo solo, sempre alla ricerca di una patria, che non potè trovare né a Berlino, né a Hollywood e tanto meno a Tahiti. Ciò può essere forse dovuto al fatto che non potè, o non volle mai vivere ufficialmente e pubblicamente coi suoi amanti: l'omosessualità era a quell'epoca proibita! Già in alcuni dei suoi primi film, come Nosferatu, dal romanzo "Dracula" di Bram Stoker, il problema della solitudine dell'uomo e del suo scacco esistenziale era presente. Condizione necessaria per superare tale solitudine è l'amore, che però quasi mai raggiunge lo scopo (si pensi a Tabu). La sua è un'acuta osservazione delle contraddizioni dell'uomo, incapace di stabilire rapporti autenticamente umani nella sua vita di relazione. Un'incapacità che probabilmente era sentita dal regista soprattutto come sua, in un mondo, in una società nella quale si doveva essere ancora estremamente forti per vivere serenamente la propria diversità.

"Avevamo quell'età nella quale ci si comincia ad interessare alle ragazze. Wilhelm non manifestava alcun particolare interesse per le teenager, bensì una debolezza per creature stravaganti, sensibili e di spirito" ricorda il fratello del regista tedesco, Robert Plumpe. Non è difficile leggere tra le righe una discreta perifrasi dell'omosessualità di Murnau; anche la successiva amicizia con Salka Viertel e Greta Garbo non dimostra il contrario. Friedrich Wilhelm Murnau si è sin dall'inizio interessato più a ragazzi, sempre molto giovani. Tuttavia vive in un'epoca nella quale l'essere gay è considerato come una perversione. Anche se nei selvaggi Anni Venti Berlino diviene la metropoli gay per antonomasia, il primo dopoguerra è dominato da regole molto severe: il cittadino tedesco medio-borghese e signora perseverano nella loro chiusa intolleranza. Certo, Magnus Hirschfeld e il suo comitato lottavano per l'abrogazione del Paragrafo 175 ed esistevano ormai diverse associazioni omosessuali come quella fondata dallo scrittore Adolf Brand, Gemeinschaft der Eigenen. I loro successi rimanevano però ancora poco significativi: l'omosessualità fu sino agli anni '60 un reato contro la legge.

Murnau, cresciuto in un ambiente dagli orizzonti piuttosto limitati, non si è per puro caso trasferito a Berlino. Dopotutto sembra che i genitori di Hans Ehrenbaum-Degele accettassero senza riserve la relazione che loro figlio aveva con Wilhelm. I due si conobbero nel 1909 a Berlino, dove entrambi frequentavano l'università. Insieme proseguirono i loro studi letterari e filosofici ad Heidelberg. L'amicizia tra Wilhelm e Hans è intensa ed ispiratrice. Entrambi decidono di dedicarsi totalmente all'arte. Il padre di Hans, un liberale banchiere berlinese, è molto più disposto ad accettare le inclinazioni del figlio, che non il padre di Murnau. Così quest'ultimo diviene parte integrante della famiglia Ehrenbaum; è infatti convinto di dover nascondere alla sua famiglia tanto le inclinazioni per la recitazione, quanto quelle sessuali. In seguito alla morte di Hans, caduto in guerra il 28 luglio 1915 in Russia, Murnau raggiunge la madre del suo defunto amante nella villa degli Ehrenbaum nella Douglasstraße a Berlino, ottenendo, più tardi, anche un diritto di usufrutto della villa a vita.

Dopo la morte di Ehrenbaum-Degele si è a conoscenza di un'unica intima relazione di Murnau, quella col pittore e musicista Walter Spies. I due si incontrano probabilmente nella primavera del 1920 a Berlino. Dopo aver intrapreso insieme diversi viaggi, Spies si trasferisce da Murnau nella Douglasstraße. Il regista tedesco lo aiuta finanziariamente comprando molti dei suoi quadri e facendolo lavorare ad alcuni dei suoi film e lo ricorderà anche nel suo testamento. Nell'agosto 1923 Spies lascia la Germania per realizzare un suo sogno e si stabilisce quindi a Java e poi a Bali. È credibile che siano state proprio le sue lettere a invogliare Murnau a fare lo stesso alcuni anni dopo. Inoltre bisogna ricordare come i mari del Sud rappresentassero, sin dall'inizio del 1900, un Eldorado per uomini europei omosessuali. Questi vedevano nel ragazzo glabro e dalla carnagione olivastra, con una corona di fiori tra i capelli, un ideale erotico. Murnau e Walter Spies non si rivedranno mai più dopo il 1923.


Nel corso degli Anni Venti, man mano che la notorietà del regista andava aumentando, divengono sempre più frequenti le richieste di giovani uomini che ricordano a Murnau come egli, in occasione di precedenti incontri, avesse accennato alla possibilità di ingaggi in qualche film, magari come coreografo, ballerino oppure semplicemente come traduttore. Il più delle volte si trattava di qualcuno che Wilhelm aveva fotografato durante una gita nella campagna circostante Berlino. Anche dopo la guerra infatti continua a dedicarsi con passione alla fotografia, principalmente a quella di nudi maschili. I suoi modelli sono giovani uomini che posano nei canneti lungo il fiume Havel o sulle spiagge sabbiose dei canali del Brandenburgo. Ruth Landshoff-Yorck, che nel 1921 recitò in Nosferatu e apparteneva alla stretta cerchia di amici di Murnau, ricorda nella sua autobiografia Klatsch, Ruhm und kleine Feuer l'estate 1927. Murnau era allora rientrato in Germania da Hollywood e vi si trattenne per alcuni mesi. Di quel periodo lei scrive:


Da Hollywood [Murnau] si era portato un interessante domestico, un filippino, studente di medicina, che così si finanziava i suoi studi. [...] Si chiamava Alex e non sapeva guidare la macchina. Per questo feci io da Chauffeur [...] Per portare i cesti da picknick [...] presi con me Hans Jahnke, un ragazzo che, in bicicletta, distribuiva giornali. Ogni giorno andavamo in barca a vela su uno dei laghi intorno all'Havel. Attraccavamo ad una delle spiagge incontaminate e mangiavamo le prelibatezze preparate da Alex. Era fantastico. Ci divertivamo tantissimo e Murnau ci raccontava indiscrete, piccanti storielle su alcune delle più rinomate stelle hollywoodiane.


Hans Jahnke è uno degli adoni che posarono per il regista tedesco.

Anni dopo, in California e nei Mari del Sud, lo sfondo di queste foto di nudo sarà costituito da piscine hollywoodiane, barche a vela, spiagge e vegetazione tropicale. E i seri, muscolosi ragazzi berlinesi e della marca del Brandenburgo saranno rimpiazzati da sorridenti ragazzi californiani e poi da statuari tahitiani. Nel lascito di Murnau si trovano circa 200 fotografie stereoscopiche, scattate per lo più tra il 1924 e il 1929. Arnold Höllriegel ricorda così il regista tedesco: "Murnau è, tra i registi moderni, quello che più coerentemente guarda il mondo attraverso l'obiettivo cinematografico; egli pensa direttamente in fotografie".

Negli ambienti gay, all'epoca, circolano spesso fotografie stereoscopiche di nudi. Adolf Brand, per esempio, fondatore dell'associazione e rivista Der Eigene, nella quale compaiono poesie e racconti omoerotici, vende negli Anni Venti numerosi nudi maschili da lui stesso fotografati.


Nei suoi film Murnau non tradisce però questa sua preferenza, fatta eccezione per la sua ultima opera: Tabu.

Murnau voleva assolutamente andarsene da Hollywood e dalle sue norme eccessivamente vincolanti, per poter girare film in luoghi reali e non ricostruiti. Robert J. Flaherty, autore di film documentaristici come Nanook of the north (1922) sembrava essere un partner ideale. Nel 1929 fondarono così una casa di produzione. L'idea era quella di girare almeno un film nei Mari del Sud o in qualche altra località esotica. I loro film sarebbero stati distribuiti con la denominazione "Flaherty-Murnau-Productions". In comune i due registi avevano l'insofferenza sviluppata nei confronti della macchina hollywoodiana. Ma in effetti erano due persone il cui bagaglio d'esperienze e mentalità erano decisamente diversi. Ciò nonostante sono convinti del buon esito di una loro collaborazione e decidono di girare a Tahiti e Bora-Bora. Il 12 maggio 1929 Murnau spiega le vele del suo yacht di 20 metri. Con lui un team di sei persone, tra le quali il fratello di Robert J. Flaherty, David, che conosceva bene le isole. Il regista tedesco decide di fare tappa alle isole Marquesas e Paumotus ed arriva così due mesi dopo a Papeete, la città principale di Tahiti, dove Robert era giunto già il 20 giugno. Una volta a Tahiti li raggiunge la notizia che la Colorart, che doveva finanziare il progetto, ha dichiarato bancarotta. Murnau decide allora di autofinanziare il film. La sceneggiatura, i cui diritti appartenevano alla Colorart, deve venire riscritta: quella che doveva essere la storia dello sfruttamento dei tahitiani da parte dei commercianti cinesi si trasforma nella storia di un tabù. Il film è diviso in due parti. La prima si intitola "Das Paradies" (Il paradiso), la seconda "Das verlorene Paradies" (Il paradiso perduto). La sequenza iniziale ha già tutto il carattere di uno sguardo segnato da un estetismo omoerotico: vediamo infatti un giovane uomo dalla corporatura statuaria, in piedi sopra ad uno scoglio, mentre pesca con una lancia. Ogni lancio è un successo. Altri ragazzi, giovani divinità dai corpi "greci", corrono in acqua per poi mostrare i "trofei" del loro compagno. Il pescatore è chiaramente l'eroe del film e si chiama Matahi. Intanto un gruppo di ragazze fa corone di fiori e gioca sotto una cascata. L'aitante Matahi e la bella Reri sono innamorati l'uno dell'altra e sembra che nulla possa disturbare il loro idillio. Improvvisamente appare all'orizzonte una nave. Gli abitanti dell'isola corrono alla spiaggia pieni di gioia e curiosità e remano con le loro canoe verso i nuovi arrivati. Ma con la nave giunge anche il dramma, rappresentato dal personaggio di Hitu, proveniente da un'isola vicina. Egli infatti annuncia che la più bella ragazza dell'isola, Reri, è stata scelta quale vergine sacra. Da quel momento Reri deve essere considerata tabù. Nessun uomo la potrà mai toccare. Matahi e Reri sono disperati. Nella festa d'addio la bellissima fanciulla è costretta a danzare. Matahi la osserva e comincia a ballare con lei. Insieme si muovono in una danza estatica e selvaggia ad un tempo. Ognuno comprende che si stanno amando, anche Hitu. Durante la notte Matahi nuota sino alla nave dove Reri è stata condotta; la rapisce e i due fuggono insieme.

Nella seconda parte del film ritroviamo i due innamorati rifugiatisi su un'altra isola dove vivono commercianti europei e cinesi, cioè su un'isola "civilizzata". I nuovi abitanti hanno portato soprattutto due cose: soldi e alcool. Matahi lavora come pescatore di perle ed è il migliore nel suo campo. La felicità della giovane coppia è offuscata solo da Hitu, il quale, durante l'assenza di Matahi, trova Reri e la riporta sulla sua imbarcazione. Non appena Matahi se ne accorge, corre alla spiaggia e raggiunge a nuoto Hitu e Reri. Cerca di salire sulla barca tenendosi ad una fune, che viene però tagliata dal malvagio sacerdote. Riprova, ma le sue forze lo abbandonano ed affoga nelle profondità marine.

Con una semplicità disarmante Murnau racconta questa sconvolgente storia di un amore impossibile.

Murnau monta il film da solo. Flaherty non ne vede il risultato. Nell'ottobre 1930, prima che il regista tedesco si recasse a Los Angeles con un negativo del film, Flaherty gli vende i suoi diritti. Il sogno di una collaborazione equiparata non si è avverato. Già da diverso tempo Murnau aveva infatti assunto il ruolo principale sia dal punto di vista finanziario che da quello artistico. Nel febbraio 1931 Tabu viene mostrato a New York, dopo di che Murnau firma un contratto di distribuzione con la Paramount. Il film è muto, anche se prodotto quando ormai il sonoro si era pienamente affermato. Si trattò di una scelta estetica intenzionale. La prima ufficiale del film, programmata per il 18 marzo 1931 a New York, ebbe luogo senza la presenza del regista, morto esattamente una settimana prima.

Tabu è, rispetto alle produzioni americane, un film ricco di simbolismi. Il muscoloso e seminudo Matahi, con una lancia in mano, imponente nella sua fierezza di giovane uomo in cima ad uno scoglio, non può non ricondurci col pensiero a statue greche; le fanciulle che giocano nei pressi della cascata ricordano invece le naiadi della mitologia classica, motivi ricorrenti nello stile liberty. Con la prima parte del film "Das Paradies" Murnau vuole effettivamente riavvicinare il paradiso alla terra. La sensualità della danza nella quale i corpi manifestano libertà e disinibizione, ha agli occhi europei una connotazione erotica fortissima.

La scoperta di Tahiti come luogo di bramosie risvegliava da tempo sentimenti contrastanti, che si muovevano tra due poli opposti: da un lato la magia di una vita semplice così come pensavano di ritrovare europei ed americani, oppressi dalla loro cultura e religione. Dall'altro la disillusione, il disincanto: ingiustizie e imperfezioni venivano scoperte anche in questi luoghi paradisiaci. La voglia di ridere e di vivere dei polinesiani sembra perdersi, all'interno del film, in una profondissima malinconia.

Tabu comincia come un orgia di luce e di felicità genuina, un'apoteosi della carne. Feste e sequenze in canoa sono solo un pretesto per mostrare i corpi dei giovani uomini/divinità greche. L'isola diviene figura del parco per i figli del paradiso, i quali verranno presto strappati alla loro innocenza, dovranno lavorare duramente e conoscere la sofferenza, saranno traditi e costretti alla fuga, per poi cadere nelle mani dei loro inseguitori: Reri in quelle del sacerdote Hitu, Matahi in quelle della morte.

I Mari del Sud sono un sogno nelle menti degli europei, ma la loro realtà è tutt'altro che fantastica. Là la vita è esattamente triste come quella vissuta qui da noi, se non addirittura ancora più triste. Ma è nella natura umana l'essere felici di poter sognare.

Intorno alla figura di Friedrich Wilhelm Murnau rimane un alone di mistero; qualcosa di indefinibile, impenetrabile si cela nei suoi film, quasi volesse rivelarsi nella sua arte tanto poco quanto nella sua vita privata.

Pochissimi registi, a lui contemporanei, hanno dimostrato un così marcato senso per paesaggi incontaminati, per l'immensità del mare, lo spirare del vento, la potenza invincibile della natura e, allo stesso tempo, per la recitazione delle città e le loro architetture.

In fondo il "romantico prussiano" Murnau era un elegiaco, un narratore di paradisi perduti, di perdute felicità. La sua simpatia, la sua immedesimazione andava agli outsiders: ai perdenti, agli ingenui, ma anche ai coraggiosi ed ai belli, i quali, evidentemente, scatenano l'invidia degli dei. Chiunque si confronti coi suoi 21 film, girati tra il 1919 e il 1930, percepisce una sensazione di lieve intimità e di discreta tristezza, di vivacità e di rammarico, di sommessa compassione per i suoi personaggi unita a brevi lampi di humor e serenità.
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