Nijinsky

30 maggio 2005, "A qualcuno piace gay" (La libreria di Babilonia, 1995)

E' uno dei rari film hollywoodiani che abbia affrontato esplicitamente l'omosessualità, con risultati tutt'altro che disprezzabili, considerando come fosse rivolto ad un grande pubblico.

Ovviamente ciò non significa che vi siano scene erotiche, anzi: bisogna contentarsi di baci sulla bocca tra Nijinsky e Diaghilev filtrati attraverso un fazzoletto, con la scusa di non lasciar passare ...i batteri. Ma per il resto il rapporto tra i due è trattato senza mezzi termini, i dialoghi sono pregnanti e gli accenni all'omosessualità sono numerosi: vasi greci erotici, la riuscita figura dell'omosessuale Barone De Gunzberg o l'eccitazione di Diaghilev verso i bei ragazzi. Interesse, questo, mai domo che funge da pretesto per la scena chiave dell'ultimo litigio, quando Nijinsky porta al suo amante un bellissimo ragazzo al fine di provocarlo.

Il film si presenta come un lungo flashback, incorniciato dalle due inquadrature di Nijinsky pazzo, incentrato sugli anni (1912/13) in cui inizia quella disgregazione progressiva che farà di uno dei più grandi ballerini di ogni epoca - uno dei simboli dell'epoca insieme a Isadora Duncan - un alienato. Anni in cui, parallelamente ai grandi successi, Nijinsky inizia a dare segni di disturbi mentali, di megalomania e di preoccupanti momenti di estraneazione (come ad esempio nella scena, inquietante quanto famosa, in cui accenna a masturbarsi davanti a tutti durante l'esecuzione di L'après midi d'un faune).

Tutte cose che porteranno al suo distacco con Diaghilev, al matrimonio dovuto ad una notte di follia, al suo inutile pentimento e all'intransigenza dell'impresario: episodi finali di una tragedia romantica in cui, nonostante la pubblicità del film alludesse ad un triangolo, Romola non c'entra proprio.

Non molto emozionante e un po' troppo parlato, soprattutto nella seconda parte, il film offre però ottime scenografie e spumeggianti balletti (attendibilmente ricostruiti sulle foto di Nijinsky).

Eccellenti gli attori, Alan Bates su tutti. Ma lo stesso De La Peña, flessuoso ed armonico, è un credibile Nijinsky, tutto genio e sregolatezza.

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