recensione di Mauro Fratta
Mondo Queer
Si tratta di una serie di considerazioni (con, in appendice, un'intervista dell'autore al regista del new queer cinema Bruce LaBruce, che trovo francamente insopportabile) sul ruolo di quella che Bocchi definisce "militanza matrigna", ossia una forma di spirito militante che sta portando la comunità gay ad un'ortodossia di vita e di visioni estetiche politicamente corretta, contro cui il Nostro vorrebbe alzare il vessillo di un'estetica viceversa "libera" e disturbante, che funga da virus atto a scardinare tutte le certezze, a partire appunto da quelle costruitesi all'interno dell'universo gay. La testa di turco, in questo caso è (e mi vien da dire, ovviamente) Vito Russo, paziente indagatore degli elementi omosessuali impliciti ed espliciti presenti nel cinema americano. In realtà, Bocchi non dice granché di nuovo: ci sono sempre stati e ci sono tuttora i gay con visioni solipsistiche o superomistiche o semplicemente anarchiche, insofferenti di qualsiasi estetica che appaia loro mediocremente mainstream: e, come sempre per le voci che cantano fuori dal coro, è anche bene che esistano. Tuttavia la sicumera schizzinosa con cui questo saggio aggredisce tutto ciò che esce dalla sua visione estetica, che alla fine mi sembra vie più limitata di quella di chi si accoderebbe alla presunta "militanza matrigna", rende indigeste anche le singole analisi o affermazioni non peregrine che qua e là vi si trovano.