Stereo

19 aprile 2005

La sessualità, in ogni suo aspetto (omosessualità compresa), domina il cinema di Cronenberg fin dai suoi esordi. Questo suo primo mediometraggio si presenta come una sorta di finto documentario, girato in bianco e nero con uno stile asettico, senza alcun suono, rumore o musica. La colonna sonora si esaurisce in una voce off che di quando in quando interrompe il silenzio commentando con tono gelido e impersonale le riprese di una serie di esperimenti condotti su alcuni giovani telepatici.


In uno di questi esperimenti, due ragazzi e una ragazza sono seduti intorno a un tavolo e mangiano delle mele nelle quali sono contenuti degli afrodisiaci. L'idea quasi ironica della mela afrodisiaca offre il pretesto per una prima riflessione complessiva sulla sessualità. Mentre vediamo uno dei due ragazzi lasciare il tavolo, dirigersi verso l'altro ragazzo, spogliarlo e iniziare un incontro erotico cui poco dopo si aggiunge anche la ragazza, la voce off illustra la teoria di Cronenberg:


La struttura bipolare della sessualità è ignorata quando sorge il problema della devianza. Essendo considerata norma l'eterosessualità, sia la bisessualità sia l'omosessualità sono considerate devianze, rispetto a quella norma. La principale giustificazione per la normalità dell'eterosessualità è la riproduzione. Solo le relazioni eterosessuali, al momento, confluiscono nella procreazione. Ma questo argomento collassa ogni volta che si illustra il fatto che la sessualità a fini riproduttivi rappresenta solo una piccolissima parte, quasi un segmento accidentale, della totalità della sessualità umana. Ricerche universitarie hanno stabilito che l'eterosessualità e l'omosessualità sono ugualmente perversioni relativamente al campo della totalità della sessualità umana. In questo senso, la vera norma è costituita da una bisessualità espansa, che possiamo chiamare "omnisessualità" [omnisexuality].


Il commento prosegue esponendo l'ideale dell'«uomo tridimensionale», capace di superare l'opposizione etero/omo-maschio/femmina per inserirsi nel panorama della omnisessualità. Gli afrodisiaci dell'esperimento servono appunto ad «abbattere i muri del vincolo psicologico che costringono alla monosessualità».


In questo episodio di Stereo è contenuta in nuce una parte importante della poetica di Cronenberg, approfondita ed esplorata poi con coerenza per trent'anni e una dozzina di film. Ad affascinare il regista canadese è l'interazione che si instaura nell'esistenza dell'individuo tra mente e corpo. Tale rapporto si evidenzia, e per così dire è più facile da studiare, in esperienze limite quali la malattia, la morte o appunto la sessualità. L'interesse di Cronenberg per il cinema fantastico lo ha portato a esplorare i confini di tale interazione nel tentativo di comprendere quali potenzialità inesplorate risiedano in essa e a quali futuri possibili possa dare luogo, postulando l'intervento di mutazioni genetiche e forzature dell'evoluzione indotte da esperimenti più o meno folli.

Nel libro-intervista di Chris Rodley (Il cinema secondo Cronenberg, Parma, Pratiche, 1994, p. 100), Cronenberg ha dichiarato:


Vita, morte e sessualità sono strettamente collegati. Non puoi discuterne uno senza in qualche modo discutere gli altri. Dato che i miei film trattano molto della morte e del corpo umano, la sessualtà viene discussa automaticamente. E io credo che in questo campo noi non siamo pienamente evoluti, né culturalmente, né fisicamente, né in qualsiasi altro modo. I miei film sono un tentativo per scoprire come potrebbe essere, con tali premesse, un essere umano pienamente evoluto.


In un altro esperimento di Stereo viene illustrata ciò che Cronenberg chiama «morfologia erotica». In un rapporto "normale" gli individui percepiscono una carica affettiva/erotica in una serie di fatti e gesti che li circondano (un movimento della mano di un'altra persona, il suo respiro, ecc.). Il giovane telepatico percepisce tale carica nel momento stesso in cui quei gesti vengono concepiti da parte dell'altro telepatico, prima ancora che vengano eseguiti. In questo modo può investire in quei gesti, ancora potenziali e fermi a uno stadio di pura concezione, una carica erotica e affettiva molto maggiore di quella che sarebbe stata coinvolta nella loro immediata esecuzione da parte di una persona normale. Tutto ciò svincola il potenziale erotico dai limiti della fisicità, permettendo di reinvestirlo in qualsiasi forma di relazione, superando i condizionamenti della "monosessualità" e liberando le energie potenziali in una forma espansa di sessualità, quella che in precedenza era stata definita "omnisessualità", dove «le categorie maschio/femmina e eterosessualità non sono più applicate».


Si vede dunque come già in Stereo il cinema di Cronenberg si prepari a una visione aproblematica della sessualità: nessuna sua manifestazione (nemmeno l'omosessualità) costituisce un problema, ma solo un dato di fatto su cui riflettere. Si tratta di un'impostazione a-moralistica, contraria per principio a qualsiasi censura, che parte da una necessaria tabula rasa di valori per esplorare senza pregiudizi e senza condizionamenti le possibilità e le potenzialità dell'uomo: il mondo come potrebbe essere in un futuro in cui questi vincoli fossero superati (come accade con gli afrodisiaci nella mela di Stereo e con tutta una serie di esperimenti equivalenti nei film successivi).


E' altresì chiara la vicinanza di Cronenberg alle teorie freudiane, evidente tanto nell'interpretazione del potenziale erotico e affettivo in termini di energia, che si rifà al concetto di libido, quanto nel riconoscimento della necessità di separare la concenzione della sessualità dall'atto procreativo quale conditio sine qua non per accedere alla comprensione, o quanto meno all'analisi non giudicativa, di una quantità di espressioni e di forme della sessualità umana, che invece si richiama al concetto di perversione polimorfa elaborato da Freud per spiegare le manifestazioni sessuali nella vita infantile. Dalla separazione della sessualità dall'esigenza riproduttiva partiva infatti anche Freud (con tutt'altri intenti, ovviamente) per approdare al riconoscimento di tutta quella serie di manifestazioni della sessualità indirizzate alla ricerca del piacere fine a se stesso (comunemente denominate perversioni, termine «non certo onorifico», come riconosce nella sua Introduzione alla psicoanalisi lo stesso Freud, che poco prima preveniva le possibili obiezioni dei suoi studenti ammonendoli: «siete incorsi nell'errore di confondere tra loro sessualità e riproduzione, e così vi siete sbarrata la strada per la comprensione della sessualità, delle perversioni e delle nevrosi»).

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