Un ragazzo molto Colt

Intervista a Carlo Masi

2 giugno 2005, "Pride", giugno 2005

Sorpresa. La celebre casa di produzione hard gay Colt studios, che punta tutto sulla super-virilità dei suoi modelli, ha scelto un italiano per rappresentarla. È Carlo Masi, giovane bodybuilder romano. Lo abbiamo incontrato per... presentarvelo meglio.

Possiamo esserne orgogliosi: il simbolo della mascolinità, nel mondo del porno gay, è ora un italiano.
Si chiama Carlo Masi, ha 28 anni, un corpo statuario, ed è il nuovo "Colt model" su cui la casa californiana Colt studio ha deciso di puntare.
Carlo (e alcuni altri volti nuovi) hanno il compito di rinnovare l'immagine di questa storica casa di produzione, che ha sempre fatto del look supervirile il proprio punto di forza.
Dopo uno scambio di email, ho finalmente ottenuto un appuntamento con Carlo nella sua Roma.
Sono emozionato: è la prima volta che mi trovo faccia a faccia con una star del porno... praticamente un mito. Eppure lui è abilissimo nel mettermi subito a mio agio; nel suo luminoso appartamento non lontano dalla stazione Termini, mi offre il caffè e comincia a mostrarmi le icone della sua carriera.

Carlo non è arrivato alla Colt seguendo le solite vie del porno, ma attraverso un colpo di fortuna. Uno di quelli che può capitare solo a chi ha un fisico da bodybuilder... e un rapporto disinibito col sesso.
"Ho cominciato ad andare in palestra da ragazzino, a 14 anni. All'inizio, come molti, dicevo che non avrei mai voluto un fisico gonfio, 'che schifo, quella montagna di carne!', dicevo. In realtà mi chiudevo in bagno ad eccitarmi guardando corpi pieni di muscoli. E ho capito che in me c'era dell'ipocrisia. Così mi sono lasciato andare".
Ora, però, sono gli altri ad ammirarlo quando vanno in bagno a fare quello che faceva lui da piccolo...
"Certo, essere al centro dell'attenzione fa piacere. E poi io sono sempre stato un po' esibizionista; alcuni miei colleghi per timidezza devono prepararsi fuori dal set per poter poi avere l'orgasmo davanti alla macchina da presa, io invece più gente ho a guardarmi, più mi eccito".

Con un atteggiamento del genere, non stupisce che Carlo Masi sia diventato un "Colt model". Ma, mi racconta, prima di arrivare a questo ha fatto mille lavori. Il suo curriculum comprende anche una laurea in ingegneria informatica, come testimonia il diploma appeso al muro e la tesi sulle tecniche del riconoscimento ottico che sfoglia orgoglioso davanti al mio sguardo perso.
Ha fatto il personal trainer in palestra, il rappresentante, l'insegnante di matematica, ha vissuto sette mesi in Canada, cinque mesi a New York.
Ovviamente, ha fatto anche il modello e lo strip-man: "L'Hangar è stato uno dei primi locali che ho frequentato.
Ho partecipato alla prima edizione di Mister Gay Italia e ho vinto a Mister Alibi 1994. Ma ora non esco più da una vita. Ho iniziato con cose così: spogliarelli, spettacolini, ma lo facevo solo per tirare su i soldi per la pizza con gli amici. Ho anche lavorato a Ibiza per un paio di stagioni. Ma non è mai stato un lavoro vero. Ogni tanto mi proponevano di fare il modello, e mi son fatto fotografare anche da fotografi famosi".
È a questo punto che Carlo tira fuori una sfilza di riviste australiane, olandesi, americane, italiane, dove lui è apparso come mamma l'ha fatto con i nomi più assurdi. "Ogni giornale s'inventava un nome: sono stato Carlo, Ruggero, Piero, Ivan...".


A un certo punto della sua vita, però, Carlo decide che non ha più voglia di accontentarsi di lavoretti: "Un ragazzo con cui sono stato era nei California dream men. Lui lavorava nei teatri, in camerino gli arrivavano le rose. Lì ho capito che quello che facevo non mi accontentava".
E così rinuncia a spettacolini e serate in discoteca ("ma a volte mi lasciavo corrompere dalle 5-600 mila lire facili, o in occasione della festa della donna in cui era facile prendere il milioncino" ammette), fino al giorno in cui la Colt mette gli occhi su di lui.

"Avevo un profilo su gaymuscle.org", racconta, "e un giorno mi arriva una mail in cui un signore si presenta come selezionatore della Colt e mi chiede altre foto per poter giudicare.
La prima cosa che ho pensato è stata: guarda 'sti froci che s'inventano per farsi mandare due foto in più. Ma siccome non ho mai avuto problemi a mandare foto in giro, le ho inviate.
Poi ho chiesto conferma scrivendo alla Colt, e John Rutherford, che è il presidente, mi ha confermato, e a quel punto ho capito che la cosa era vera".
Un'emozione indicibile per uno che della casa californiana era sempre stato un grande ammiratore: "Mi ricordo ancora di un giorno a 19-20 anni, ero al bagno con la rivista 'Colt' aperta davanti allo specchio, guardavo me e guardavo loro e ho pianto pensando: 'non sarò mai niente del genere'".

E invece eccolo lì, Carlo Masi, che atterra a Los Angeles per girare il suo primo film hard gay: "La sera prima di partire non ho dormito, ero emozionatissimo.
Io non sono mai stato in sauna, in una dark, o in un cruising place.
Magari conoscevo qualcuno in discoteca e me lo portavo a casa senza nemmeno conoscersi troppo, ma non ho mai fatto cose in tre, e mi chiedevo come mi sarei trovato a farlo davanti alla troupe".
Così nel primo film, Big n' plenty, Carlo Masi non ha scene con penetrazioni, ma vi garantisco che la sua performance raggiunge comunque un livello erotico sorprendente: "Come partner avevo Karim, che era sulla copertina di una rivista della Colt che avevo comprato anni prima.
Conoscerlo di persona è stata una grande emozione, ho scoperto che è una persona dolce e meravigliosa, parla italiano con me, ha vissuto a Bologna a lungo. Anche se siamo amici, rimane una persona di cui io sono un fan".
Dopo la prima esperienza, a Carlo viene proposto un contratto di esclusiva: "John Rutherford mi propose di rappresentare la Colt in Europa ma da un lato c'era il problema del porno, dall'altro volevo rifletterci lontano dalle luci abbaglianti della California.
Tornato in Italia ho deciso, e ho preso accordi per girare il secondo film, Buckleroos, dove faccio coppia con Zak Spears, un altro mito della Colt. Una scena straordinaria".

E qui la vita di Carlo cambia completamente: un Colt model esclusivo guadagna cifre che un pornoattore italiano può solo sognare, viaggia in tutti gli States e in Europa, è famoso, vive in un ambiente sfavillante.
Una situazione a cui Carlo all'inizio si abbandona volentieri: "I primi mesi mi sono divertito a sperimentare i grandi alberghi, i ristoranti di lusso, i viaggi, i vestiti firmati.
Ho speso tantissimi soldi: mi potevo permettere tutti gli sfizi che mi venivano in mente, e questo non mi era mai successo.
Ora ho cominciato a usare di più la testa e risparmiare".

Una carriera così soddisfacente (nel suo terzo film, Muscle up, Carlo appare nell'immagine di copertina; e per gli appassionati va segnalata una scena fantastica in piscina con Adam Dexter, splendido modello di colore) ha bisogno di attenzioni per svilupparsi bene.
Per questo Carlo Masi trascorre almeno quattro o cinque giorni alla settimana in palestra ("è l'unica occasione in cui esco e faccio vita sociale" ammette), cura e fa crescere i propri muscoli, soprattutto nei giorni che precedono le riprese di un film.
Ama mostrarsi in forma, forse anche perché ama gli uomini in forma: "Fa parte anche della parola 'omo-sessuale': voglio essere come ciò che mi eccita. Un completo narcisismo, voglio fare l'amore con me".
Eppure Carlo non è sempre stato soddisfatto del proprio aspetto fisico: "Non mi sono mai piaciuto. La prima volta che mi sono sentito bello è stato alla Colt, perché non facevano altro che dirmelo".

Oltre a curare l'aspetto, Carlo deve anche salvaguardare la propria salute in generale.
Dopo i recenti scandali che hanno coinvolto alcune case di produzione hard Usa, colpevoli di aver fatto lavorare attori sieropositivi con protezioni insufficienti, è lecito chiedersi quanto rischia un pornomodello. "In teoria se volessi potrei chiedere ai miei colleghi di vedere il loro test. Ma trovo scorretto anche solo pensarlo.
Il mio compito è usare il preservativo, e stare sicuro così; se fossimo fidanzati chiederei il test per poter condividere questa cosa, ma facciamo solo sesso ed è compito mio proteggermi.
Il sesso che si fa sul set è probabilmente anche più sicuro di quello che si fa normalmente, in cui ci può essere il preliminare in cui si gioca senza preservativo o ci si lascia un po' andare.
Queste cose alla Colt non succedono perché non possono succedere, è contrario alla loro etica.
Oltretutto noi, oltre ad usare sempre il preservativo, non veniamo nemmeno dentro, dal momento che per il film ovviamente serve vedere quando uno viene".

Essere un "Colt model" non comporta solo il lavoro sul set; ci sono anche serate, presentazioni, cerimonie.
Come quella dei Gay Vn awards, gli "oscar" del porno gay, che si è svolta lo scorso aprile a Hollywood, e a cui Carlo Masi ha partecipato come candidato al premio per la miglior scena di sesso gay (appunto quella soft realizzata con Karim per Big n' plenty).
Nelle prossime settimane lo potremo vedere, insieme con Karim, ad alcune sfilate del gay pride in Europa e a San Francisco, dove saranno su un carro appositamente realizzato dalla Colt.
E a giugno Carlo Masi sarà una delle star del BoystoMen, il fine settimana all'insegna della beneficenza e dello spettacolo che coinvolgerà i volti noti della Colt e della Bel Ami insieme, il 24, 25 e 26 giugno, per una tre giorni di feste, presentazioni, incontri con il pubblico, esibizioni e serate in discoteca con incasso devoluto alle associazioni di lotta all'Aids.
Infine c'è il grosso impegno delle relazioni con i fan: Carlo Masi risponde quotidianamente alle decine di mail che gli arrivano dagli utenti attraverso il suo sito personale, www.carlomasi.com, "è un impegno costante e gravoso, ma che dà anche molte soddisfazioni.
E per un narcisista come me, non c'è niente di più piacevole dei complimenti degli ammiratori!".
A me non resta che salutarlo sospirando, e consolarmi incontrandolo di tanto in tanto sul web...

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