L’uomo delle stelle

25 marzo 2006

La vicenda del truffatore Joe Morelli si svolge nella Sicilia del 1953, ancora una regione arretrata e desiderosa di riscatto, che crede al cinema come a una via di fuga dalla realtà locale stretta tra le regole sociali e le ristrettezze materiali, che la televisione rende più difficili da accettare: essa iniziava a far conoscere a tutti gli italiani le altre realtà economiche e sociali ben diverse esistenti in Italia. È ancora una volta una Sicilia, illusa, sfruttata e tradita. Il furgone di Morelli gira l'isola, nei paesi più remoti e poveri, in cui è più facile trovare gente disposta a pagare 1.500 lire per un provino da mandare a Roma, a Cinecittà. Morelli promette a tutti che il provino sarà recapitato ai migliori registi del momento, illudendo contadini, pescatori, ragazzine e casalinghe su un futuro di gloria e ricchezza del quale approfitterà tutta l'isola. Per rendere più credibile la truffa, egli si spaccia per inviato della Universalia Cinematografica, la quale nemmeno sa chi è Joe Morelli. Del resto, è il periodo dei registi De Sica e Rossellini che hanno rappresentato la corrente del neorealismo nella cinematografia italiana, con la quale portavano sullo schermo bassezze e miserie dei popolani.


Molta gente cade nel tranello teso dal cercatore di talenti cinematografici e dinanzi alla cinepresa si avvicenda un campionario di umanità che mette a nudo fasi della propria vita. Le facce, le posizioni, le frasi dette, la dizione, tutto concorre a mostrare le sfaccettature della società isolana. L'ardente brama di fuga acceca una giovane e procace madre, poverissima, che offre a Joe il proprio corpo sui sedili del furgone, pur di far avere a Cinecittà il provino della figlia. Un brigadiere dei carabinieri recita di nascosto la Divina Commedia che egli stesso ha tradotto in siciliano; un reduce della guerra di Spagna, che da anni ha perso la parola, si avvicina al tendone di Morelli e recita dei versi in spagnolo; un mafioso si confessa davanti alla cinepresa. La trovatella Beata, la 'figlia della madonna', desiderosa di scappare dal convento in cui è allevata, si introduce nel furgone convinta che così lascerà il paese. Ma sarà il convento a ripudiarla, una volta scoperta la sua assenza: le chiacchiere fanno presto a spargersi. Con la cinepresa Joe riprende anche la salma di un mafioso: l'amministratore della cosca è disposto a pagare molto per avere un'immagine del defunto.


Leo Gullotta interpreta Vito, l'omosessuale narciso che è perseguitato dalle pernacchie dei compaesani. Siccome l'omosessualità di Vito è evidente e mai nascosta, i ragazzini gli tributano sempre, anche fuori del tendone dove si esibisce nel monologo, sonore pernacchie di scherno. Per questo, egli, davanti alla cinepresa, lascia trapelare il disagio della vita da emarginato nel suo piccolo paese dalla mentalità tradizionale ed espone il desiderio di trasferirsi a Roma o al nord.


Due sedicenti nobili riescono a truffare il truffatore e gli sottraggono il denaro guadagnato con i provini-farsa e in una vincita al gioco ma Morelli ritrova il furgone grazie a Beata, che si finge sua fidanzata. Poi Joe seduce la giovane e la porta con sé, ma il brigadiere che aveva recitato la Divina Commedia in siciliano, ora promosso maresciallo, lo arresta per truffa: si è scoperto che Joe gettava via la pellicola di cattiva qualità usata per le riprese. L'errore è stato quello di imbrogliare anche carabinieri e mafiosi. La camionetta che lo porta in galera viene fermata e i carabinieri non esitano a consegnare Morelli agli sgherri del defunto mafioso che lo pestano a sangue, per vendicare l'affronto. Dopo due anni di galera, Joe ritrova il furgone e cerca Beata: la ritrova rinchiusa in un manicomio. La coscienza di Joe è quindi, solo alla fine, scossa dal ritrovamento di Beata, che per causa sua ha perso la ragione, anche se già era psichicamente fragile. I sogni di celluloide che Beata pensava di realizzare seguendo Joe, diventano per lui un ossessivo rimprovero.


In una corriera Joe incontra alcuni dei personaggi che aveva ripreso due anni prima, tra cui l'omosessuale Vito che si è deciso: ha infatti lasciato il paese per tentare l'avventura. Quindi Joe decide di lasciare la Sicilia e di tornare a Roma e, durante il viaggio, è assillato dal ricordo della gente che ha affidato a lui i suoi sogni e che lui ha ingannato. S'ha qui una successione di voci e facce, che sono un campionario della gente dell'isola. Chi aveva creduto alle promesse di fumo ritorna nella mente di Morelli, in una serie di flash back sul modello di Nuovo Cinema Paradiso, altro lavoro di Giuseppe Tornatore.

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