Ash

29 novembre 2012

La mamma del genere fantasy, che oggi va per la maggiore in libreria, al cinema e in televisione, è la fiaba tradizionale, che tante evoluzioni e successi ha avuto nel corso dei secoli, e uno dei sottogeneri del fantasy è proprio dato dalla rilettura delle fiabe in chiave di solito più adulta e meno edulcorata.

Cenerentola è una fiaba di tradizione antichissima, presente nel folklore egizio, cinese, indiano, europeo, ripresa in chiave dark da Basile, e poi da Perrault e dai fratelli Grimm, e da sempre è stata vista come un emblema della sottomissione femminile: per questo motivo Ash, della scrittrice statunitense di origine cinese Malinda Lo, liberamente ispirato a Cenerentola, presenta non pochi punti di interesse.

Dedicato dall’autrice, gay dichiarata, alla sua compagna, Ash presenta le premesse della fiaba originale, la ragazzina rimasta orfana che si trova nelle grinfie della perfida matrigna che si è fatta sposare per interesse dal defunto papà e tratta la figliastra come una serva, c’è il principe che cerca moglie con il gran ballo, ma tutto si ferma qui, perché arrivano cose nuove.

Nella narrazione emergono elementi molto interessanti, come i riferimenti alle leggende del mondo anglosassone sul Piccolo Popolo, che rapisce chi si lascia tentare da banchetti e balli di folletti e fate, salvo poi farli tornare quando sono passati secoli: il principe Sidhean, appartenente al mondo sotterraneo, svolge le funzioni della dolce Fata Madrina di altre edizioni, ed è molto più affascinante del Principe Azzurro tradizionale.

Ad Ash interessa andare al ballo a corte, ma non per il Principe Azzurro che in maniera abbastanza ironica è uno dei personaggi più inutili della vicenda, ma per incontrare la maestra di caccia Kaisha, per la quale sente una grande attrazione e il e vissero felici e contenti avrà un’altra declinazione.

Malinda Lo si rifà alla tradizione di fantasy al femminile che si è sviluppata grazie innanzitutto alla compianta Marion Zimmer Bradley, femminista e omosessuale, ma non copia meramente, e crea un universo nuovo partendo dalla fiaba, rileggendo una storia che sembrava ultraconformista e patriarcale come un inno allo stravolgimento dell’ordine costituito e alla ricerca di una nuova strada per un’eroina non più in passiva attesa di un uomo che la salvi, ma desiderosa di salvarsi da sola con magari accanto un’altra donna.

Un libro interessante, non solo quindi come romanzo fantasy (genere ormai ultra presente ma proprio per questo su cui diventa difficile ma doveroso selezionare), ma anche perché sono inserite in maniera esplicita e non tragica tematiche queer.

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