Chiamami col tuo nome. La vita, semplicemente.

Recensione di Marino Buzzi.

Una casa immersa nella calura estiva, una ricca famiglia ebrea, padre e madre intellettuali, Elio, il figlio diciassettenne, gli amici del paese della riviera ligure, la piccola viola, la vicina di casa malata di leucemia, Marzia l'amica/amante che non sarà mai la ragazza di Elio. Come ogni anno, d'estate, arriva l'ospite straniero. Un ragazzo che alloggia presso la bellissima villa per terminare la tesi di post dottorato o un libro. La tradizione vuole che ogni anno la famiglia scelga uno studente che alloggerà per l'estate in casa loro. È una scusa per tenere viva la discussione, per conoscere realtà diverse in quella casa che non è mai vuota e nella quale arrivano persone di ogni genere. Elio è un ragazzo intelligente e amante della musica, come molti altri ragazzi della sua età trascorre le giornate fra la spiaggia e il paese ma c'è qualcosa che brucia sotto la sua pelle, una consapevolezza che tarda ad affiorare sino a quando non arriva Oliver lo studente di New York che conquista tutti con i suoi modi e la sua bellezza.
È l'inizio del gioco fra i due protagonisti, che scoprono le carte, una alla volta, nel tentativo di comprendere la mano dell'altro. "Gli piacerò?", "Mi sto illudendo?" sono queste alcune delle domande che tormentano il giovane Elio mentre cerca di capire se stesso, mentre si accorge che ogni giorno che passa quel ragazzo venuto dall'America gli piace sempre di più. Fraintende gli sguardi, un tocco, i momenti e, quando inevitabilmente fra i due scoppia la tensione, si rende conto che dall'altra parte c'è un ragazzo che si sta facendo le stesse domande, che ha le stesse paure, che cerca, a sua volta, di comprendere. È il momento più bello del libro, l'autore riesce in modo perfetto a restituire la confusione adolescenziale del suo protagonista, la paura, il desiderio, le scoperte. La tensione si trasforma in fisicità, nella scoperta l'uno dell'altro, i due si fanno promesse, si chiamano con i propri nomi come a dire "sarai sempre dentro di me". Sembra una bella favola questa di André Aciman ma l'autore non vuole nulla di irrisolto. Ho sperato che il libro finisse con Olivier che si allontana sul taxi e Elio che lo guarda andare via ascoltando i propri battiti del cuore. Un finale perfetto per gli animi romantici. Invece l'autore sceglie di mostrare la vita in tutta la sua interezza. Come se dopo quel "E vissero per sempre felici e contenti" delle migliori favole ci venisse raccontata la quotidianità delle varie Biancaneve e Cenerentola. I personaggi di questo libro si perdono, si ritrovano, si perdono ancora e si ritrovano. Nel frattempo passano vent'anni, la vita fa il suo corso, loro fanno scelte diverse ma non si liberano mai completamente l'uno dell'altro. Forse, se fossero stati insieme le cose sarebbero andate diversamente. La quotidianità li avrebbe investiti con la monotonia e la pesantezza. Invece, così, senza poter vivere l'uno accanto all'altro il ricordo e il desiderio permettono a entrambi di rivivere la loro breve e intensa storia. E quando si ritrovano, nello stesso luogo in cui si erano conosciuti, è come se tutto quel tempo non fosse mai passato.

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