Fanculo la soubrette

14 maggio 2009

Intervista a Gennaro Cosmo Parlato

L'hai fatto!: avevi detto che se Laura Pausini poteva sfornare un disco di cover allora ti saresti messo ad incidere un disco con tuoi brani originali.


(ride) Ho preso il coraggio a due mani; a dire il vero avevo avuto vita più semplice con le cover, un discreto successo commerciale, però come si suol dire "chi non risica non rosica" e ho accettato la sfida.


Immaginiamo però che la tua scelta sia stata dettata, soprattutto dal punto di vista artistico, dalla necessità di cambiare: hai detto che hai lasciato trucco e maschere per rinnovare te stesso...


Si, decisamente. Ho voluto in qualche maniera ristrutturarmi e ricominciare da zero.


Perché "Soubrette"? È una presa di posizione nei confronti della fama facile?


Oggigiorno ci sono dei personaggi in tv che non sanno recitare, non sanno ballare non sanno cantare ma si definiscono soubrette, sia uomini che donne. Per me la vera figura della soubrette poteva essere Delia Scala o Loretta Goggi. Invece oggi quando non sanno cosa dire, non sanno come autodefinirsi a domanda: "cosa fai?", rispondono "faccio la soubrette". E a me viene da dire "la soubrette del cavolo", tu non sai fare niente. Infatti la canzone scritta per me da Alessandro Orlando Graziano è un po' un accusa verso quel tipo di mondo. Lui ha immaginato un personaggio che fa le pulizie in questo teatro, ha immaginato questa soubrette che sale le scale e che non vale niente e dice se ci sei arrivata tu perché non ci dovrei arrivare anch'io?


Com'è nata la collaborazione con Stefano Fontana, anima degli Stylophonic, di cui si sente sovente la presenza in tutto il disco, soprattutto nel singolo "Lezioni d'amore"? Ce ne vuoi parlare?


Io avevo già sentito delle cose che aveva fatto con Meg, con Bugo e con Jovanotti, e già lo stimavo tantissimo, e quindi quando me l'hanno porposto ho detto: "Proviamo". Sai, per me era una bella sfida perché la musica elettronica non mi apparteneva, però lui mi ha guidato molto bene, mi ha fatto capire alcune cose, alcuni segreti della musica elettro pop, ed è stato molto carino nei miei confronti. Poi mi ha incuriosito questo appoggio della mia voce così pseudo-lirica su melodie così danzerecce. Mi ha fatto molto effetto e mi è piaciuto, e a quel punto abbiamo deciso di proseguire, andando fino in fondo.


Nella presentazione a questo album sei stato nominato come "alfiere italiano della gay music". Chi sono i pedoni e soprattutto, chi è la regina?


(ride) È stata un'idea della casa discografica perché all'estero esistono gruppi come Scissor Sisters e artisti come Mika, mentre in Italia non c'è un cantautorato gay che abbia veramente un grande successo, quindi ci auguriamo tutti che possa succedere, comunque sia potrebbe avere anche una valenza sociale, in Italia ad oggi non c'è una connotazione del genere. Negli anni '80 c'era Ivan (Cattaneo, ndr), ma come sappiamo è stato bloccato e ostacolato diverse volte nel suo cammino. Speriamo che non succeda la stessa cosa a me.


Intendi dire che per te è importante parlare di temi glbt?


Certo: io difatti nel disco parlo di storie gay, parlo di trans, tocco argomenti che conosco abbastanza bene; visto e considerato che negli ultimi tempi tutti parlano nelle loro canzoni di argomenti che riguardano i gay e non ne sanno minimamente niente non vedo perché non debba farlo io che conosco bene l'argomento.


Il brano "Nel mio cielo" mette a nudo una relazione omosessuale, però si parla ancora una volta di una relazione difficile...perché non sdoganata dalla società italiana, perché forse nemmeno i gay italiani in realtà sono pronti. Quando potremo ascoltare in musica di una relazione omosessuale felice?


In realtà io credo che questa sia una canzone positiva perché incoraggia a non cambiare, invita la persona che tentenna a non arrendersi. È un invito da parte del gay convinto a dire al proprio partner: "vivi la tua sessualità in modo limpido e alla luce del sole", quindi non è una canzone di sofferenza ma è una canzone di speranza. Sappiamo benissimo in Italia come stanno le cose, non ci nascondiamo dietro a un dito; in Italia ancora ci sono dei grossissimi svantaggi per il mondo omosessuale, manca ancora una legge contro l'omofobia, siamo messi abbastanza male.


Secondo te la musica può aiutare i gay ad essere sé stessi e dall'altra a smuovere le coscienze altrui?


Per quanto riguarda il mio lavoro è quello di scrivere - non in tutte le canzoni perché altrimenti si diventa monotoni - delle cose che ci riguardano in prima persona, e cercare di fare arrivare il messaggio a più persone, però bisogna farlo in modo che le canzoni siano belle, innanzi tutto, melodicamente valide, con una scrittura corretta, non offensiva per alcuni, né per altri.


Questo disco tocca molti aspetti dell'universo glbt: gay, travestiti e transessuali. A proposito: con Sabrina sembri lanciare un messaggio di speranza per chi come lei vive una vita doppiamente difficile...


Le trans hanno ancora la vita più difficile della nostra perché hanno difficoltà a trovare un lavoro decoroso, innanzitutto, hanno difficoltà nel sociale e a livello personale perché comunque sia devono liberarsi di questa sessualità che non gli appartiene e devono raggiungere una serenità attraverso percorsi molto difficili.


Cosa ha rappresentato per te Giuni Russo che ha ispirato la tua "Albatros"?


È una dedica assoluta di grande ammirazione per un'artista che ha dato tantissimo alla musica italiana e che meritava un'attenzione da parte mia, come la meriterebbe da molti; però io ho fatto nel mio piccolo un omaggio a questa artista ed anche a Maria Antonietta Sisini, che io adoro e che fa un lavoro pregevole nei confronti di Giuni ancora oggi.


Secondo te perché la maggior parte degli autori gay italiani non hanno il coraggio di scrivere canzoni d'amore rivolte a persone del proprio sesso, ma preferiscono nascondere i propri sentimenti dietro comodi paraventi?


Credo che molto probabilmente ci sia la paura di perdere una parte del proprio pubblico ed io sono una persona che non giudica, sinceramente... mi dispiace che non lo facciano perché più siamo e meglio sarebbe. Però credo che principalmente ci sia il terrore da parte degli artisti, sia da parte delle case discografiche che in qualche maniera si oppongono al fatto che gli artisti gay facciano coming out in modo fragoroso. È un problema italiano che spero che prima o poi venga risolto, da parte mia dico solo che non mi vedrete mai andare a cantare al Vaticano.


Hai detto che questo album rappresenta una tua rinascita nel senso che hai lasciato trucco e maschere per raccontare te stesso. Come sarà il tuo nuovo spettacolo?


Sarà uno spettacolo molto scarno, il set sarà composto da un dj, un chitarrista e un tastierista con tanto di computer, una cosa molto elettronica, che si rifarà molto al disco; tuttavia farò delle cover che non avevo fatto fino ad ora, come anticipazione posso dirvi che farò "Oppio" di Sibilla e"Salutamela per me" della Carrà. Ci saranno delle sorprese in una chiave completamente nuova. Non abbandonerò le cover per ora, ma sarà fatto tutto in modo diverso.

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