Il Prete

Quando uscì nel 1995 questo film fece un grosso scandalo negli Stati Uniti, soprattutto perché era distribuito da un marchio cinematografico di proprietà della Disney.

I benpensanti inorridirono all’idea che la casa madre di Topolino potesse appoggiare una storia così cruda e ai limiti della blasfemia.

Purtroppo stoltezza, ignoranza e cecità non mancano mai, soprattutto nei dintorni di qualunque argomento che vada a sfiorare la religione.

Infatti “Il prete” è un film bello che va a toccare molte tematiche, magari perfino troppe, ma lo fa con una rabbia così sincera da farsi perdonare anche qualche piccola ingenuità.

La regista era un’esordiente britannica, tale Antonia Bird, che per questo film vinse un Teddy Award al Festival di Berlino.

Grazie a tanto clamore, “Il prete” arrivò ad incassare in America poco più di 4 milioni di dollari. Poca roba, se si pensa agli incassi dei grandi film di cassetta, ma comunque un risultato lusinghiero per un film “low budget” e per la Disney che, reduce dal successo planetario de “Il re leone”, poteva permettersi il lusso di un flop al botteghino per una storia anti-famiglie.

Ma la vera sorpresa fu la Svezia, che tributò al film un’accoglienza inaspettatamente calorosa.

Padre Greg (Linus Roache) è un giovane prete appena giunto in un quartiere popolare di Liverpool.
È molto bello, animato dalle migliori intenzioni ma molto rigido su certe questioni morali. Per esempio, fa fatica ad accettare il fatto che Padre Matthew (Tom Wilkinson), con cui lavora, abbia una relazione con la sua perpetua.
Eppure Padre Greg non dovrebbe essere il primo a lanciare pietre dato che, in certe serate, si toglie il collarino da prete, indossa un giubbotto di pelle e va a dragare nei bar gay.
E lì incontra Graham (un Robert Carlyle che ancora non aveva conosciuto i fasti di “Full monthy”), il quale, ignorando la reale professione della sua nuova conquista, ne rimane subito affascinato.
In tutto questo si inserisce una pesante storia di violenza e incesto, di fronte alla quale Padre Greg si trova impotente per via del segreto confessionale.
La rabbia esplode con violenza dentro l’anima di questo giovane prete tanto sexy quanto frustrato. Basta un nulla a Padre Greg per perdere il controllo sulla sua vita e finire schedato in questura per atti osceni in luogo pubblico con il suo bel Graham, dal quale aveva cercato un po’ di conforto.
Il prete viene esiliato mentre la Curia fa fatica a gestire la patata bollente, augurandosi addirittura la dipartita del diretto interessato.
Sarà proprio il tanto criticato Padre Matthew a dare a Greg un’altra opportunità, nonostante l’ostracismo dei fedeli ottusi.

La scena finale, con l’abbraccio di due anime dolenti tra l’indifferenza di chi crede di avere la verità in tasca, è veramente toccante. E, nella sua gelida disperazione, regala un briciolo di speranza a chi ancora s’illude che non tutti gli uomini siano uguali.

Si tratta di un film scomodo, complesso, arzigogolato.

Però, a mio avviso, “Il prete” va assolutamente visto e non solo per ammirare il bel Linus Roache, il quale potrebbe trascinare in chiesa molti più fedeli di Papa Ratzinger.

Ci sono alcune scene che, da sole, valgono l’acquisto o il noleggio del dvd.

Al di là di quella finale, da me già citata, c’è anche l’invettiva di Padre Greg contro il crocefisso e il primo rapporto tra il prete e Graham, forse una delle scene erotiche più sensuali mai apparse sul grande schermo.

Molti hanno accusato la regista di aver voluto fare un “Uccelli di rovo” in versione gay, ma non è del tutto vero.

Forse la Bird non ha lo stile asciutto di Ken Loach, però sa dirigere bene gli attori e si avverte in lei una sincera presa di posizione a favore dei più deboli.

Che poi le piaccia indulgere un po’ troppo in qualche scena madre, pazienza.

Direi che si tratta di un peccato veniale.

Prodotto nel 2009 da Multivision, “Il prete” oggi è fuori catalogo. Perciò consiglio di cercarlo nelle videoteche specializzate.

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