Giorni memorabili

Intervista a Michael Cunningham

12 marzo 2006, "Pride", febbraio 2006

L'ultimo romanzo che ha scritto, la poesia di Walt Whitman che lo ispira,l'evoluzione della letteratura gay, la politica di Bush, la letteratura di genere in un'intervista al grande scrittore americano Michael Cunningham.

All'inizio degli anni Novanta, quando inizia la sua attività di scrittore, Michael Cunningham è un gay militante di Act-up. Sono gli anni bui in cui ci si confronta con la malattia e con la morte, e i suoi primi libri, Una casa alla fine del mondo e Carne e sangue, interpretano quel clima con passione e spregiudicatezza.
È nel 1999, con il romanzo Le ore, che il suo nome s'impone a livello internazionale. Il romanzo vince il premio Pulitzer, il regista Stephen Daldry ne fa un film di grande successo con un cast eccezionale (Nicole Kidman, Meryl Streep, Julianne Moore, Ed Harris) e Cunningham s'impone anche fuori dagli ambienti gay come uno dei più interessanti scrittori del nostro tempo.
Dopo il successo mondiale di Le ore si traducono anche gli altri suoi libri e il suo primo romanzo Una casa alla fine del mondo diventa un altro film di successo, con uno straordinario Colin Farrell.
Nell'ultimo romanzo, Giorni memorabili, tradotto in italiano (come già Le ore) da Ivan Cotroneo, Cunningham ci sorprende ancora raccontando una storia che si moltiplica in tre storie: la prima in una New York dickensiana del secondo Ottocento, la seconda, diversa ma misteriosamente simile, nei nostri giorni inquieti e cupi, la terza in un futuro fantascientifico con atmosfere e paure alla Blade Runner.
Su tutti e tre gli episodi aleggia la forza evocativa della grande
poesia di Walt Whitman.
Approfittando della sua presenza in Italia per qualche giorno, in occasione dell'uscita del libro, "Pride" lo ha intervistato.

Come in Le ore il romanzo Giorni memorabili è ambientato in tre momenti storici diversi, e come in Le ore alla base del libro c'è una forte suggestione letteraria, nel primo Virginia Woolf, in questo Walt Whitman. Che relazione c'è tra i due libri?
È inevitabile che ogni romanzo debba qualche cosa al precedente, e così la struttura in tre parti è simile. Ora non è che il numero tre per me abbia una valenza particolare, però oggi, se pensiamo alle informazioni di cui disponiamo, viviamo in un mondo di una vastità inimmaginabile in altre epoche, siamo tantissimi, e siamo anche consapevoli di quello che ci circonda e di quello che accade nel mondo.

Questo non ha precedenti nella storia e la mia impressione è che una storia non basti, e così la si può riproporre in diverse versioni e in momenti diversi. Chissà, magari nel prossimo romanzo ci saranno una dozzina di storie, tutte collegate l'una con l'altra....

Whitman invece è stato un imprevisto. Non volevo dare l'impressione che avendo avuto molto successo con Virginia Woolf, adesso cercassi di sfruttare per lo stesso motivo Walt Whitman.
In realtà ho incontrato Whitman nel fare le mie ricerche per la prima parte del libro, che avevo deciso di ambientare nella New York del 1860. All'epoca tutti erano poverissimi, New York era un luogo assolutamente terribile, tipo Calcutta, per intenderci. La gente lavorava senza sosta sette giorni la settimana. C'era un grande inquinamento, neanche raccoglievano la spazzatura. Moriva un cavallo in mezzo alla strada? Lì restava. La natura, è chiaro, ci mette parecchio tempo prima di riuscire a smaltire la carcassa di un cavallo.
In quegli anni si aggirava per le strade di New York Walt Whitman, il nostro grande, ispirato poeta, dicendo che tutto era meraviglioso, tutto affascinante, tutto bello. Una figura del genere era troppo straordinaria, non potevo trascurarla.
E poi io credo che Whitman abbia contribuito a introdurre un senso molto più articolato e interessante della bellezza. Dopo di lui non è più possibile sostenere che il palazzo è bello e la palude brutta, perché sono entrambi belli o brutti in modo diverso. E così è stato inevitabile che il poeta diventasse l'anima del romanzo. Il grande spirito che col suo canto riusciva a sopravvivere a qualunque cosa...

Non hai temuto di rimanere troppo vicino alla struttura di Le ore?
Sì, certo. Devo dire che mi sono chiesto se così facendo non corressi il rischio di scrivere un libro troppo simile a Le ore. Poi mi sono detto: una cosa è cercare di scrivere sempre lo stesso libro, un'altra è cercare di scrivere un libro a tutti i costi diverso.
Entrambe le scelte possono risultare trappole, in un modo o nell'altro. Quindi la cosa migliore è cercare di scrivere il libro migliore che uno riesce a fare...

Nei tuoi romanzi precedenti il tema dominante è la sessualità che ha sempre una valenza liberatoria, è sempre una possibilità di libertà.
Qui è quasi del tutto assente. Un mutamento non da poco...
Sì, è vero. Il fatto è che qui utilizzo dei generi, come la ghost story, il thriller poliziesco, la fantascienza, che tradizionalmente non danno molto spazio alla sessualità, e quindi nemmeno qui c'è sesso. Non ci sta sesso e non ci stanno gay.

E però su tutto il libro aleggia lo spirito di Walt Whitman, che è una figura omosessuale di grande suggestione...
Sì, Whitman era omosessuale e quindi c'è qualche riferimento al suo amore per i ragazzi, ma questo è il mio primo romanzo in cui l'omosessualità non è il tema centrale.

Il tuo nome è legato al fenomeno della letteratura gay, che in America è stato molto importante negli ultimi decenni. Cosa è cambiato per portare te e altri scrittori gay verso altre direzioni?
Dopo Stonewall, ma anche prima, tante grandi figure gay si sono impegnate, hanno militato anche nel movimento di liberazione gay. La rivoluzione è tutt'altro che finita, ma siamo arrivati a un punto in cui la letteratura può essere semplicemente letteratura. Le ore è un romanzo che è stato letto da tantissimi lettori non gay e io mi sento sempre più libero di scrivere del mondo nel senso più ampio possibile, e non necessariamente soltanto dell'aspetto gay.

Qual è il tuo rapporto con la poesia, che ha un ruolo importante nel romanzo?
Per me la poesia è una delle più alte forme dell'espressione, il distillato più puro dell'esperienza umana. Mi piacerebbe saper scrivere poesia. Se uno dovesse incontrare un extraterrestre in grado di leggere e desideroso di portare con sé qualche cosa di noi, credo che la cosa migliore sarebbe consegnare a questo alieno una copia delle poesie di Keats, di Emily Dickinson o di Whitman. Avrebbe più senso di qualsiasi romanzo. Così potrebbe capire meglio quello che siamo.

Quale è il tuo rapporto con la letteratura di genere che caratterizza il romanzo?
La adoro. Io sono sempre stato un lettore promiscuo: da una parte libri, diciamo "seri", ma dall'altra anche questi. E alcune delle cose più significative, più ricche, articolate e profonde vengono espresse proprio in alcuni libri di questi generi, soprattutto di fantascienza. E non è giusto, secondo me, che si legga l'ultimo romanzo velatamente autobiografico dello scrittore di successo senza conoscere i grandi della fantascienza.
Ora non è che io pensi che questa distinzione possa improvvisamente cadere grazie al mio romanzo, ma mi affascinano queste possibilità, diciamo metaforiche, della cosiddetta "letteratura di genere".

È un mescolamento di alto e basso?
Sì. Uno degli sviluppi più interessanti della letteratura della fine del secolo scorso e dell'inizio di questo è proprio il fatto che sia un po' venuta meno la distinzione tra "alto" e "basso". Se, in assoluto, vogliamo identificare una tendenza nel mondo delle arti di oggi, credo sia proprio questa.

Nella seconda parte del romanzo, quella ambientata nella nostra epoca, rappresenti dei terroristi bambini. Perché questo accostamento terrorismo-infanzia?
Io credo che la maggior parte dei terroristi in realtà siano dei bambini, non letteralmente, magari sono venticinquenni, ma hanno un senso della giustizia molto simile a quello dei bambini, con la netta separazione tra ciò che è giusto e ciò che è sbagliato, e sanno essere crudeli come solo i bambini riescono ad essere. Io ho semplicemente abbassato il limite di età...

Questo infantilismo non appartiene anche al vostro presidente?
Sì, è vero. Bush ha delle caratteristiche infantili sconcertanti.
Però lui e i suoi collaboratori lavorano sulla base di un calcolo che è tutt'altro che infantile. Da una parte sono dei fanatici, ma dall'altra sono ben consapevoli di quello che fanno. è come se Bush abbinasse quello che di peggio hanno i bambini (una visione semplificata del mondo), con il peggio degli adulti (una capacità di complottare, manipolare, sfruttare...).

Nelle Università americane sono molto diffusi gli studi gay e lesbici. Quanto sono importanti?
Sono molto importanti per me come scrittore e come lettore, perché studiano una realtà ignorata completamente per duemila anni. Penso però che dopo alcuni decenni di impegno adesso noi gay spaziamo molto di più rispetto a prima, e la stessa cosa si può dire degli eterosessuali.
Il fatto che venga dato il Booker Prize, il più prestigioso premio letterario inglese, a Alan Hollinghurst, senza bisogno di commentare che è uno scrittore gay e che il libro tratta argomenti gay, credo sia una grande vittoria per tutti.

Questo perché i nostri obiettivi sono stati raggiunti ed è quindi meno importante un impegno specifico sull'omosessualità?
Si, in buona parte sì. Ci sono gruppi di gay impegnati che lavorano, anche duramente, sui diritti che debbono ancora essere riconosciuti, e queste lotte sono giustissime, ma io mi ritengo abbastanza fortunato in quanto scrivo in un'epoca che può già contare su molti risultati ottenuti da chi mi ha preceduto.

Non credi che i gay, come tutti, cercano in ogni caso, un immaginario in cui riconoscersi? Forse oggi lo trovano di più in altre forme di comunicazione; ma la letteratura rimane molto importante o no?
Sì, quello che dici forse è vero. Sono tante ormai le strade che
possono permettere ai gay di non sentirsi più soli: c'è internet, c'è la televisione, c'è il cinema. Certo ci sono ancora degli stereotipi. Non è che possiamo dire di aver raggiunto un mondo ideale. C'è ancora molta strada da fare, c'è però una rappresentatività ampia che permette di avere più spazio....
E io penso che come le persone eterosessuali dovrebbero avere interesse alla vita dei gay, così anche i gay dovrebbero avere interesse per gli eterosessuali...

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