Processo a porte chiuse: l'omosessualità in Germania dopo (?) il nazismo

29 novembre 2007

Il carattere di instant movie di questo film è palesato dal sottotitolo, §175: in nessuna sequenza, infatti, si accenna a questo paragrafo di legge che sanciva l'illegalità dei rapporti omosessuali tra maschi. Evidentemente, si poteva darne per scontata la conoscenza da parte degli spettatori tedeschi. Questo perché la Corte costituzionale federale lo aveva appena riconfermato, negando tra l'altro agli internati omosessuali dei campi di concentramento il diritto a essere risarciti. L'argomento era dunque di attualità in Germania. Ma se nella versione circolata in Germania non c'è alcuna spiegazione relativa al §175 lo si deve anche alla complessa storia di questo tormentato film.


La Arca, una piccola casa di produzione specializzata in film intesi a sfruttare argomenti di attualità, aveva sottoposto la prima stesura della sceneggiatura, intitolata Eltern klagen an (più o meno "I genitori si lamentano"), all'attenzione di Veit Harlan, regista arcinoto per aver firmato alcuni dei più infami film di propaganda nazista, tra i quali il celeberrimo Jud Süß (Jud l'ebreo). Harlan, in risposta, propose alcune modifiche strategiche intese a rendere il film più appetibile per il largo pubblico. In una lunga lettera, il regista si dice convinto della duplice necessità di non urtare l'opinione pubblica (cioè la sua omofobia) e di non incupire troppo il soggetto traendone un film esclusivamente contro l'omosessualità. Il pubblico, sostiene Harlan, non è disposto a pagare il biglietto solo per vedere un trattato contro qualcosa, o per vedere un film che mostri cose che lo imbarazzano. Tali speculazioni prettamente commerciali indussero il regista a rimarcare la necessità di operare delle distinzioni tra omosessuali semplicemente sfortunati, e altri che invece sono indotti dalla loro natura a commettere crimini. Solo questi ultimi dovevano essere criminalizzati dal film. La distinzione in sé è piuttosto tradizionale e l'abbiamo sentita milioni di volte: in sostanza esprime due gradi differenti di omofobia, ma chi vi ricorre crede di dimostrarsi tollerante per il semplice fatto di non generalizzare la forma più radicale di odio di cui è capace.

Comunque, tale distinzione è importante per comprendere l'ambiguità di fondo del film, che in parte si mostra possibilista nei confronti di una certa tolleranza verso gli omosessuali (lo stesso riferimento alle teorie di Hirschfeld non è da sottovalutare, vista la fine fatta dal suo istituto sotto i nazisti per i quali Harlan aveva lavorato). Il regista aveva anche girato un prologo, poi tagliato, con una breve intervista a due "esperti" che operavano le necessarie distinzioni. Da che parte penda la bilancia di Harlan è comunque palese: i genitori borghesi sono studiati per attirare le simpatie dello spettatore, tanto la madre ingenua (che però cerca di contenere le paranoie omofobe del marito) quanto il padre che, pur non lasciandosi mai smuovere dalla sue idee, è tutt'altro che autoritario o aggressivo. Viceversa, tutti i personaggi omosessuali sono ritratti in una luce alquanto cupa (anche letteralmente: la sequenza cruciale girata a casa di Winkler ricicla l'illuminazione contrastata dell'espressionismo per metaforizzare l'atmosfera morbosa che vi si respira, con l'aggiunta di inquadrature inclinate e movimenti di macchina distorcenti che non troviamo in nessun altro punto del film). Non solo Winkler, ma tutti i ragazzini che lo frequentano, a partire da Manfred, il compagno di classe innamorato di Klaus, sono inequivocabilmente malevoli, misogini, traditori, egoisti, possessivi. E non nascondo istinti omicidi. Se la polizia non trova prove contro Winkler, non si lasciano però dubbi sul fatto che il suo intento sia proprio quello di sedurre ragazzini, con la complicità del suo cameriere. Tradizionale pederasta plagiario, Winkler sfrutta la sua cultura e la sua posizione sociale per traviare i fanciulli della buona borghesia organizzando ritrovi in un salotto che all'occorrenza si trasforma in palestra per un improvvisato incontro di lotta greco-romana che sublima in metafora chiari suggerimenti orgiastici. Lungo tutto il film, svariate autorità (dal medico di famiglia allo psichiatria, all'avvocato gay in una scena tagliata) lasciano intendere che questo genere di situazioni siano la norma nell'"ambiente".

Si salva solo Klaus, ma solo perché, in quanto adolescente di buona famiglia, è ancora guaribile, perché tale è l'omosessualità secondo le autorità mediche consultate dai suoi genitori. Basta coglierla sul nascere e ricorrere all'amore, ovvero a una donna, come si diceva più carnalmente nella versione originale del film.


Nonostante tutto ciò, la censura trovò che il film montato da Harlan mettesse gli omosessuali in una luce troppo positiva, mostrando i loro rapporti di solidarietà internazionale, la debolezza (o la connivenza) della polizia, l'organizzazione dei loro luoghi di ritrovo notturni. E, soprattutto, si riteneva che il circolo di Winkler avesse un carattere troppo intellettuale e raffinato (ma Harlan sembra semplicemente voler promuovere l'avanguardia da arte degenerata - come la consideravano i nazisti - ad arte dei degenerati, come in questo film lasciano intendere soprattutto le perplessità del pragmatico padre banchiere, e il fatto che si ironizzi un po' sulla sua rozzezza non mi sembra sufficiente a deviare il sospetto che certe radici naziste dell'ottica del regista siano rimaste inalterate nel tempo). Ad ogni modo, la censura volle che si gettasse maggior biasimo sugli omosessuali. La produzione si rassegnò. La versione originale, intitolata Das dritte Geschlecht ("Il terzo sesso"), circolò in Austria, ma per la Germania venne approntata una seconda versione profondamente ritoccata e dotata di nuovo titolo, significativo dell'impronta più radicalmente omofoba voluta dalla censura: Anders als du und ich - §175 (alla lettera, "Diverso da te e da me"). Scomparvero così alcune sequenze (come quella in cui un avvocato omosessuale parlava del paragrafo 175), ne vennero aggiunte altre (come quella in cui Winkler viene fermato dalla polizia poco prima di espatriare), e altre ancora vennero ridoppiate (ad esempio, quella in cui la madre di Manfred accennava ai ritrovi omosessuali e ai locali gay). Qua e là, infine, qualche sforbiciata decurtò le sequenze un po' troppo ardite (come l'incontro di lotta greco-romana o la seduzione ordita da Gerta: nemmeno l'esigenza di curare Klaus bastava a giustificare un seno maliziosamente scoperto).


Nel complesso, si tratta di un documento storicamente molto interessante, recentemente rimesso in circolazione dal benemerito Filmmuseum München, che lo ha disseppellito dai suoi archivi e lo ha distribuito in un eccellente dvd esemplare per sobrietà di presentazione e ricchezza di documenti.


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