Alexander

22 marzo 2005, "Pride", marzo 2005

Alexander: pollice su o pollice verso? Bella domanda, vero? Proviamo a ragionare un po' sul film tanto discusso di Oliver Stone, che in America è stato quasi un flop mentre in Europa si sta comportando degnamente, ma non più di tanto&

Versante gay. Probabilmente la definizione più azzeccata l'ha data il giornale inglese "The times", che ha detto che il film è troppo gay per gli etero e troppo poco gay per gli omosessuali.

Ma andiamo con ordine. Innanzitutto: esistono veramente alcune scene di sesso girate (anche spinte) che Stone è stato costretto a tagliare?
Nonostante smentite ufficiali sembra proprio di sì, e conoscendo Stone, con trascorsi omosessuali, non c'è da stupirsi. Rimane il fatto però che la versione distribuita nelle sale americane ed europee non mostra
nessun amplesso di Alessandro (Colin Farrell) né con Efestione (Jared Leto) né con lo schiavo eunuco Bagoas (Francisco Bosch), già favorito del re Dario. In compenso, c'è una scena di sesso abbastanza esplicita
con la moglie Roxane. Insomma, una situazione già vista tante altre volte&

Però stavolta la cosa non finisce qui. L'amore con Efestione, l'unico che abbia veramente segnato la vita del grande condottiero, è assolutamente palese (il film si apre con la frase di Tolomeo/Anthony Hopkins che ricorda come Alessandro "fu sconfitto una volta solo in vita sua. E fu in mezzo alle gambe di Efestione").
Per esaltare quello straordinario rapporto Stone li ha fatti morire in uno spazio di tempo ravvicinato, cosicché Alessandro muore praticamente di dolore per la scomparsa dell'amico amato. Ancora: nonostante la perplessità di qualcuno, come la madre Olimpiade (Angelina Jolie), la quale vuole a tutti i costi che il figlio abbia un erede, si capisce come nel mondo antico la bisessualità fosse una cosa assolutamente normale, tra l'altro col beneplacito del grande Aristotele, tutore del giovane principe. E questo non è poco. Si pensi come ha presentato la cosa Troy, che al confronto sembra un film per ragazzi&

Costato oltre 150 milioni di dollari - con set in Inghilterra, Thailandia e Marocco - il film si era presentato con ambizioni enormi.

Al flop americano ha probabilmente contribuito l'ostentata bisessualità di Alessandro (così come, sul versante opposto, la mancanza di vero sesso gay) e una lettura politica che ravvicina il condottiero macedone all'America di Bush, anch'egli teso alla conquista dell'Oriente.

Rimane il fatto che il film non è un capolavoro. Non che le tre ore siano noiose, ma raramente ci sono momenti eccezionali, al di là delle due battaglie di Gaugamela e di Idaspe contro gli elefanti del re Poro, girate da Stone col suo tipico piglio epico e fastoso e con ricostruzioni curate e attendibili (il che non esclude che ci siano forti svarioni storici, a cominciare dalla presenza del Faro ad Alessandria).

Molte sono inoltre le cose che lasciano perplessi. La sceneggiatura offre salti gratuiti, come quello dell'assassinio del padre Filippo II (Val Kilmer), poi spiegato in un flashback; i dialoghi sono pretenziosi e spesso sembrano voler spacciare banalità per verità profonde.
Forse sarebbe bastato prendersi un po' meno sul serio di tanto in tanto (mostrando ad esempio la corte variopinta e camp che girava attorno a Alessandro).
Inoltre, manca un'approfondita psicologia dei personaggi e Alessandro, se si eccettua il rapporto conflittuale con i genitori messo bene a fuoco, rimane un oggetto sconosciuto, macho e delicato ad un tempo,
diviso fra desiderio di potere e sete di conoscenza.
Pur non potendosi dire un film pienamente riuscito, possiamo però gioire per avere finalmente il primo kolossal gay della storia del cinema, mentre Farrell è sempre più destinato a essere un'icona gay, quantunque alla bellezza e alla prestanza non corrispondano secondo me certo doti di grande attore.

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