La trapunta di marmo

21 novembre 2005

Il titolo di questa raccolta è lo stesso dell'ultimo dei racconti che compongono il libro. Sono nove storie in cui David Leavitt affronta il delicato tema delle relazioni umane, in una grande varietà di ambienti sociali, di epoche storiche e di luoghi, da Roma a San Francisco alla Florida, dalla Londra di fine Ottocento alla Hollywood degli anni Sessanta. Ne risulta un insieme poco omogeneo; solo alcuni dei racconti hanno come protagonosti dei personaggi gay. 'La scena del contagio' è anche l'unico ad avere come tema centrale l'omosessualità, raccontando di alcuni gay inglesi vissuti tra la fine dell'Ottocento e il Novecento, tutti accomunati dal fatto di aver conosciuto Oscar Wilde o persone che a loro volta lo conobbero; è altresì un resoconto di alcune fonti che l'autore ha poi citato alla fine del racconto. Quindi Leavitt non ci ha messo molto di suo e non ha ricamato una storia su fatti reali, si è limitato a esporre le vicende degli amanti di Wilde e degli amanti di questi ultimi. Altri racconti, come 'Speonk', 'Route 80' e 'La scatola nera', risultano amari e insoddisfacenti; descrivono nei particolari un'America popolare e sciatta, diversa dal mondo scintillante e brioso di molti film attuali. Dopo aver finito di leggerli ci si chiede quale fosse il messaggio, se ci fosse. 'La collottola' è invece un'improbabile storia familiare che si svolge intorno all'altrettanto improbabile dubbio di Rose se la sua vera madre sia la zia materna.

I migliori sono il primo e l'ultimo racconto, 'Attraversando il san Gottardo' e 'La trapunta di marmo', come se prima l'autore volesse promettere al lettore un elevato livello qualitativo e introspettivo, e poi volesse consolarlo della delusione. Così si ricava l'idea di uno scrittore esaurito, che però non sa fare nient'altro se non scrivere. Sono lontani i tempi dei genitori di Theo in 'Un divorzio civile', del bambino abbandonato e sognante che decifrava il linguaggio delle gru, delle scorribande notturne di Brian nei parchi londinesi in 'Mentre l'Inghilterra dorme' e del suo riscatto nella guerra civile spagnola. Le prime opere di Leavitt descrivevano personaggi poi divenuti modelli importanti per la gioventù gay, che spesso ne aveva adottato i comportamenti. Quando egli scrisse 'La lingua perduta delle gru', pensava al romanzo che da ragazzo avrebbe voluto leggere, ma che non esisteva. Ciò aveva reso Leavitt popolare perché sapeva comunicare quello che i gay pensavano e provavano.


David Leavitt è nato a Pittsburgh nel 1961, ma ha vissuto infanzia e adolescenza a Palo Alto, in California. Si è rivelato a soli 23 anni con i racconti di 'Ballo di famiglia' ed è diventato quasi subito un esponente di spicco della letteratura americana, impegnato nella rappresentazione di un'omosessualità "moderna" e "normale" lontana da ogni forma di clandestinità e di maledettismo. Questo impegno è a volte venuto meno: ricordiamo le avventure di Brian che tradisce il compagno e si riscatta con la tragica conclusione nella guerra civile spagnola. È opportuno accennare ad alcune vicende personali di Leavitt, che come in 'Martin Bauman', si sono riversate nella Trapunta. Egli ormai ha 44 anni ma non smette di ricordare sempre che appartiene alla generazione che ha visto morire di Aids buona parte dei suoi amici. Ha detto: "Quando si è cominciato a parlare del virus avevo 18 anni. Chi aveva dieci anni più di me non ha avuto difese. Non sapeva nulla dell'Hiv ed è stato spazzato via. Quelli della mia età sono stati attenti. Sapevano che il sesso era un rischio e, in gran parte, si sono salvati. Molti ragazzi ora pensano che l'Aids non sia più un pericolo. Siamo tornati all'età dell'incoscienza". Era il 1997 e David viveva a Roma; il suo nome finì nelle pagine di cronaca nera. Uno dei suoi amici era stato trovato morto nel suo appartamento, scoperto otto ore dopo l'omicidio. Questi aveva fatto entrare in casa un extracomunitario per una notte di sesso. Ricorda David: "Lì ho fatto amicizia con i vostri carabinieri. Mi hanno interrogato a lungo. Ed è normale visto che conoscevo bene la vittima. Questa storia è diventata uno dei racconti di 'La trapunta di marmo'. E lì parlo molto di Aids". Com'erano i carabinieri? "Simpaticissimi". Ma conoscevano David Leavitt? "Non lo so. Ma dopo l'intervista mi hanno offerto un caffè".

Leavitt è uno scrittore molto amato in Italia, dove ha vissuto per alcuni anni e dove i suoi libri hanno sempre avuto un grande successo. Conosce bene il nostro paese e rimane regolarmente affascinato dalle antichità che conserviamo: 'Gli anni vissuti a Roma sono stati straordinari, abitavo tra san Giovanni e il Colosseo e ogni giorno avevo davanti a me quelle rovine che mi davano il senso della storia. Per noi americani questo è particolarmente importante, perché per noi "antichità" è una casa degli anni trenta'. Si è ripromesso di stabilirsi per qualche mese a Napoli; magari produrrà qualche racconto ambientato nel sottobosco di bisessualità nascosta e dirompente tra i vicoli partenopei, dove l'approccio è tentato anche e soprattutto per strada.

Il successo di Leavitt è stato spiegato con il fatto che ha rifiutato di inchinarsi all'ossessione di molta letteratura gay per la bellezza maschile, auspicando una narrativa che invece di 'sbavare su angeli scesi in terra' trasformasse la condizione omosessuale in una questione umana e quotidiana. La sua evoluzione letteraria è andata avanti: poca omosessualità c'è nella Trapunta, niente in 'Il corpo di Jonah Boyd'. A questo proposito, Leavitt si è autodefinito 'autore post gay', cioè uno scrittore la cui identità omosessuale comincia ad essere meno importante rispetto a qualche anno fa, positivizzando un senso più elastico dell'identità sessuale. "Al primo posto si pone soprattutto l'esperienza e meno l'ideologia. Di etichette non ne abbiamo mai una sola: io, per esempio, sono gay, sono ebreo, sono americano. Fino ad oggi l'essere gay è stato al primo posto, perché era molto forte l'aspetto rivendicativo che oggi è diventato meno importante. Io non ho mai avuto problemi ad essere uno scrittore gay, ma secondo me questa definizione comincia ad essere un po' anacronistica, è un po' di un'altra epoca. E questo, ripeto, per me è un bene".

Come esempio e modello di scrittore post gay, David prende Colm Toibin perché è esplicito nell'essere gay, ma che nei suoi libri tratta di molte altre cose, oltre che della realtà gay. Però il discorso di Leavitt riguarda solo la realtà anglosassone. Difatti in Italia è ancora difficile parlarsi di 'post gay' perché non si ha una letteratura che si sia sviluppata da gay come Pasolini e Tondelli o Scalise e Dall'Orto.

Le storie di Leavitt hanno sempre bisogno di uno spunto reale. Egli ha affermato di voler scrivere qualcosa ispirandosi alla vita disperata di Turing: una figura affascinante, un martire della persecuzione contro i gay. Arrestato negli anni Cinquanta e accusato di omosessualità in base alla stessa legge che aveva portato alla condanna di Oscar Wilde, Turing fu sottoposto a una cura a base di estrogeni, una sorta di castrazione chimica che lo rese impotente, obeso e depresso. Nel 1954 si suicidò mangiando una mela avvelenata, immersa nel cianuro, perché era ossessionato dalla fiaba di Biancaneve. "Lui è stato un genio, ha decrittato, durante la seconda guerra mondiale, Enigma, la macchina segreta della marina tedesca, ed è stato il padre del computer. Era timido, molto riservato, ma anche molto chiaro ed esplicito a proposito della sua omosessualità". David ha poi in mente un altro romanzo ambientato nell'antica Roma; chissà quale sarà il risultato: è rischioso inventarsi una storia personale in quell'ambiente senza essere uno storico.

In definitiva, la Trapunta è un esempio di come Leavitt sia uno scrittore "minimalista", nel senso più generico di interesse dello scrittore per la vita quotidiana, per le cose banali di tutti i giorni, anche se in un'intervista all'italiano Pride ha rifiutato di ammettere che il minimalismo sia la sua tecnica di scrittura.

Ultima nota: stavolta la traduttrice Delfina Vezzoli è stata meno dannosa; traducendo altre opere di Leavitt, ha prodotto tanti svarioni, essendosi cimentata nel linguaggio prettamente gay di cui risulta essere del tutto all'oscuro; stavolta la versione italiana non presente problemi anche per il ridotto ricorso a terminologie specifiche.

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nomeprofessioneautoreanni
David LeavittscrittoreLavinia Capogna1961
titoloautoredata
Uno scrittore post-gay
Intervista a David Leavitt
Francesco Gnerre08/09/2005
autoretitologenereanno
Francesco Gnerre, Gian Pietro LeonardiNoi e gli altrimiscellanea2007
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