Prisca, e le altre

Intervista a Bianca Pitzorno.

Sono emozionata quando arrivo a casa di Bianca: come quando si avverano quei desideri che senti impossibili.
Da piccola sono stata una lettrice accanita, il mio immaginario si è formato sui libri. Quasi sempre mi identificavo coi personaggi maschili perché per le bambine non c'era molta scelta.
Poi da grande ho scoperto che c'era un'autrice italiana in cui i modelli femminili e maschili vengono rimescolati in maniera originale in una cornice narrativa coinvolgente ed appassionante e ne sono rimasta entusiasta.

Del resto che avreste pensato voi imbattendovi in un libro La casa sull'albero, che parla di un'inedita famiglia formata da un'adulta e da un'amica più piccola, con tanto di pargoli portati dalle cicogne, e di lotte cruente e generose contro il cattivissimo coinquilino del "ramo" di sopra?

Devo dire che mi aspettavo di trovare una casa informale e piena di libri, ma scoprire alle pareti i ritratti del Che e di Fidel e una foto in cui Bianca brinda dopo aver ricevuto la laurea ad honorem all'università di Bologna indossando la maglietta col Che è tutta un'altra faccenda: ma la cosa più divertente è che con la stessa maglietta ha ritirato un'onorificenza in una sede sarda del Rotary Club, provocando uno scandalo e l'immediata cancellazione di un bel po' di soci.

Parliamo un po' della collana giovanile della Mondadori per cui lavora: dice che è diretta da uno staff di persone in gamba, attente e sensibili alle diversità di tutti i tipi e anche qui riesce a stupirmi dicendomi che la Scoppettone ha scritto un paio di libri per ragazzi, ricorda un solo titolo Camilla e i suoi amici: "E' così - aggiunge - che ho conosciuto la Scoppettone e ho poi letto i suoi gialli, anche se li ho trovati un po' ripetitivi"

Conosci anche Pensando ad Annie, un libro americano tradotto dalla Mondadori che parla dell'educazione sentimentale di due giovani lesbiche?
Sì e mi è piaciuto, anche se nella versione italiana è stato molto abbreviato per questioni economiche, e a farne le spese è la relazione fra le ragazze e le due insegnanti lesbiche che risulta molto semplificata.

Quando e perché hai deciso di lasciare la Sardegna?
A ventisei anni, quando mi sono laureata, pensavo di fare l'archeologa ma non c'erano reali possibilità di lavoro; avrei dovuto rimanere in famiglia, in provincia, ripercorrere tappe in qualche modo già segnate: avrei potuto insegnare nel Liceo che avevo frequentato.

Ho preferito partire ed iscrivermi alla scuola di cinema di Milano.

Ho cominciato così a lavorare in RAI e forse perché ero l'unica donna mi hanno assegnato i programmi per i bambini.

Il mio primo libro è stato pubblicato in Svizzera in occasione del Festival di Locarno e da lì ho cominciato a scrivere.

So che hai sempre mantenuto uno stretto rapporto con i tuoi lettori, o è meglio dire lettrici?
In effetti il 95% sono ragazzine, anche se mi è capitato un episodio simpatico con un ragazzo ormai adulto che mi ha riconosciuto per strada mi ha ringraziato e raccontato la sua vita.

Per i maschi è ancora quasi impossibile identificarsi in personaggi femminili, per quanto originali, mentre per le bambine è stato sempre vero il contrario; del resto gli stereotipi legati al genere sono molto radicati specie nella pubblicità dei giocattoli.
Secondo me si è tornati indietro: negli anni '70 qualcosa si era smosso e anche i giochi erano più liberi; ho scritto Polissena del Porcello perché ero stanca di vedere proposto alle bambine il ruolo della principessa tutta trucco ed eleganza, alla Lady Diana per intenderci.

Ma anche per i maschi è dura: ho molte amiche con figli maschi che mi chiedono consigli educativi per sviluppare ad esempio la capacità di cura.

Una volta ho fatto così: ho trovato una scimmietta antropomorfa che richiamava il personaggio di un libro, Monkey, ne ho comprate una per ciascun bimbo, ho preso anche il passeggino, ho preparato il corredo di abitini ed accessori: sono stati tutti molto contenti, potevano finalmente svestire, abbottonare, fare il bagnetto, dare il biberon... ma ho dovuto ricorrere a questa mediazione, rispetto alla bambola.

C'è qualcosa di diverso nelle bambine e nei bambini che ti scrivono oggi?
Un tempo mi scrivevano raccontandomi la loro vita e i loro problemi, chiedevano consigli, e con molte di loro ho mantenuto una corrispondenza per anni. Oggi chi mi scrive spesso chiede solo l'autografo perché sono "famosa".

Parliamo del tuo ultimo libro, Tornatràs, che affronta tematiche sociali e politiche molto attuali, e per questo ha suscitato un po' di polemiche
In realtà ho cominciato a scriverlo nell'87 e l'ispirazione mi è venuta dalla vicenda di Tapie a Marsiglia: presidente della squadra di calcio, sindaco della città, imprenditore edile... e cinque anni di galera! Ma si sa, la tradizione democratica francese...

Comunque di Tornatràs sono state vendute molte copie, segno che è piaciuto.

Sul tavolo vedo un libro di racconti legati ad "Ascolta il mio cuore" che uscirà tra poco in anteprima a Cuba e che verrà venduto al prezzo simbolico di un dollaro.
E il tuo rapporto con Cuba?

In realtà ho sempre guardato a Cuba con simpatia ma, per una serie di motivi, ci sono andata per la prima volta nel '95. All'Avana sono passata davanti a una biblioteca, se così si può chiamare: c'erano due ragazze con alcuni bambini che leggevano dei fogli perché, mi hanno spiegato, non c'era più carta per i libri, a causa dell'embargo.

Allora ho cominciato a darmi da fare presso case editrici, librerie, ho lanciato una specie di campagna perché i turisti si portassero in tasca un libro per bambini con tante illustrazioni; quando poi nel '96 a Bologna mi hanno conferito la laurea ho ricevuto tantissime interviste e parlavo sempre di questa iniziativa.

E la cosa ha funzionato: ora è una delle fondazioni più ricche dell'America Latina.

E della letteratura cubana per bambini che mi dici?
Un giorno su una bancarella di un mercato cubano ho trovato un libro in cui la protagonista è una bambina molto povera, che grazie alla rivoluzione riesce a studiare, finché s'innamora di un ragazzo più grande, molto macho, che le chiede di rinunciare a tutto per dedicarsi alla famiglia.

Sarà l'amico delfino (da qui il titolo Delfin delfineros del libro di cui ho curato la pubblicazione in Italia) a sostenerla nella sua scelta di libertà.

Mi sono messa a ricercare l'autrice, Soledad de la Cruz, in tutti i modi, finché ho scoperto che era l'ambasciatrice cubana a Parigi; l'ho conosciuta personalmente ed è una donna veramente speciale.

Alcune amiche sono in corrispondenza con un gruppo di lesbiche cubane e a quanto sembra la situazione che descrivono è per loro un po' difficile.
Non so che dirti a questo proposito, conosco molti gay visibili che hanno ruoli importanti nella società cubana, scrittori, autori di programmi per bambini; una delle più grandi intellettuali e maestra dell'attuale classe dirigente, Mirta Aguirre, era conosciuta da tutti come lesbica.

Qual è il libro in cui c'è più parte di te?
Direi Storia delle mie storie.

E Ascolta il mio cuore? Non sei tu Prisca, la ragazzina della schiera dei "maschiacci", sempre pronta a lottare contro i soprusi della maestra nei confronti delle alunne più povere?
No, non proprio, la mia famiglia è come quella di Elisa. Nonna Mariuccia è la mia nonna, io sono stata la prima femmina, tra figli e nipoti; lei ne aveva tanto desiderato una per cui mi amava moltissimo e io con lei potevo fare tutto quello che volevo. Io non ero coraggiosa come Prisca, mi limitavo a scrivere sul mio diario contro la maestra.

Molte delle donne che leggono questo portale hanno avuto un'infanzia alla Prisca e da grandi si sono innamorate della compagna di banco; se dovessi scrivere la continuazione di Ascolta il mio cuore pensi che Prisca farebbe lo stesso?
Non so, non credo, conosco tante donne che sono state come Prisca e ora sono eterosessuali, e donne lesbiche che ho conosciuto che non hanno avuto un'infanzia così... Diciamo però che qualche problema con gli uomini l'avrebbe avuto.
E poi di chi si sarebbe innamorata? C'erano Elisa, Rosalba...

Si può sempre pensare ad una soluzione poligamica... (Ci mettiamo a ridere e comincia a raccontarmi della sua esperienza personale).
Ricordo perfettamente di aver visto a sette anni una bambina in spiaggia e di essermi innamorata di lei; lo stesso in prima media di una ragazzina a cui portavo lo zaino e facevo i compiti, al punto che mia madre si arrabbiò moltissimo, anche se col tempo riuscii ad invertire il rapporto di dipendenza.

Sono rimasta molto amica di queste donne, come di altre, visto che il mio è un universo affettivo prevalentemente al femminile, ma le nostre relazioni non hanno mai avuto implicazioni sessuali, ne abbiamo anche parlato ma non è mai successo.

Forse non era data come possibilità?
Ma no, se ne parlava e poi le occasioni non mi sarebbero mancate; sono stata in un collegio femminile, c'erano delle camerette singole e non si poteva andare in quelle delle compagna.

Una volta avevamo visto un film di John Wayne e siccome lui dormiva all'addiaccio allora anch'io mi sono messa in questo modo ai piedi del letto di una mia compagna, ma sono stata scoperta e per punizione mi hanno mandato per un mese a dormire nella camerata delle più piccole. Sono andata dalla superiora a protestare: "Ma come, mi accusate di chissà quali pratiche e mi mandate a dormire con le più piccole, a cui potrei fare davvero del male?" La suora si mise a ridere, ma purtroppo confermò la punizione.

Sono passate più di due ore, sul tavolino i libri che man mano Bianca mi ha mostrato; ci salutiamo affettuosamente e scendo le scale di corsa per raggiungere Rambir ed Isa che mi aspettano nei dintorni.
Per farmi perdonare da Rambir, che agognava ad accompagnarmi, ho chiesto a Bianca notizie su Dinosaura la tartaruga di
Ascolta il mio cuore.

Ma Rambir non si accontenta: dopo aver sentito un mio breve resoconto vuole a tutti i costi cercare una libreria perché è convinta di non riuscire a superare il weekend senza aver letto almeno Tornatràs o Extraterrestre alla pari...

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