Omosessuali di destra

Marco Fraquelli con il suo studio Omosessuali di Destra ha il pregio di aver raccolto in un unico saggio storico, forse per la prima volta in Italia, personaggi di Destra più o meno dichiaratamente gay, o meglio, appartenenti ad una ben determinata destra estremista, nazionalista e spesso nazional-socialista; l’autore non offre materiale inedito o fatti dei quali non si era giunti prima a conoscenza, ma ha sicuramente il pregio di aver analizzato il doppio filo conduttore (quello gay e quello di appartenenti alla destra) che lega gerarchi nazisti intellettuali vicini al nazional-socialismo, collaborazionisti francesi, militanti neonazisti ed altri personaggi sicuramente di destra, anche se non fascisti o antifascisti (come, per esempio, Guido Keller).

Fraquelli analizza la presenza diffusa e quasi fisiologica dell’omosessualità nei movimenti giovanili e nei circoli intellettuale che poi avrebbero rappresentato la linfa del nazismo, ovvero di quel sentimento omoerotico cameratesco sempre macho e mai effeminato, in una società dove l’uomo aveva un compito ben designato e la donna un ruolo circoscritto all’ambito famigliare.

Scorrono come in una sorta di filmato d’epoca le immagini dei Wandervoegel, ovvero delle organizzazioni che prima della Hitlerjugend di von Schirach (gay anche lui) raccoglievano i giovani e dove l’omosessualità era molto diffusa, quasi istituzionalizzata, e quindi della Notte dei lunghi coltelli che segnò la fine delle SA di Roehm; poi personaggi di rilievo come von Goering, Canaris, Mishima, intellettuali come Stefan Gorge, Max Weber, Comisso e famosi collaborazionisti della Francia di Vichy (Brasillach, La Rochelle, de Chateaubriand, Peyrefitte…).

Nel 1986 l’esponente di spicco della destra neonazista francese e revisionista Michael Caignet fece il suo coming-out in occasione di un’intervista apparsa sul periodico Masques, mentre colpisce il dramma personale del neonazista tedesco Michael Kuehnen (anche lui gay dichiarato), che morì di Aids nel 1991 a 36 anni, dopo che era riuscito a tenere le redini delle formazioni neonaziste in Germania nonostante le forte opposizioni dovute interne dovute al suo orientamento sessuale (Infelice il titolo del capitolo a lui dedicato nel libro: L’Aids è di destra? ).

Intelligentemente Fraquelli non si espone circa la presunta omosessualità di Hitler e di altri gerarchi nazisti (come Goebbels, che aveva sei figli), proprio perché presunta, ma si limita a riportarene le diverse tesi, spesso contrapposte.

Un appunto che si potrebbe apportare al lavoro di Fraquelli consiste nel fatto che l’autore considera solo un tipo specifico di Destra, ovvero quella nazional-socialista, mentre il mondo della Destra è una costellazione di correnti e di distinguo, che parte dalla corrente più liberale ed arriva a quella più radicale: si sarebbero potuti prendere in considerazione omosessuali del mondo moderato o liberal-conservatore. Sarebbe come circoscrivere la Sinistra a Stalin ed alle Brigare Rosse.

Negli USA esistono, per esempio, organizzazioni omosessuali della corrente repubblicana, come pure in Europa la forte (e sostenuta economicamente e politicamente) GayLib francese, organica all’UMP o la LSU tedesca.

Come poi dimenticare che nei paesi europei è stato spesso determinante il voto della destra liberale in occasione del riconoscimento delle unioni omoaffettive?

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