Regine di Spagna

Intervista a Andrea Occhipinti

8 dicembre 2005, "Pride", dicembre 2005

In occasione dell'uscita sugli schermi di Reinas, Pride incontra Andrea Occhipinti, attore, distributore e produttore fra i più attivi in Italia nel campo della cinematografia a tematica omosessuale.


Dicci qualcosa su Reinas.

La Lucky Red lo ha coprodotto assieme alla Warner spagnola. È una commedia diretta da Manolo Gómez Pereira, un regista ormai consolidato in questo genere in Spagna. Di lui in Italia si è visto Tra le gambe e Off Key.

Ha un cast eccezionale, soprattutto sul versante delle attrici; c'è innanzitutto Carmen Maura e poi Marisa Paredes e Verónica Forqué, tutte e tre attrici almodóvariane. E poi ci sono Mercedes Sampietro e l'argentina Betty Ana Blum, entrambe molto brave. I ragazzi invece sono giovani attori spagnoli, tutti sulla cresta dell'onda in Spagna.


La sceneggiatura è originale?

Sì, l'ha scritta Gómez Pereira assieme ad altri due, tra cui Yolanda García Serrano, la regista di Amor de hombre. Quando mi hanno raccontato la storia, m'è sembrata subito interessante. Mi piaceva l'idea appunto di queste cinque madri, che sono le regine "reinas" del film. Perché il film racconta molto delle madri di questi cinque ragazzi che si stanno per sposare tutti quanti insieme, lo stesso giorno e nello stesso albergo. Cioè sarebbe il primo matrimonio multiplo gay nella Spagna di Zapatero.

La cosa simpatica è che tutta la storia di questi ragazzi che si stanno per sposare, le loro avventure con i loro fidanzati e futuri mariti, è mostrato come un dato di fatto. È dunque una società dove tutto ciò non è un problema e curiosamente in qualche modo la Spagna sembra andare in quella direzione lì o sembra comunque aver assunto o inglobato questo fatto in maniera civile, molto naturale.


Si tratta dunque di un film corale?

Esatto. Ci sono cinque madri e un padre più i rispettivi figli con i loro futuri mariti. Ma è anche un film d'intreccio, dove le storie sono incrociate e ci stanno anche i classici incidenti...


Queste madri sono turbolente, molto meridionali...

Sì, ma appartengono a tipologie molto diverse. C'è Carmen Maura che fa una manager cinica: è una proprietaria di alberghi che ha scoperto il business degli alberghi gay e allora sfrutta questo fatto di suo figlio che si sposa, cosa di cui in realtà non gliene frega niente, per fare il matrimonio nel suo hotel perché così può lanciare una tendenza.

Verónica Forqué invece è una ninfomane e sotto quell'aspetto è assolutamente immatura. Ha continuamente delle pulsioni che non controlla: mentre sta andando al matrimonio del figlio, sul treno vede uno e se lo fa in bagno e arriverà addirittura ad avere un rapporto con quello che sarà il futuro marito del figlio.


E il figlio non se la prende? Non si sposerà più?

E certo che se la prende! Sia con la madre che con lui. Alla fine si sposeranno, ma dopo qualche casino e qualche ripensamento momentaneo.

Poi c'è Marisa Paredes che fa la parte di una diva; è molto divertente perché lì c'è del metacinema, nel senso che lei fa l'attrice un po' rigida, una diva del passato, mentre suo figlio è il tipico figlio un po' viziato, un figlio di mammà imbranatello che si sta per sposare col figlio del suo giardiniere. Questa cosa a lei le dà un minimo di fastidio...


E' un discorso classista...

Sì. Infatti non ti dico i primi incontri dei due... Non è che lei non lo conosce, ma il giardiniere non è mai entrato in casa come futuro genero per cui c'è una situazione tutta nuova, anche abbastanza divertente perché c'è una scena in cui questo giovane le dice: "Possiamo darci del tu?" oppure "Ti dispiace se mi faccio uno spinello?" e lei gli dice: "Io ho lavorato con Almodóvar, figurati se mi scandalizzo". E fa una discesa dalle scale come se fosse una diva di Hollywood...

E poi ci sono le storie di Betty Ana Blum, una madre molto protettiva che lascia l'Argentina per trasferirsi con suo figlio a Madrid, e Mercedes Sampietro, un giudice severo che non vuole che gli altri si intromettano nella sua vita privata. La storia ci racconta dunque queste madri un po' ingombranti, queste umanità che si intrecciano con l'arrivo dei vari sposi in città per i preparativi del matrimonio.

Tutto è molto divertente. A un certo punto c'è anche un po' di tensione quando il padre poliziotto di uno dei ragazzi confessa che non ha mai accettato l'omosessualità del figlio. Ma per quanto riguarda i ragazzi, come la vivono loro, non c'è nessun problema...


Ma la società descritta nel film, in cui tutto è perfetto, non è un po' irreale?

Diciamo che non sottolinea la problematica che questa cosa può creare. Ma comunque è quello che sta succedendo in Spagna. Se n'è parlato tanto, con la Chiesa che è scesa in piazza, ma ora i giornali hanno cambiato argomento...

Probabilmente ciò che sta succedendo è che la cosa è digerita dalla società e molta gente si sta sposando. Molti non ci tengono neanche a dare pubblicità ma stanno regolarizzando la loro posizione e piano piano questa cosa viene accettata. Sotto questo aspetto la società spagnola ha reagito abbastanza bene. Non è assurdo ipotizzare che fra qualche anno una situazione come quella del film sia assolutamente accettabile e credibile.


Il film quando è uscito in Spagna?

Ai primi di aprile, dopo la legge annunciata ma prima che entrasse in vigore a luglio. Ha avuto molto successo.


Però si è saputo che era stato concepito prima. Questo film ha qualcosa di profetico...

Sì, sembra un timing perfetto. Ma lo avevano pensato due o tre anni prima, cioè prima che ci fosse o si ipotizzasse l'avvento di Zapatero e che quindi si potesse realizzare in Spagna una legge sul matrimonio gay.


Quello che ha meravigliato è stata la sterzata violenta, l'abisso che c'è Aznar e Zapatero. Sono state fatte molte cose, in maniera veloce ed efficace.

Sì, e la cosa incredibile è che dalle inchieste risulta che la maggior parte degli spagnoli non ha nessun problema su questo tipo di legge che è stata approvata. Dimostra che la gente spesso è molto più avanti di quanto non siano i politici. Non parliamo poi della Chiesa che a volte sembra essere dogmatica e chiusa su se stessa, secoli addietro.

Ho l'impressione che la stessa cosa c'è in Italia, una specie di lavaggio del cervello continuo che subiamo: su quello che opina il monsignor tal dei tali, il Vaticano o il Papa. Secondo me influisce molto. Ho l'impressione che gli spagnoli siano un po' più disinvolti, cioè considerano la società più laica di quanto non lo facciamo noi in Italia...


Magari avrà influito l'abbandono dal franchismo...

Sì, forse proprio come contrasto per quello che hanno vissuto, alcuni hanno dato un'accelerata nel festeggiare, nell'allontanarsi da quel tipo di Spagna là.


Tu vedi con simpatia le adozioni?

Non so se ci arriveremo in Italia, ma assolutamente sì. Perché è vero, sappiamo tutti quanti che per un bambino la situazione ideale è avere un padre e una madre come riferimento, però nella pratica sappiamo che ci stanno tanti figli di genitori separati che vivono solo con un genitore o vivono un po' dall'uno un po' dall'altro e magari da una madre che ha un'amica o da un padre con un amico... Per quella che è la mia esperienza diretta, non ho mai visto dei traumi particolari dovuti a quel fatto lì. I traumi vengono quando non c'è affetto, quando non c'è amore...


Il che può capitare anche con genitori non separati.

Assolutamente. Poi un altro aspetto importante è che non tutti possono adottare. Naturalmente, così come si fa per le coppie etero, si devono superare dei dialoghi, c'è tutto un iter che bisogna seguire prima che tu possa essere un genitore adottivo.

In Spagna poi le coppie omosessuali sono le ultime nella priorità. Così di norma prendono bambini da adottare che nessuno vuole: bambini più grandi, più difficili o malati, per cui l'alternativa per loro sarebbe restare in un orfanotrofio.


Quale sarà secondo te il massimo al quale si potrà arrivare in Italia sull'argomento?

Non lo so. Fa un po' impressione che anche certi nostri esponenti della sinistra prendano le distanze da quello che è successo in Spagna come se fosse una cosa eccessiva. Credo che quello sia un miracolo, però è una cosa che ha una sua logica, perché Zapatero ha spinto molto l'acceleratore sul discorso del matrimonio e sulle adozioni. La cosa curiosa è che in Spagna anche quelli più di destra dicevano: "Non abbiamo nessun dubbio sul matrimonio ma sulle adozioni abbiamo qualche riserva." Se non avesse fatto così, se avesse parlato solo di 'unioni di fatto', non avrebbero detto così...

Non so quale sarà la strada giusta per arrivare a dei risultati, per farlo digerire alla società, certo bisogna seguire un determinato percorso per ottenere una certa cosa... Probabilmente è quella che stanno seguendo gli spagnoli. La cosa che a me interessa come cittadino è che ci sia parità nei diritti. Perché poi è quella la sostanza: che dal punto di vista legale nessuno sia discriminato.

Ma ti ripeto che mi fa impressione sentire Fassino che dice: "Ah no, quello che è successo in Spagna...". Di altri ho letto che la ritengono una cosa riprovevole. La sinistra non dovrebbe fare così. Comunque, detto questo, grazie a Dio la società sta andando in un'altra direzione e piano piano questa cosa succederà anche in Italia. Credo inoltre che ciò che è successo in Spagna abbia dato uno scossone anche qui da noi, perché alla fine Prodi e tutti gli altri hanno capito che questa cosa va fatta. Questo ci faciliterà un po' le cose.

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