Mujeres

17 dicembre 2006

È stato presentato come la versione europea di Desperate Housewives, ma si tratta solo di una trovata da pubblicitario a fine carriera. In realtà Mujeres è un prodotto piuttosto originale che oggi non potremmo immaginare proveniente da altro paese che la Spagna almodovariano-zapateriana.

L’influenza di Pedro Almodovar, che si ritaglia il ruolo di produttore, si sente fin dal primo episodio. Certo, lo stile e il ritmo sono più vicini a quelli di una produzione televisiva di medio livello che a quelli dei suoi film, e dalla televisione provengono tutti gli attori, sconosciuti fuori dalla Spagna. Però molte idee, la dominante femminile dei personaggi e il modo in cui questi sono costruiti, il tipo di umorismo e le mille variazioni sull’eros sono decisamente una derivazione del mondo post-movida. Movida che è ormai un lontano ricordo: la piazzetta madrilena di un quartiere di periferia nella quale è ambientata la serie non ha nulla della vitalità notturna della capitale spagnola degli anni ’80. Ma, grazie all’estro un po’ folle degli sceneggiatori, i colpi di scena non mancano e bastano a tenere lo spettatore legato a personaggi e vicende, che possono vantare, anche nei loro risvolti più assurdi, un livello di verosimiglianza maggiore di quello delle solite soap di cartapesta, anche nostrane.


In un modo o nell’altro, al centro delle vicende ci sono sempre frustrazioni, attrazioni e vincoli di natura sessuale. Non si tratta mai, infatti, solo di amore e di sentimenti ideali, puri e casti. Persino se riguardano una vecchia prossima all’Alzheimer (Palmira) innamorata del suo accompagnatore indio. O una vedova (Irene) che pensava di essersi ormai ritirata a vita privata, per ritrovarsi invece sedotta da un ragioniere complessato ma dalle idee chiare circa i propri appetiti sessuali. O una adolescente sovrappeso (Magda) innamorata di un paraplegico. O sua sorella (Julia), brutta e depressa, che ha appena scoperto che il fidanzato (Jaime) l’ha piantata per un altro uomo. Nel corso delle puntate cercherà di sedurlo di nuovo, coinvolgendolo in un ultimo rapporto improvvisato nei cessi di un locale gay, rimanendo così incinta. In compenso, Jaime non si tirerà indietro: la accompagnerà persino dal ginecologo, che con sua sorpresa ricorderà di aver incontrato in un locale gay (la loro frequentazione farà profilare persino la possibilità di una famiglia allargata…).

Palmira, Irene, Magda e Julia sono le quattro mujeres che compongono la singolare famiglia protagonista della miniserie: quattro donne che non soddisfano nemmeno lontanamente i consueti canoni estetici delle soap, distribuite su tre generazioni divise da tutto, tranne che dalla comune ricerca della soddisfazione sentimentale e sessuale. A loro si aggiunge l’unico figlio maschio di Irene, il panettiere Raúl, che però vive fuori casa ed è diviso tra l’amore per una studentessa e quello per la procace impiegata di colore della madre.

A differenza delle comuni soap, inoltre, le dinamiche narrative non sono mosse dal contrasto tra il bene e il male, tra eroine votate al sacrificio e maliarde rampanti prive di scrupoli. Queste ultime, infatti, non esistono in Mujeres: l’universo femminile almodovariano è sempre governato da una solidarietà salda e tenace, che resiste a tutto, soprattutto agli uomini.


Mujeres sta godendo un successo che meriterebbe anche solo per la sua capacità di svecchiare certi contenuti tradizionali della televisione pensata per un pubblico elettivamente femminile. Non possiamo che sperare che continui a lungo.

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