Turing's Digest

21 aprile 2013

Questa biografia del matematico Alan Turing, coprodotta dalla BBC per la celebrata serie Masterpiece Theatre della PBS nel 1996, non poteva essere introdotta peggio dal suo presentatore, lo scrittore Russell Baker, il quale si concede una battuta emblematica di quel tipo di “accettazione” paternalistica e compassionevole che puzza di cristianità al macero, di elemosina da Rotary Club, quando descrive con morigerato distacco le autorità che ritengono persone come Turing «too different from you and me to be entirely trustworthy». Che un programma dalle buone intenzioni didattiche come Masterpiece Theatre, sulla televisione pubblica, si concedesse il lusso di strizzare l’occhio allo spettatore dandone per scontata l’eterosessualità, anche mettendo in onda un programma vistosamente friendly, la dice lunga.

Per il resto, Breaking the Code è un buon prodotto divulgativo, interamente incentrato sulla vita privata di Turing anche laddove si dà conto in modo approssimativo di alcune sue imprese professionali. Tutto sommato, non si può negare che fosse più semplice cercare di far capire al pubblico americano l’omosessualità piuttosto che i fondamenti della logica che stanno alla base dell’informatica o dell’intelligenza artificiale, di fronte ai quali si smarrisce anche il povero Harold Pinter nella parte di John Smith.

Come prescritto dalla serie, anche in questo caso si tratta della versione televisiva di un dramma teatrale, nella fattispecie quello scritto da Hugh Whitemore nel 1986 sulla base della biografia Alan Turing. The Enigma pubblicata da Andrew Hodges tre anni prima. Il dramma è preservato nel suo impianto essenziale, cioè succede poco e si parla molto. A movimentare il risultato vi è però un montaggio parallelo che alterna continuamente momenti diversi dell’esistenza di Turing: a parte una scena ambientata nel 1929, in cui l’adolescente Turing presenta alla madre il compagno di corso Christopher Morcom (di cui si era innamorato e che sarebbe morto giovanissimo di tubercolosi), si saltabecca fra le imprese di decrittatore di Turing durante la guerra e gli eventi che tra il 1952 e il 1954 portarono al processo (in Gran Bretagna l’omosessualità era ancora illegale), alla conseguente terapia ormonale e quindi al suicidio.

La verbosità talora stempera gli intenti di denuncia (sentire Turing parlottare delle conseguenze della castrazione chimica cui fu sottoposto è davvero un po’ poco, soprattutto considerato l’impatto che ebbe sulla sua esistenza), ma nel contesto di un prodotto televisivo della BBC di allora Breaking the Code rimane uno sforzo apprezzabile, così come sorprende persino che Turing sia mostrato a letto con il suo ultimo amante, il giovane Arnold Murray, sia pure in una scena di assoluta castità. Ne emerge un ritratto civile, pieno di buone intenzioni ma un po’ asettico nonostante la fine interpretazione di Jacobi (già protagonista della versione teatrale): Turing nell'insieme traluce come un animale sufficientemente socievole e ingenuo da sopravvivere con ironia e in fondo buon umore a tutto quello che gli succede, col rischio di renderne incomprensibile il suicidio e di alleviare la gravità di quello che dovette sopportare.

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