Le valigie di Tulse Luper

17 marzo 2005, "Babilonia", n. 229, marzo 2004

Le valigie di Tulse Luper - La storia di Moab di Peter Greenaway è il primo episodio di una trilogia (la terza parte è stata presentata alla Mostra di Venezia, mentre la seconda è stata appena finita di girare in Lussemburgo). Cosa dire del film? La storia, se così la si può chiamare, è quella di Tulse Henry Purcell Luper (interpretato dal belloccio JJ. Field), un evidente alter ego del regista gallese; la sua vita, iniziata nel 1911 e particolarmente avventurosa, lo vede vivere in prima persona i principali avvenimenti del secolo scorso, dopo essere stato imprigionato molte volte e aver disseminato qui e là 92 valige, ognuna della quali contenente una categoria di oggetti particolari (la settima è esilarante: "la pornografia vaticana del 1880"&). 92 è peraltro il numero chiave del film: 92 è il numero chimico dell'uranio, il fulcro attorno al quale gira la vicenda, 92 gli attori e 92 gli anni di Luper se fosse vivo oggi.

In questo primo episodio, Luper si sposta dopo l'infanzia in Galles in Utah, nella cittadina di Moab, e ad Anversa durante la seconda guerra mondiale. Il film - girato in digitale ad alta definizione - o incanta per la straordinaria bellezza delle immagini o, viceversa, sembra un gioco vuoto, delirante quanto enigmatico (che darà vita parallelamente a libri, teatro, cd, siti internet, giochi e altro ancora) sia nei particolari puntuali sia nel suo assunto generale. Scintillante nella fotografia, è zeppo di bizzarre curiosità (a cominciare dai provini degli attori per partecipare al film) e di momenti intriganti, anche dal punto di vista erotico. Nella narrazione numerose sono infatti le occasioni ambigue, che lasciano intravvedere relazioni di ogni tipo. Inoltre, come tipico nel cinema del regista gallese, moltissimo spazio è dato al nudo, soprattutto maschile, che viene inserito in scene fortemente pruriginose. Come quella nella quale Tulse - spesso e volentieri nudo - viene arrestato, denudato, legato e ha il membro cosparso di miele che attira le mosche. Così il giornale francese Le Monde ha affermato: "Tulse Luper è un personaggio le cui tribolazioni hanno l'unico scopo di spogliarlo. A seconda dell'interesse con il quale si considererà questa proposizione - lo spettacolo di un giovane britannico biondo e nudo nelle posizioni meno confortevoli - si andrà a vedere il film oppure no."

Insomma, è il cinema di Greenaway: spettacolare, enciclopedico, frutto di un delirio tassonomico che si esalta negli elenchi, nelle etichette e nelle catalogazioni, con uno schermo spezzettato in split-screen e didascalie, a metà fra un puzzle e un videogioco.
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