Feliks Yussupoff

19 settembre 2004

In Russia, la zarina Alessandra ha preso sotto la sua protezione il monaco Grigori Rasputin (circa 1871 - 16 dicembre 1916), un santone che si è fatto una solida fama come guaritore e che sembra l'unica persona al mondo che riesca a frenare le gravi emorragie causate dall'emofilia di cui soffre lo zarevich Alessio.

L'influenza anche politica del carismatico guaritore siberiano, che racchiude in sé tutte le caratteristiche degli sciamani che da millenni esercitano nelle sue terre, da' fastidio a molti. Un gruppo di oppositori si riunisce attorno al Gran Principe Nikolaj Michailovic, uno dei personaggi più influenti di San Pietroburgo, omosessuale.

Il Principe invita a far parte del complotto il capitano Sukhotin del reggimento Preobrazhenskij, «noto per essere uno dei reggimenti più omosessuali di tutta la guardia» [1].

Il reggimento è comandato dal Gran Principe Serghej Aleksandrovic, omosessuale. Ma tutto ciò non deve far pensare, come sembra sostenere qualche autore, che si sia trattato di un complotto gay... visto che i partecipanti sono numerosi e di tutti i generi sessuali, comprendendo anche gli etero Dimitri Pavlovitch, granduca, Purishkevitch, deputato alla Duma, il capitano Sukhotin, e tanti altri ancora.

 

Per far fuori il monaco si fa leva sulla sua debolezza più conosciuta. Rasputin è un vero satiro e deve dare continua soddisfazione al suo attrezzo che, secondo quando racconterà più tardi la figlia Maria, «sembrava emettere radiazioni». Non riesce a dire di no a nessuna donna e neanche a nessun uomo. Così, i congiurati lo fanno adescare dal bel principe Felix Yusupov, che lo invita ad un cena di mezzanotte facendogli balenare chissà quali lussurie. In realtà, il vino ed i dolci sono avvelenati, e poiché neanche questo è sufficiente a farlo fuori, Yusupov gli spara alla testa ma non prima, secondo la figlia del monaco, di averne abusato sessualmente.

Un altro dei congiurati lo castra con un coltello, forse per poter esporre come un trofeo quell'attrezzo che, ancora nel '68, era di proprietà di una domestica fuggita in Francia dopo la rivoluzione. La donna aveva avuto anche lei una relazione con il monaco e, riparata a Parigi, viveva nel quartiere di St. Denis. Il membro era conservato in una scatola di legno su di un mobile della camera da letto e, secondo la biografa di Rasputin, Patte Barham, sembrava «una banana smaturata, annerita...». [2]

 

Il principe, membro dell'aristocratica e antichissima famiglia d'origine mongola dei Sumarov-El'ston, era stato uno dei personaggi più chiacchierati agli inizi del ventesimo secolo. Sua madre, la principessa Zenaide, lo aveva vestito da bambina fino all'età di sei anni, come si usava allora, e non soltanto in Russia. A dodici anni aveva perso la verginità mentre faceva le terme a Contrexéville, sedotto da un ospite dei bagni. Adolescente, a Parigi si portava in albergo gli uomini che raccoglieva per le strade, mentre a Mosca era lui che si faceva rimorchiare dai militari. A Londra, durante il ballo a corte, saranno almeno cinquanta i nobili di ambedue i sessi che gli faranno delle esplicite proposte sessuali.

Nel 1914 sposa la nipote dello zar, la principessa Irina Romanov, ma è del giovane cognato Teodoro che, in realtà, è innamorato.

 

Probabilmente era l'uomo più ricco della Russia. Visitava le sue immense proprietà viaggiando a bordo di carrozze ferroviarie costruite appositamente per lui. L'assassinio di Rasputin gli attirerà le ire dello zar e sarà costretto a fuggire, insieme a tutta la sua famiglia, imbarcandosi in Crimea su una corazzata britannica. Vivrà tra Londra e Parigi senza farsi mancare nulla, scrivendo le sue memorie.

E a 65 anni farà ancora parlare di se per una relazione con il frate domenicano Jacques Laval [3]!

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