De sodomia tractatus [1700]. Cos'è la sodomia e come si può avere fra due donne? il teologo risponde...

5 settembre 2005

Quest'opera di teologia morale in latino di Ludovico Sinistrari d'Ameno (1622-1701) è in realtà un semplice estratto della sezione X, parr. 256-268, di un'opera intitolata più banalmente De delictis et poenis, edita per la prima volta a Venezia nel 1700 (non nel 1754, come qui dichiara la prefazione del curatore francese: quella del 1754 fu solo una ristampa).

Dimenticato da tutti o quasi il trattato da cui è stata strappata, questa sezione ha invece avuto un bizzarro destino, simile a quello di qualche altro manuale cattolico sui peccati sessuali un po' troppo minuzioso: diventare una lettura "erotica", per via del grosso sforzo compiuto dall'autore per catalogare gli atti sessuali fra donne lesbiche.

C'è infatti in Sinistrari d'Ameno la coscienza dell'inadeguatezza delle categorie morali ereditate dal medioevo, che lo spinge a escogitare catalogazioni bizzarre, se non ridicole, ma sicuramente innovative per l'epoca (ed è inutile aggiungere che il volume finì per questo all'Indice dei libri proibiti).

Ad esempio, sotto la sua penna la definizione di "sodomia" finisce per comprendere tanto l'omosessualità maschile che il lesbismo. Coprendo, e con secoli d'anticipo, la stessa area semantica della moderna parola "omosessualità".

Sia pure, sia chiaro, per condannare meglio tutto: Sinistrari voleva allargare, non restringere, le aree da punire... Ma anche così, si dimostrò acuto nel percepire il fatto che il concetto antico di "sodomia" (quello che aveva fatto brillare i roghi e "far faville" ai froci) a furia di eccezioni e "distinguo" dei causisti stava cambiando significato.

Tuttavia, ahimè, Sinistrari non lo si ricorda per questo tentativo pioniere (ovviamente dalla parte del Potere...), bensì, appunto, per il piacere morboso che alcuni paragrafi (e neppure lunghissimi) sulle "tribadi" e il lesbismo han dato al "maschio medio eterosessuale".

Ma chi non fosse disposto a fermarsi solo a questo dettaglio, troverà in questa pagine una minuziosa catalogazione della casuistica seicentesca relativa alla sodomia. Cos'è la sodomia? Come si compie? Che circostanze e gesti sono necessari perché la si consideri "compiuta"? Che pene merita chi non ha realmente "compiuto" il peccato? Come trattare gli atti che alla sodomia si avvicinano, senza esserlo? Quali le pene per il religioso sodomita? E così via.

È nel corso di questo delirio catalogatorio che il reverendo padre discute del caso di donne dal clitoride tanto sviluppato da poter essere usato per la penetrazione di una donna, concludendo che qui si ha sodomia.

(Particolare divertente: l'autore non ha molto chiara la natura del clitoride, al punto che ne scrive dando per scontato che in alcune donne possa essere presente, ma in altre no... A volte, segnala il reverendo padre (par. 17) può "spuntare" anche in età giovanile...).

Questa sezioncina, in sé non particolarmente importante nell'insieme del discorso, ha invece fatto impazzire di libidine generazioni di maschi eterosessuali e scorrere fiumi... no, non d'inchiostro:

  • Si ebbe, prima della presente edizione, una rara riedizione per bibliofili, De sodomia tractatus, in quo exponitur doctrina nova de Sodomia foeminarum a tribadismo distincta / De la sodomie, exposé d'une doctrine nouvelle sur la sodomie des femmes, distinguée du tribadisme, Liseux, Paris 1883.
  • Nel 1912 quest'opera fu riedita (nell'edizione che sto usando per la presente recensione), riproponendo in bella veste grafica sia il testo latino che la traduzione francese a fronte. La ristampa fu, in teoria, "strettamente" riservata "ai soli sottoscrittori" e numerata in 1270 esemplari; tuttavia l'abbondanza di copie sul mercato antiquario e il prezzo abbordabile a cui sono vendute lasciano intendere che la tiratura fu ben più elevata, e che anzi ci furono probabilmente anche delle ristampe (approfittando della mancanza della data di stampa, che non è casuale).
  • La traduzione dell'edizione 1912 è stata ulteriormente riedita anastaticamente nel 2000 col titolo De la sodomie, tralasciando ahimè il testo latino (e il nome dell'autore!).

Come se ciò non bastasse, una parte di questo estratto è online anche in una traduzione italiana di carattere anticlericale (si veda lo sberleffo della firma dell'introduzione: pedicatore, al posto di "predicatore", vuol dire "sodomizzatore"), d'inizio novecento (a giudicare dal linguaggio), e condotta non a partire dal testo latino ma da quello della traduzione francese (da qui scorrettezze e "svarioni").
In più l'estratto àmputa i parr. 53-93, che parlando di sodomia maschile sono giudicati totalmente privi d'interesse... Ci siamo capiti!
Che dire? Essendo raro trovare in Rete una traduzione italiana di un testo giuridico antico, è doveroso segnalarla. Ma è altrettanto doveroso segnalare che in questo moncone di documento, decontestualizzato, lo storico oscillerà fra la noia e l'arrabbiatura per le scorrettezze.

Se invece si riesce a procurarsi copia del testo latino, o delle riedizioni francesi, ci si troverà di fronte a un trattatista minuzioso, chiaro ed allenato a navigare nei cavilli con cui la casuistica seicentesca stava mitigando la spietatezza delle condanne antisodomitiche, che non a caso a partire dai primi decenni del XVIII secolo diminuirono via via, fino alla loro abolizione alla fine del secolo.

Sinistrari d'Ameno è il testimone del momento in cui la marea sta mutando direzione, e fissa nel suo scritto questo interessante istante. Interessante anche nella sua personale esagerazione, che gli valse i fulmini (postumi) della Congregazione dei libri proibiti.

Al di là della fama, immeritata, di scrittore di un testo masturbatorio a tema lesbico, questo teologo morale ci ha insomma lasciato un documento che merita l'attenzione e l'interesse dello studioso di storia dell'omosessualità antica e della morale premoderna.

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