Dove sorge l'arcobaleno. Storia, religione e omosessualità

19 marzo 2005, Fuorispazio, luglio-settembre 2002

Originariamente col titolo Chi ha paura dell'arcobaleno?. Per gentile concessione del sito "Fuorispazio".


***


Paradossalmente, devo ringraziare Sara Palma, curatrice della rubrica "Libri" sulla rivista "Aut" (n. 41, agosto/settembre 2002), per aver richiamato la mia attenzione sul saggio di Roberta Padovano Dove sorge l'arcobaleno - L'omosessualità nella storia e nelle religioni del mondo (Edizioni "Il dito e la luna", cp 1O223, 20110 Milano).

La sua breve stroncatura di 12 righe definisce il libro "il più brutto della stagione", e in definitiva "da dimenticare". Incriminandolo per "le cento ripetizioni che invadono ogni riga, una sintassi ansiogena priva di virgole - o utilizzate in modo sbagliato - degna di uno scolaro delle elementari", la recensora (che ha la bizzarra abitudine di quantificare i suoi gusti) gli assegna come voto un 2.

Poiché ho sempre avuto un debole per le ultime della classe, e non conoscendo affatto l'autrice, non ho resistito alla tentazione di chiedere in libreria un esemplare di tanta mostruosità e di scorrerne qualche pagina. Con mia sorpresa mi sono trovata di fronte una prosa corretta, agile, interessante, per nulla ripetitiva, con tutte le virgole al loro posto, ricca di informazioni e di stimoli. Quindi l'ho comprato, per dedicarmi con maggiore concentrazione alla lettura.

La decisione si è rivelata saggia. Il risultato di questo investimento culturale, peraltro modesto (11 euro) è stato di aver imparato qualcosa. Di questi tempi e alla mia età (54 anni, per la maggior parte spesi a leggere, scrivere, stampare e vendere libri), non mi capita così spesso.

Roberta Padovano ha scelto per la sua ricerca storico-sociale un taglio interculturale e multietnico veramente affascinante e nuovo.

Il suo tentativo di mostrare rappresentazioni del lesbismo e dell'omosessualità molto diverse tra loro, in epoche e luoghi differenti, è pienamente riuscito.

Grazie a questo approccio comparato, l'autrice riesce ad individuare lucidamente le origini del pregiudizio anti-omosessuale e delle sue conseguenze, dalla condanna alle persecuzioni: l'omofobia va analizzata in relazione alla condizione delle donne "all'interno del patriarcato, la struttura sociale fondata sul potere del maschio adulto e sull'oppressione del genere femminile".

I "frammenti archeologici omosessuali", dall'"Avesta" persiano alle leggi assiro-babilonesi, dai papiri dell'antico Egitto all'omotomba di Sakkara scoperta nel 1972, confermano questa circostanza e dimostrano l'esistenza di una realtà non eterosessuale ovunque e da tempi immemorabili.

Segue un esame conciso ma dettagliato degli atteggiamenti verso "l'altra sessualità" nell'ebraismo, nel cristianesimo, nell'Islam, in India, in Cina, nelle culture africane, nelle Americhe e nell'Europa dell'est.

E' questo il corpo principale del libro, che include un resoconto dei movimenti di liberazione nei vari contesti.

La ricerca/denuncia dell'autrice non investe però soltanto i sistemi religiosi, ma anche il pensiero laico del XX secolo, dalla psicoanalisi al marxismo, evidenziando come la cultura di sinistra sia stata "tardiva e reticente nel portare avanti la causa di una fondamentale espressione umana".

Basta consultare, infatti, la "Guida sommaria alle disposizioni legislative nel mondo sugli atti omosessuali" in appendice al libro, per rendersi conto di quanto siano recenti le depenalizzazioni nei paesi del "socialismo reale", e quanto ancora permanga la criminalizzazione, soprattutto a Cuba e in Cina.

Roberta Padovano non ha paura di dire scomode verità, e le documenta implacabilmente.
I suoi rimandi dal passato al presente, dal presente al passato, ci svelano pieghe poco studiate della storia lesbica e omosessuale. Ad esempio, se la Repubblica Sudafricana, nel 1996, "è stata la prima nazione al mondo a essersi dotata di una costituzione che proibisce esplicitamente la discriminazione dell'individuo per l'orientamento sessuale", le radici di questa scelta vanno rintracciate nella "continuità di una tradizione africana di rapporti lesbici". Infatti presso i Nandi del Kenya o i Lovedu del Sudafrica era abituale il matrimonio tra due donne.

Nelle comunità nere del Suriname, è diffuso il fenomeno del "mati-ism", termine con cui si indicano le donne che hanno rapporti sessuali con donne. E, fra i Dagara e i Dogon, "le lesbiche e i gay sono considerati guaritori e sensitivi, gangli trasmettitori tra mondo materiale e mondo spirituale", come i berdache nativi americani o i Quimbanba brasiliani.

Attivisti israeliani, gay cristiani, comunità gay/lesbiche islamiche come Al Fatiha, Yeosuf, GLAS e "Le Barbare", "samyonik" indiane, "tongzhi" cinesi, gruppi africani e latino-americani, "Pathmakers" amerindi e associazioni dell'est europeo sono i nuovi soggetti sociali e politici di una rivoluzione lenta e difficile, scarsamente visibile perchè ignorata dai mass media. Ma nello stesso mondo omosessuale e lesbico occidentale manca ancora la dimensione di una solidarietà totale, e con essa di un'informazione che allarghi la ristrettezza dell'autismo bianco, la nostra coscienza e le nostre prospettive.

Il saggio di Roberta Padovano è indubbiamente un contributo notevole in questa direzione. Ci offre connessioni preziose nella mappa dell'oppressione.

Evoca "figure portatrici di identità frontaliere, costruite su molteplici differenze, anticipatrici di un mondo che sempre più sarà fatto di soggettività sul margine e di complessità irriducibili".

E non è poco.

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