I ragazzi del Massachusetts

Intervista a Ken Harvey

18 novembre 2005, "Pride", novembre 2005

Ken Harvey è l'autore di Ragazzo di zucchero, una raccolta di racconti tra i più belli degli ultimi anni, con i quali ha vinto il Violet quill award, il prestigioso premio per la letteratura gay fondato da Edmund White, Andrew Holleran e Felice Picano.
"Pride" lo ha intervistato.

Un breve soggiorno a Roma di Ken Harvey è l'occasione per parlare con lui dei racconti di Ragazzo di zucchero, ma anche dell'America e della realtà gay del Massachusetts, uno degli stati più avanzati degli Usa.

Cominciamo dai racconti. Quali sono i tuoi modelli letterari?

Innanzitutto il grande scrittore russo Anton Cechov. Non pretendo di avvicinarmi al suo modo di scrivere, ma spero di aver preso da lui la capacità di combinare tragico e comico, di descrivere la vita nei suoi molteplici aspetti e soprattutto di non dare giudizi sui personaggi, di lasciare che parlino da soli.
Un altro dei miei modelli è Raymond Carver, maestro del racconto americano, che amo per la sua prosa asciutta e netta.

E poi credo di essere influenzato dalla magia di certi scrittori latino-americani come Garcia Marquez, ma anche da un cineasta italiano come Federico Fellini. Quello che amo di Marquez e Fellini è il fatto che spesso i loro personaggi fanno cose assolutamente fuori dall'ordinario, bizzarre e assurde, che però, analizzandole bene, si rivelano le uniche possibili e necessarie in quel momento.

Come il ragazzo dodicenne di un tuo racconto che indossa i vestiti della madre ed esce in strada con l'intenzione di suicidarsi?
Sì, quella è una situazione felliniana, come l'altra della zia del racconto "33 e 1/3" sulla grande "M" dell'insegna del Mac Donald, che ricorda il personaggio di Fellini che sale sull'albero e urla "Voglio una donna". In realtà anche il titolo del mio racconto, "33 e 1/3", voleva essere un omaggio a Fellini.

Tu hai esordito come scrittore di racconti. Quale è il tuo rapporto col romanzo?
Ho appena finito di scrivere un romanzo, ma non ne sono molto contento. Ci sono scrittori che hanno scritto solo racconti e sono stati grandi scrittori, però negli Stati uniti se non hai scritto un romanzo non sei uno scrittore. Quando sono usciti i miei racconti, in tanti hanno detto: "Bene, ma a quando il primo romanzo?" Il romanzo l'ho scritto e presto sarà pubblicato, ma io credo di essere soprattutto uno scrittore di racconti, il genere a me più congeniale.

I personaggi dei tuoi racconti che colpiscono di più sono i bambini e gli adolescenti. Quale è il tuo rapporto con l'infanzia e l'adolescenza?
Io ho avuto un'infanzia e un'adolescenza dure e difficili, per questo forse tendo a tornare continuamente su questo tema. Però non si tratta solo di descrivere la realtà degli adolescenti, io cerco di utilizzare il loro punto di vista sulla realtà, perché è uno sguardo fresco e mai giudicante.

Alcuni dei tuoi personaggi gay fanno il coming out in famiglia molto presto, già a 12 anni....
In realtà il mio coming out in famiglia l'ho fatto a 35 anni, ma quando ero piccolo io non c'erano modelli, ci voleva veramente una fantasia molto sviluppata per riuscire a pensare di essere gay; non conoscevo gay, non sapevo come erano.
Oggi di modelli i ragazzi ne hanno tanti, in televisione, al cinema, ma anche nella vita di tutti i giorni.
Nel Massachusetts, dove io vivo, c'è anche il matrimonio gay. Io insegno in una high school (scuola superiore) e i miei studenti sanno tutti che sono gay e pure che sono da poco sposato con un uomo, quindi hanno la possibilità di pensare: "Lui è gay, se sono gay anch'io, niente di male".
Oggi si ha la consapevolezza di sé molto presto. Ci sono stati degli studi negli Stati uniti che hanno mostrato che i ragazzi si rendono conto di essere omosessuali molto prima delle ragazze, perché le ragazze hanno un tipo di rapporto tra di loro molto più tattile, più affettivo, e quindi in un certo senso anche più ambiguo fisicamente, quindi ci mettono di più a capire questa loro pulsione.
I ragazzi invece quando sentono questo impulso verso il compagno, capiscono subito di essere gay.

Quale è la situazione della letteratura gay oggi negli Stati uniti?
La letteratura gay americana sta vivendo un periodo di grande fermento.
Ci sono scrittori gay veramente superbi: Michael Cunningham, Edmund White, ma anche tanti altri.
All'interno della letteratura gay poi si sono sviluppati anche sottogeneri: il giallo gay, il rosa gay, il thriller gay... A volte sono terrificanti, ma sono molto letti. è un momento positivo anche perché la letteratura gay sempre più spesso è letta anche dagli eterosessuali e questo è molto bello, ma in questa transizione si corre il rischio di adeguarsi al gusto del pubblico eterosessuale.
Gli scrittori gay, secondo me, debbono stare molto attenti a non creare personaggi che rispecchino l'immagine che gli eterosessuali vogliono avere degli omosessuali, accentuando, per esempio, l'aspetto comico e un po' clownesco, oppure relegando il gay nel ruolo del migliore amico.
Il fatto che la letteratura gay interessi anche gli eterosessuali non deve significare lo snaturamento dei personaggi gay.

Questa volontà di assecondare il pubblico eterosessuale la vedi già in alcuni scrittori?
In realtà questo rischio viene molto dalla televisione e dai media. I personaggi gay oggi in Usa sono molto popolari, come nella serie televisiva di Will e Grace, con personaggi gay molto stereotipati. È una tendenza che non mi piace. Per i lettori è molto più destabilizzante il personaggio gay nella sua normalità, nella sua quotidianità. Si tratta in fondo della stessa lotta che hanno combattuto gli scrittori afroamericani perché i personaggi di colore venissero presentati nella loro umanità e non come macchiette.

Cosa pensi degli "studi gay" delle vostre università?
Quando andavo io all'università non c'erano questi corsi, ora tutti i college ce li hanno. Sono molto importanti, ma c'è il rischio di una forma di ghettizzazione.
Mi spiego: secondo me la storia e la cultura dei gay dovrebbero essere parte della storia e della cultura generali di un paese, però mi rendo conto del fatto che questo è un passaggio importante che non si può evitare.
È necessario lavorare in maniera specifica sulla storia gay per riuscire poi a incorporarla nella storia e nella cultura in generale.
Io insegno in una scuola molto progressista e nella mia scuola, come in molte scuole del Massachusetts, il mese di ottobre è dedicato alla storia gay. Tutti gli studenti, dall'asilo fino all'high school, studiano e in un certo senso festeggiano la storia e la cultura gay.
Questo è molto importante, ma è importante che poi ci si evolva e che la storia e la cultura gay entrino nel percorso scolastico di tutto l'anno, senza bisogno di un mese speciale.
È lo stesso discorso che si è fatto a proposito del femminismo: arriva un momento in cui non è più importante celebrare la giornata della donna.

Tu vivi in uno degli stati più avanzati degli Stati uniti. Quanto ha influito questo nella tua vita?
Ha influito molto.
Mi sento fortunato a vivere nel Massachusets perché comunque è uno degli Stati più liberali e ci sono condizioni ottimali per vivere la propria omosessualità.
Però gli Stati Uniti sono un paese difficile. Io e il mio compagno (anzi mio marito, perché qualche mese fa ci siamo sposati) stiamo bene, ma abbiamo comprato una casa in Canada perché siamo molto preoccupati per l'ondata di fondamentalismo religioso che attraversa gli Stati Uniti...
Speriamo che il Massachussets resti questa isola felice, ma non ne siamo così sicuri.

Vi state preparando la fuga?
Sì, ma non si tratta solo di paura che possano venire limitati i diritti dei gay. è tutta la politica americana che mi disturba, a cominciare dalla guerra. Mi disturba molto, per esempio, il fatto che i soldi delle mie tasse debbano servire per comprare bombe.

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