Intervista a Fabio Canino

29 gennaio 2005, "Pride", n. 58, aprile 2004

Fabio Canino è uno dei pochi personaggi italiani dello spettacolo che fanno dell'omosessualità un argomento di dibattito. Il 14 febbraio a Roma, durante la manifestazione "Kiss2Pacs" ha accusato i personaggi italiani dello spettacolo e della moda di sfruttare il mondo gay, senza dargli mai nulla in cambio. Sentiamo perché.



Fabio, tu sei in Italia l'unico personaggio dello spettacolo, gay dichiarato, ad essere vicino al movimento gay e a partecipare ai gay pride e alle iniziative politiche come il Kiss2Pacs. Come mai questa differenza, rispetto ai tuoi colleghi?

Non sono don Chisciotte, detesto i luoghi comuni... però trovo che la situazione nostra, la repressione che subiamo, sia paragonabile a quella delle donne prima del femminismo. Se non si fossero mosse, in quegli anni, le donne sarebbero ancora nella condizione del dopoguerra. Le loro discese in piazza, a volte anche volgari nella forma (del tipo "l'utero è mio e lo gestisco io") hanno colpito l'immaginazione collettiva. Hanno cambiato la società.

Noi siamo oggi le "femministe" del Duemila. Tutti coloro che dicono che il Pride è inutile, che sono baracconate poco serie e che sono anzi controproducenti... io non li capisco proprio. Ok, mi va bene tutto, ognuno avrà anche la sua idea politica. Ma qual è l'alternativa politica (e qui per politica non intendo "partitica", di sinistra o di destra) che mi propongono queste persone? Nessuna. Sanno solo criticare, ma non proporre alternative.

Ebbene, io non pretendo che la nostra minoranza cambi il mondo, ma che ottenga gli stessi diritti di altre minoranze, questo sì.


Perché dal palco hai invitato al boicottaggio del business omofobo?

Perché il mondo oggi gira solo per i soldi. Quindi è lì che bisogna colpire.

Ci sono persone che hanno fatto i miliardi grazie alla comunità gay, e che in cambio non hanno mai fatto nulla per lei.


Per esempio?

Persone che hanno costruito sui gay una carriera, come un sacco di stilisti, Patty Pravo, Mina... Oddio, mentre sto pronunciando questi nomi so che poi dovrò andare in giro con la guardia del corpo, perché ci sono troppi gay che non muovono un dito per difendere i loro diritti, ma per Patty Pravo... ah, per Patty Pravo...

Nel mondo dello spettacolo, in privato, tutti mi dicono che sono solidali, ma se chiedi loro di esprimere questa solidarietà in pubblico, allora spariscono. Vedi l'Alba Parietti, che doveva essere la madrina del "Kiss2Pacs", ma che poi ha preso paura temendo che la cosa le impedisse di fare l'ospite fisso al dopofestival di Sanremo... e "coerentemente" non s'è fatta vedere.

Siamo un Paese bigotto che ha troppa ipocrisia, troppa ignoranza.


La bigotteria non l'abbiamo in esclusiva noi italiani.

Sì, però all'estero c'è un maggior senso di comunità, che da noi manca del tutto, e che serve a far pressione contro i bigotti e gli ignoranti.

Io mi ricordo che una volta negli Stati Uniti, ad Aspen, località turistica molto frequentata dai gay e da personaggi dello spettacolo, il sindaco negò che i gay fossero i benvenuti. I gay di tutti i tipi decisero allora di boicottarla, e lo fecero davvero: il boicottaggio era molto sentito. Contagiarono perfino me: mi ricordo che cambiai un aereo ad Aspen, ed avevo sete, ma non comprai nulla da bere per non dare loro nemmeno un centesimo...

Ma il fatto di rilievo fu che i personaggi dello spettacolo, le varie Liza Minnelli, dissero che avrebbero venduto le ville, e sarebbero andati altrove se il sindaco non si fosse scusato. Tu t'immagini una cosa del genere in Italia?


No.

Infatti. I personaggi italiani sono lontani anni-luce da questi comportamenti. E parlo di personaggi la cui carriera è stata plasmata dall'inizio ad oggi dai gay. Perché non dicono mai nulla? Perché Mina non l'ho mai sentita rispondere in qualche modo alle offese della Lega piuttosto che di An contro i gay?


Be', in Italia sono i gay stessi a non protestare contro queste sparate... a iniziare dai gay che quei partiti li votano.

Già, qui entriamo in un altro settore: quello dei gay che votano a destra. Nelle mie trasmissioni molti mi hanno chiesto: ma si può in Italia essere gay e votare a destra? No, in Italia no: è schizofrenia pura, e questo non perché non si possa essere gay e di destra (ci sono gruppi gay di destra in tutto il mondo, dal Partito repubblicano americano in giù). Questo è possibile in tutto il mondo meno che in Italia, per il carattere fascista, oscurantista, omofobo della destra italiana.

Certi giorni vorrei... uccidere Enrico Oliari, che pure mi è simpatico: la sua posizione è comprensibile ma terribilmente naive. Lui dice. "Io sono gay e di destra e voglio scardinare dall'interno, nella mia parte politica, certi dogmi, certi preconcetti". Bella idea. Peccato che in Italia non lo si possa fare. Non si può ragionare con gente che se solo potesse riaprirebbe per te i campi di concentramento.

I gay di destra non mi possono venire a dire che "altre questioni" per loro vengono prima, sono più importanti, perché prima di ogni cosa viene l'essere umano, la persona, e se uno è una persona gay, allora la sua omosessualità "viene prima".


Però il centrosinistra non ha fatto nulla per i gay, nei suoi cinque anni di governo.

È vero. Il problema è che in Italia non c'è una sinistra, c'è solo una manica di poverette. Ma almeno il centrosinistra non ha provocato danni! Il centrodestra invece sta peggiorando la condizione gay mese dopo mese, con nuove leggi fatte apposta per discriminare...

Io lascerei che la destra facesse ai gay di destra quello che preferisce, ma purtroppo le leggi che sta approvando si applicano a tutti, anche a coloro che non se le meritano.

Allora proibirei l'ingresso dei gay di destra nei locali, perché la loro parte politica non vuole i locali gay, non vuole che restino aperti. E allora, se la votano, perché li frequentano? E se li frequentano, perché la votano?


Il discorso che hai fatto a Roma riguardava comunque anche le difficoltà economiche di gay.tv, specie per il fatto che le aziende non gay le rifiutano la pubblicità.

Non solo la pubblicità: rifiutano proprio un normale rapporto di lavoro, un banale rapporto commerciale in cui siamo noi a pagare. Esclusivamente per il fatto che siamo gay.

Per esempio, la Tim non vuole avere nessun rapporto collaborativo-commerciale con noi perché "l'immagine di Tim non prevede questo tipo di collaborazioni". Per la mia trasmissione avevamo bisogno di ricevere sms, e chiaramente per gestire i volumi che genera una trasmissione tv occorre l'approvazione del gestore telefonico. Ma la Tim, a differenza di altri gestori, non ha voluto. Perché ha visto il nome "gay.tv".

E poi mi chiedi perché invito al boicottaggio? Io ho un telefono Tim, e adesso sto cambiando gestore. Se io faccio loro così schifo, non vedo perché devo obbligarli ad avermi come cliente, poverini...


Questa ostilità sta mettendo in difficoltà gay.tv?

Non ho fatto l'appello dal palco di Kiss2Pacs perché gay.tv rischi la chiusura: questo rischio non esiste. Ma certo questa situazione non ci rende facile la vita: camminiamo sempre in salita.

Gay.tv non rappresenta certo la comunità gay con la "c" maiuscola, ma ne è un osservatorio privilegiato. Ed è anche uno strumento per fare cambiare il mondo gay.

Ci sono tanti gay che non si rendono conto della follia del non prendere mai posizione. Rimangono in silenzio per paura di essere visti. Lo trovo, oggi, nel 2004, allucinante, tanto più che quelli che stanno zitti e non si definiscono gay perché "non vogliono etichette" l'etichetta poi se la mettono addosso, e bella grossa, andando nei parchi la notte!

Gay.tv è il nostro contributo per combattere questa mentalità, attraverso la visibilità, la discussione.

La cosa sconvolgente è che gay.tv piace molto, è molto vista. È sconvolgente proprio il fatto che questa tv funzioni. Se un giorno chiudesse perché nessuno la guardava, capirei. Ma è vista, si sa che ha un pubblico...


Ciononostante la pubblicità resta un grosso problema...

Sì. Perché ci chiamiamo "gay" tv.

Ma non mi stupisco più di nulla. Di recente ho visto l'intervista a un celebre stilista, notoriamente ed anche visibilmente gay, avanti con gli anni, che dichiarava di non essersi mai sposato in vita sua solo perché "non aveva ancora trovato la donna giusta"...

Se questo è il livello degli imprenditori da cui partiamo, quelli gay per primi...


Che sviluppi futuri vedi, con queste premesse?

Non vedo un gran futuro, per ora. Non credo che gli italiani gay siano molto migliori degli italiani in genere... che non mi pare stiano brillando in generale.

Abbiamo troppi omosessuali che evitano e disprezzano gli altri omosessuali. La mia generazione, in particolare, mi ha deluso.

La mia speranza? È la generazione più giovane.

Sì. È in loro, nei gay più giovani, che spero.

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