Sulla sodomia e sui trucchi dei sodomiti, il loro amore per i ragazzi e la loro preferenza sulle belle ragazze

26 settembre 2004, Ompo N° 184, maggio 1997, e Guidemagazine, ottobre 2003

Shaykh Nafzaw
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Oggigiorno un ragazzo che si prostituisce è conosciuto come uno ‘ilq, parola che, di solito, definisce un oggetto considerato come un gran tesoro e gelosamente protetto. In altre parole: una cosa preziosa [1].
Ora, un carattere fraudolento che finga una pietà mistica, si avvicinerà al fanciullo, gli pizzicherà il naso, avvicinerà le labbra alle sue e sfacciatamente e senza vergogna gli dirà:
"Ah, mio prezioso ragazzo!"
Poi, se il fanciullo cede e lo incoraggia anche solo un po’, quest’uomo approfitterà subito dell’occasione e ci proverà [2].
Ma se il ragazzo lo snobba, o lo prende in giro, o è preoccupato del risultato delle sue cattive intenzioni, o mostra il suo dispiacere, il mistico fraudolento desisterà, sospirerà e, scuotendo la testa, dirà:
"Ah, sembra che tu non sappia cosa vuol dire, o cosa sia, esser prezioso".

La parola indica una persona che continuamente si tiene salda [3] alla mercé dell’onnipotente Iddio.

Il mio vecchio e saggio Sheick [4] - possa Dio aver pietà della sua anima - era solito dire: "Un bel viso indica la preoccupazione del Creatore per quelli che ne sono benedetti".
Colui per il quale il Creatore si preoccupa è amato dalla Sua creatura, e colui il quale ama questa dimostra, quindi, di godere dell’amore del Creatore, e colui il quale è amato dal Creatore si tiene saldo alla mercé dell’onnipotente Iddio.
Perciò, colui che si tiene saldo al volere di Dio è uno ‘ilq.
Il "mistico" andrà poi per la sua strada gridando: "Oh, mio Dio, fa’ che io sia uno di quelli che si tengono saldi a te!"

Molti grandi governanti, per non parlare degli uomini di cultura e di lettere, poeti e altri uomini eccellenti in ogni sentiero della vita, hanno avuto una propensione per i ragazzi, e sono diventati famosi in lungo e in largo grazie ai loro appassionati amori. Li hanno lungamente descritti in versi, sulle ali delle canzoni, hanno sparso dappertutto la storia delle loro passioni.

A capo di tutti loro, sommo maestro della loro arte, nonostante la sua elevata posizione, la sua grandezza, ed il suo alto ufficio, fu il grande Yahya Ibn Aktham, che disse:

"Cibo, catamiti e vino è tutto ciò di cui la vita è fatta.
Se vi sfugge di ciò il vero, la vostra vita non vale viverla".

Dice la storia che il segretario Burdan, un gran bel ragazzo, un giorno scriveva qualcosa per il giudice Yahya, quando quest’ultimo gli dette un pizzicotto sulla guancia.
Arrossendo dall’imbarazzo, il fanciullo gettò a terra la penna, al che Yahya gli si rivolse dicendo:
"Raccogli la penna e scrivi ciò che ti detto".
Burdan fece quello che gli era stato ordinato, ed il giudice cominciò a dettare:

"Che bello che sei! T’ho pizzicato una guancia
E rabbioso hai sussultato d’orgoglio.
Ma se non ami pizzichi e mozzichi
Senza velo non scendere per strada [5].
Non renderti attraente con quella ciocca sulle tempie;
Non farle formare un riccio di scorpione
Su quelle tue guance [6].
Che se così fai, a morte metti un’anima
Che ti sospira; e di più tenti un amante
E lasci in tormento il Gran Giudice dell’Islàm".

Secondo un’altra versione, disse pure qualcosa di più:

"Oh, calamaio mai penetrato dalla penna!
Oh, terra non ancora calpestata dal mio piede!" [7]

Il Califfo Ma’mun una volta stuzzicò Yahya chiedendogli:
"Chi è l’autore del verso che recita, "Un giudice che applica la legge sull’adulterio, ma che non crede ci sia nulla di male nei sodomiti?""
E Yahya rispose:
"L’uomo che disse, "Non c’è fine all’ingiustizia fin tanto che i discendenti di Abbas governeranno queste terre." [8]"
"Ti volevo solo prendere un po’ in giro", si affrettò a concludere il Califfo.

Un giorno Yahya andò a visitare Ma’mun e, giunto al centro del cortile, fu preso alla sprovvista dal comportamento di alcuni giovani.
"Non fosse per colpa vostra", li sgridò, "noi saremmo più osservanti!". [9]
Dopodiché uno di loro intervenne:
"Siamo forse stati noi ad allontanarvi dalla Guida, dopo che ne eravate stati illuminati? No. La colpa è vostra, perché voi eravate i peccatori". [10]
Ma’mun ascoltò questo scambio di battute e chiese spiegazioni a Yahya, visto che il significato gli rimaneva oscuro.
"Oh", rispose costui, "ero un po’ perplesso su di un punto delle Sacre Scritture, ma sono stato appena illuminato".
Ma’mun sorrise, ed accettò per buona la risposta.

All’epoca di Ma’mun c’era un uomo che pretendeva di essere un profeta, ed un giorno il Califfo disse a Yahya:
"Travestiamoci, ed andiamo a dare un’occhiata a questo tipo. Forse scopriremo qualcosa e ne sarà così valsa la pena".
Uscirono per la strada e si misero in cammino. Una volta giunti nella casa di quello, Ma’mun si sedette alla sua destra e Yahya alla sua sinistra.
"Sei un profeta?", chiese Ma’mun.
"Si, lo sono", fu la risposta.
"Allora, che miracolo puoi fare per dimostrarlo?", chiese il Califfo.
"Ebbene", disse quello, "tutto ciò che posso dire è che, proprio poco prima che voi arrivaste mi è apparso l’Arcangelo Gabriele con questo messaggio: "Due visitatori stanno per presentarsi a te. Uno si siederà alla tua destra e l’altro alla tua sinistra. Quello che sarà alla tua sinistra sarà il più grande sodomita che Dio abbia mai creato".
Naturalmente, li aveva riconosciuti.
Ma’mun scoppiò a ridere e disse:
"Sono testimone che ciò che tu dici è vero".
In effetti, queste furono le sue parole, e dopo di ciò ambedue se ne andarono.

In un’altra occasione, quando Yahya si trovava presso il Califfo Wathiq, uno dei giovani servitori del sovrano era particolarmente bello.
Yahya lo ammirò a lungo e gli sorrise, dopodiché Wathiq gli chiese:
"Sei stato su di lui?" [11]
"Si, davvero", fu la risposta, "ma solo una volta. Tutto qui".

Un altro giorno, qualcuno gli chiese:
"Quali sono le cose più piacevoli della vita?"
E la risposta che lui diede fu:
"Un vestito giallo, del vino rosso, ed un ragazzo con gli occhi di una Urì". [12]

Confrontando i ragazzi con le ragazze, Abu ‘Anbas una volta sottolineò:
"Un ragazzo è meno molesto e più utile. Con lui non c’è pericolo di turbolenze o di frodi, e non si corre il rischio di scontrarsi con il pieno rigore della Legge o della lapidazione [13]. Quando sei solo, è un compagno; quando sei tra compagni, è un vecchio amico; e quando sei in viaggio, è un buon aiuto e un domestico".

Tra i più noti praticanti dell’arte della sodomia, troviamo anche Abu Nuwas [14], del quale abbondano le poesie sull’argomento, anche se si dice che gli piacessero più le donne che i ragazzi.

Secondo Mubarrad, c’è una certa classe di poeti che danno di se stessi un’immagine che è esattamente il contrario di quel che sono, in realtà.
Per esempio, Ibn Hazim era famoso per la sua cupidigia, eppure si specializzò in poesie sul tema della pace e sull’accontentarsi di vivere una vita semplice e con la quale identificò se stesso.
C’era anche Abu ‘Atahiya, che scrisse versi ascetici e disprezzò il mondo, ma nonostante ciò fu un musulmano molto dubbio.
Ancora un altro esempio è Ibn Abi Hakima, il Segretario, che proclamò in versi la sua impotenza, eppure nessuno copulava più di lui, eccetto Ibn Mu’tazz.
E c’è da ricordare Jahshawayh, che esaurì tutto il suo talento letterario descrivendo i giovani che assumono il ruolo passivo, e si presentò come uno di loro, eppure inculava più di un orso. [15]

E possiamo tornare, finalmente, ad Abu Nuwas: un uomo che scrive appassionate poesie sui fanciulli e senza paura si dipinge come un sodomita. Eppure, che uomo fu, anche con le donne! Ecco alcuni dei suoi versi, come esempio:

"Per Dio, uno schiaffo dalla mano di un ragazzo dolceviso,
Uno schiaffo da rompermi l’occhio e la mascella,
è maggior delizia che una mela ripiena
di muschio dalle mani di una timida
e giovane bellezza!"

E ancora:

"Frequenta i ragazzi dolci e fa’ del tuo meglio
per montarli, perché le donne sono cavalcature dei diavoli!"

Anche i versi seguenti sono suoi:

"Veramente amerò quelli che montano i ragazzi,
ma il mio odio avranno quelli che vanno sulle puttane.
Né giovane decente, e neppure adulto con la testa
piena di colori, si perderanno su di una puttanella".

Scrisse ancora:

"Volevo una puttana - a quanti una
speranza è morta! - Ma quando poi la vidi
io dissi: Svelto. Copriti la faccia con un
velo. Vatti a comprare un ragazzo e
fai il servizio a qualcun altro. Nessuna
delle mie dita metterò in un buco dove
lo scorpione sta in agguato [16]".

Abu Nuwas sposò una donna che abbandonò la stessa notte delle nozze, e sulla sua fuga lasciò le righe seguenti:

"Lasciate ogni speranza, o voi vestite a nozze!
Seguite la vostra via, ormai siete divorziate". [17]
Molte ragazze come voi han tentato la loro fortuna
con me. Non scambio gazzelle [18] con lepri!
No. Mestrui e perdite non mi attraggono.
Un altro monte troverò, che più mi si confaccia.
Così, se sei d’accordo e segui i miei consigli,
allora dammi una coppa rinfrescante.
Non metterò mai il naso intenzionalmente
dentro una fessura, visto che temo
serpi e scorpioni". [19]

E non è finita. Altri ancora sono i versi oltraggiosi scritti dal poeta:

"Segui Abu Nuwas nella sua temerarietà
e bàttilo nel gioco.
Sgombra la via del piacere da ogni timore
di essere il primo a negare la santità
di Maometto. [20]
Possa la virilità di uno spirito data alla luce
nel giorno del Giudizio, esser misurata nei termini
del culo di un catamita". [21]

Ed ancora più scandalosi sono i versi:

"Oh, la gioia di Sodoma! E così,
siate sodomiti, voi Arabi.
Non vi rifiutate a ciò.
Lì è il meraviglioso piacere.
Prendi un fanciullo scontroso col tirabaci arricciato
sulle sue tempie e cavalcalo come una gazzella
vicino alla sua compagna.
Un ragazzo del quale il contorno può esser visto
adornato di spada e cintura, non come la tua puttana
che dev’essere velata". [22]

Un altro poeta scrive:

"Ascolta, mio pazzo, un consiglio da
un amico che ha pietà di te:
non assaggiare la vulva, pur dolce come noce;
una vulva rasata a fresco
non si confronta con un peloso culo!" [23]

Aderenti a questo culto sodomitico hanno differenti ragioni per la loro predilezione. Ci sono quelli che seguono teorie mediche e sostengono che l’unione sessuale con i ragazzi è meno dannosa alla salute che il coito con le donne. Questi dicono che la sodomia impone meno sforzo al corpo ed è meno propensa ad essere seguita dai dannosi effetti che risultano dal coito con il sesso opposto. Questa opinione è condivisa dai governanti, da uomini in alte posizioni, e da tutti i benestanti che sono preoccupati di tenersi in forma.

Ci sono altri che tengono ragazzi come servitori a occuparsi dei loro bisogni quando sono in viaggio lontano da casa. Questi giovani sono costantemente in loro compagnia, e quando sono soli ed in stretto contatto con loro, sono spinti dall’urgenza sessuale ad avere rapporti con loro, specialmente quando stanno riposando o sono soli nel bagno o quando bevono in compagnia o sono in uno stato di ebbrezza che induce ad una coscienza del fascino, della grazia, della docilità e della buona condotta di uno sbarbatello.

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