Ellen: la sitcom come strumento militante

16 aprile 2004

Ellen è una serie fondamentale, che ha contribuito in misura determinante ad aprire la strada al fiume di personaggi gay-lesbici che hanno affollato la televisione negli ultimi anni. Una volta ottenuto, non senza fatica, il nulla osta dalla Disney per avviare la trattazione esplicita della tematica omosessuale, la squadra di sceneggiatori capeggiata dall’attrice protagonista, Ellen Degeneres, non ha più voluto sentir parlare di compromessi.

Ellen è così stata radicalmente trasformata in una sit-com interamente consacrata alla trattazione a 360° delle tematiche gay-lesbiche. La puntata del coming out, nella quarta stagione, ha richiamato un’audience enorme, grazie a un’oculata pubblicità e a una serie di “avvisaglie” sparse nelle puntate immediatamente precedenti. Nella quinta stagione non c’è stato spazio per nient’altro che la tematica gay-lesbica.

Ciò ha portato a un problema interno relativo alla serie stessa, producendo una sorta di frattura tra le stagioni precedenti al coming out e quella successiva, suscitando un certo risentimento negli attori secondari che si sono visti tagliati fuori. Inoltre, prevedibilmente, la produzione ha rifiutato di assecondare la strada intrapresa magnis itineribus dalla De Generes.

Nondimeno, Ellen si è trasformata in una sorta di catalogo estremamente esauriente, talora persino a rischio di didascalismo, di temi problemi sogni speranze paure dell’universo omosessuale: dai dubbi iniziali (“Guys or Dolls”) ai dubbi sugli altri e ai a quelli degli amici ("Roomates"), dai problemi sul posto di lavoro (Ellen lascia la libreria in quanto non accettata dal suo principale) a quelli con gli amici “che non sapevano”, dal primo amore al primo bacio alla prima notte di sesso (“Like a Virgin” e “Womyn Fest”) ai problemi della vita di coppia (“Escape from L.A.”) al matrimonio (“Vows”), dai rapporti con i genitori tolleranti (“Public display of affection”) a quelli con i genitori intolleranti (“The Funeral”), dagli omosessuali con retaggio eterosessuale alle spalle (con tanto di figli a carico) e “troppo avanti” ("Break-Up") a quelli ancora nascosti (“Emma”), dalle battaglie politiche dei movimenti per i diritti civili e dai boicottaggi contro le aziende omofobe al senso della “comunità gay” (“Gay Yellow Pages”), fino alla visione di un mondo al contrario in cui gli eterosessuali sono una minoranza (“It’s a gay, gay, gay, gay World”).

Tutto ciò ha evidentemente ristretto la fascia di pubblico interessata, offrendo alla produzione il pretesto per avviare Ellen verso la chiusura, soprattutto quando gli sceneggiatori hanno confezionato puntate volutamente sciatte (“Ellen in Focus” e “Neighbours”) per protestare contro il tentativo di frenare l’entusiasmo progressista della serie. Piuttosto che indietreggiare Ellen ha preferito chiudere.

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