Intervista a Pierpaolo Mandetta

19 settembre 2015

Lo confesso, ho sempre avuto un po’ di pregiudizi verso il self publishing, insomma chi si finanzia e pubblica un libro per conto proprio. Mi ha spesso dato l’idea di una scorciatoia, senza garanzie di qualità. Mi sono dovuto ricredere, col tempo. La percentuale di obbrobri è in fondo pari a quella che ogni anno proviene dalla piccola e media editoria di stampo “classico”, e pure i grandi editori non mi pare facciano uscire tutti questi gran capolavori, anzi. Le dinamiche per cui un autore viene pubblicato sembrano a volte arcani misteri. Senza contare che i correttori di bozze sono un “optional” sempre meno utilizzato. Si salvano singole realtà editoriali, e singoli autori, ovviamente, ma in generale il panorama mi sembra piuttosto desolante. Per cui, se un autore ha delle doti, se ha chi può fargli un buon lavoro di correzione delle
bozze, beh pubblicare in proprio può essere una buona alternativa.
Quando ho sentito parlare per la prima volta di Pierpaolo Mandetta, giovane autore salernitano che da otto mesi utilizza il self publishing per le sue opere, ho storto un po’ il naso, ma prima di dare un giudizio ho voluto leggere qualcosa di suo. Ho acquistato il primo volume della serie di racconti erotici Aperti di notte, e dalla prima pagina ne sono rimasto totalmente avvinto. Scritto con una leggerezza che non è mai superficiale, eccitante (in fondo anche questo dovrebbe saper fare un racconto erotico..), con un uso della parola che dà dei punti anche a qualche autore ben più noto, ironico. In breve ho acquistato tutti gli altri volumi della serie, e ho deciso di contattare l’autore per conoscerlo meglio e fargli qualche domanda. Questa è l’intervista che ne è seguita.

Vorrei iniziare questa intervista, chiedendoti di parlarmi un po’ di te.
Come accade nei film e nei romanzi, sono un ragazzo come tanti. Sono cresciuto con un padre assente, una madre ansiosa, e una fantasia spiccata in cui mi rifugiavo quando mi sentivo solo. Ho sempre schivato la baldoria a causa della mia timidezza, per cui non ho mai avuto molti amici, e siccome era estenuante curare rapporti sociali e arrossire allo stesso tempo, con gli anni ho preferito la pizza alle persone. All’apice del mio isolamento, mi sono iscritto alla Scuola Holden di Torino, finendo dalla padella alla brace. Che calorosi, i torinesi… Poi ho pubblicato con tre piccoli editori. Che gentili, i piccoli editori… E ora ho abbracciato il self e sono molto felice. Ho pubblicato Aperti di notte, una raccolta di racconti erotici. Cuore Satellite, romance lgbt. E tra poco sarà la volta di La legge dei Lupi Nobili, urban fantasy. Parallelamente, lavoro nel bar dei miei e coltivo fiori sotto casa, gareggiando con le vecchie del quartiere.

Quella per la scrittura è una passione che coltivi da molto?
Assolutamente no. A nove anni le maestre istituirono una specie di spietata gara di lettura. Chi leggeva più libri (ovviamente cose idiote per bambini scemi) veniva posto in mezzo all’aula e si costringeva tutti gli alunni delle classi ad adorarlo, aizzandoci, mentre quello che ne leggeva meno veniva deriso. E quello ero io. Odiare i libri è stato per me naturale. Crescendo, tuttavia, mi sono reso conto che nella mia testa c’erano storie. Tante storie. E che l’esigenza di dare loro la vita stava diventando insopportabile. Ma ero mezzo analfabeta, il mio compagno più fedele è stato il 4 in tutte le materie fino all’esame di maturità. Così, a 21 anni, mi sono messo la grammatica di quelle fottute elementari sottobraccio e mi sono iscritto alla Holden di Torino. Sì, lo so, mossa audace. Ma scrivere era l’unico modo che avevo per liberare le mie storie. Con dedizione, lettura e valanghe di romanzi scritti per esercitarmi, sono cresciuto.

Come mai, dal primo volume della serie di racconti Aperti di Notte, hai scelto il self publishing?
Perché ai grandi editori si arriva solo con un agente, mentre i piccoli editori solitamente non ti fanno editing, non ti sponsorizzano e non ti pagano, ma mettono le tue opere sotto contratto e tu perdi quello per cui hai lavorato. Il self, se utilizzato al meglio, è un’ottima soluzione per mantenere la dignità lavorativa.

Ho notato che non fai presentazioni dal vivo, e utilizzi molto i social network per pubblicizzare le tue opere. Hai trovato pregiudizi verso questo modo di promuoverti?
Ricevo continuamente proposte di presentazioni, ma sono troppo timido per riuscirci. Non sopporto che la gente mi guardi, e parlare in pubblico mi fa sentire un bambino impaurito. La mia insicurezza ha radici troppo antiche. I social mi permettono di mandare avanti un alter ego, più sfrontato, eccentrico e sicuro di me. Naturalmente c’è sempre qualche stronzo che usa questa mia debolezza per ferirmi, ma ci sono abituato.

Ho letto tre volumi di Aperti di Notte. Per l’esattezza il primo (Gli Inconfessabili), il secondo (Gli Immorali), e il terzo (Gli Arroganti). Affronti in modo esplicito vari aspetti dell’erotismo, senza risultare mai volgare, a mio avviso. E’ anzi presente, spesso, una sottile ironia. C’è qualcosa di te, del tuo carattere, o anche di esperienze realmente vissute, in questi racconti?
Di mio c’è la curiosità morbosa per ciò che è oscuro, intimo, indicibile. Ci sono cose che fanno in molti e che tuttavia ci si vergogna a dire, per paura di essere giudicati dalle nostre azioni. Puoi dimostrarti crudele o esibire una pura bontà, nella vita sociale potrai sempre stare in equilibrio, ma un atto sessuale “insolito” si eleva su tutto questo e può essere un pessimo biglietto da visita. Ho fatto molte cose che non confesserei a nessuno, e questo mi ha spinto a scrivere di situazioni altrettanto segrete.

Non ho ancora letto il quarto, e per ora ultimo volume della serie. Si intitola Gli Innamorati; stanco delle peripezie erotiche dei volumi precedenti?
Niente affatto. E’ solo un tantino più sentimentale. Sarà incentrato su amori impossibili e sul sesso sfrenato come carenza d’affetto. Perché spesso scopare è anche quello, un improvviso amore che dura un istante.

Tu credi ad un concetto di letteratura erotica “alta”, ed una “bassa”?
Credo solo nei contenuti e nei motivi per cui si scrive di erotismo. Se l’intento è quello di parlare di un determinato tipo di sesso, quindi un intento quasi cinematografico, che vuole informare ed eccotare, è un conto. Se invece il sesso è marginale, e fa solo l’occhiolino a storie amorose o di vita quotidiana, come un intercalare, è un altro. Poi, alto o basso, quello lo decide il lettore. A me l’erotismo intriga se è perverso, sintomatico di qualcosa. Se è una semplice scopata tra lui e lei allora ne è pieno il mondo.

Veniamo al tuo ultimo romanzo, Cuore Satellite; vuoi parlarmene brevemente?
È una commedia romantica. La storia di Paolo, un giovane di Salerno, che a quanto pare non sembra avere problemi con la sua omosessualità. Non è scappato nelle grandi città come fanno in molti, perché adora la sua placida vita di provincia, a stretto contatto con una stramba famiglia tradizionale. Eppure, anche quando non si vivono particolari disagi e i parenti non si oppongono, per molti giovani gay si nasconde un pericolo silenzioso e letale, quello di non sentirsi destinati all’amore come gli altri, perché non siamo educati a vederlo come un’opportunità rivolta a noi. La cosa più comune che succede nelle famiglie è accettare i figli ma senza mai interessarsi alla loro vita sentimentale. Questo li anestetizza. Li orienta a gustarsi il momento senza progettare, a sentirsi fragili e dunque arroganti per copione. Il mio romanzo parla di questo, e delle disperazioni ironiche e inquietanti che si celano dietro le tradizioni.

Cosa significa il Cuore Satellite del titolo?
Significa che l’amore è ovunque, intorno a noi, ma non riusciamo a toccarlo. Come un satellite che gira ma non si avvicina mai. Lo sogniamo, ma non riusciamo a prenderlo.

Progetti per il futuro?
A novembre, salvo imprevisti, pubblicherò un urban fantasy, come detto prima, La legge dei Lupi Nobili, e anche in questo caso non mancherà la tematica gay.

Chiudo con una frase, che hai usato per lanciare Cuore Satellite: “Mi sono trombato così tanti uomini sposati che mi sento anche io, teneramente, parte delle famiglie tradizionali”. Con piglio ironico hai smantellato il concetto di famiglia del Mulino Bianco. Che dire…chapeau!

Bio di Pierpaolo Mandetta:
Dell'87, nasce ad Agropoli, adorabile cittadina portuale del salernitano. Somaro convinto per l'intera carriera accademica, dopo il diploma in Agraria la sua passione per le storie lo sorprende a 21
anni, quando decide di iscriversi alla Scuola Holden di Torino. Dopo aver ottenuto l’attestato e aver affinato la sua penna, nel 2010 scrive per “Unico”, settimanale della provincia di Salerno. Tra il 2012 e il 2014 pubblica Vagamente suscettibili, La legge dei Lupi Nobili e Un cuore satellite, tre piccole edizioni con cui ha attualmente concluso i contratti per autopubblicarsi, in attesa di edizioni più rilevanti. Nel gennaio 2015 avvia il progetto di racconti erotici, Aperti di notte, che riscuote grandi consensi sul web e che fa uscire in edizione eBook e cartacea.

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