Psycho Pathia Sexualis

7 gennaio 2014, Pride n. 147 - Settembre 2011

“Qualcuno dovrà pur fare il lavoro sporco”: recitava così lo slogan che accompagnava Topolin Edizioni, la piccola casa editrice che per prima pubblicò in Italia Psycho Pathia Sexualis nel 1995. Sarebbe meglio dire tentò di pubblicare, perché ancor prima di stampare tutte le copie del famigerato fumetto dello spagnolo Miguel Ángel Martín, il libro venne sequestrato dal tribunale di Cremona e l’editore argentino Jorge Vacca venne coinvolto nella più assurda e paradossale vicenda giudiziaria mai intentata prima in Italia contro un’opera a fumetti. L’accusa era di “istigazione al delitto, al suicidio, alla pedofilia, oscenità e immagini raccapriccianti”, ma cadde in Cassazione nel 2001 e assolse con formula piena l’editore, il quale però, nel frattempo, aveva seriamente rischiato di restare sul lastrico a causa degli invenduti e delle spese legali.

Tante energie e soldi dei contribuenti sprecati per togliere di mezzo un fumetto che s’è macchiato dell’imperdonabile colpa di rappresentare in modo asettico e distaccato una collezione di omicidi e di violenze, spesso legati alle parafilie sessuali (termine che in psichiatria ha sostituito quello molto più giudicante di perversioni e che si riferisce ai casi in cui vengono utilizzati oggetti non umani, vengono inflitti a sé o al proprio partner dolore e umiliazioni, o vengono coinvolti bambini o adulti non consenzienti). Martín si ispirò alle figure realmente esistite di feroci quanto insospettabili serial killer della porta accanto, o ai casi più agghiaccianti di cronaca nera: proprio quelli che abbiamo seguito vergognandoci un po’ quando ci venivano propinati dai talk-show, tutti imbellettati e ripuliti come un gialletto alla Agatha Christie, e che invece nella realtà sono disperazione, dolore, sangue, sperma.

Non c’è compiacimento morboso, in Psycho Pathia Sexualis, né un intento moralistico contrabbandato da obiettività giornalistica. Martín non giudica, non finge di indignarsi o di stare ipocritamente dalla parte delle vittime. Attraverso lo stile freddo, il montaggio secco, il tratto pulito le violenze descritte nel libro si trasfigurano: da reali e verosimili si assolutizzano e assurgono alla sublime capacità dell’uomo di precipitare negli abissi più profondi della cosiddetta civiltà, smascherandone la faccia più oscura.

L’autore spagnolo ci rassicura che no, noi quelle atroci violenze non le compiremmo mai, però allo stesso tempo ci scuote dal torpore, come se dicesse: attenzione, il confine tra noi e loro, gli assassini, i mostri, è sottile; quella parte bestiale che a volte riveliamo solo nel segreto delle nostre camere da letto - non a caso qui disegnate luminose ed eleganti, perchè l’abiezione non ha bisogno della sporcizia di un vicolo buio di periferia per manifestarsi - è comunque una parte indissolubile di noi. A maggior ragione, il lettore omosessuale è chiamato in causa: Psycho Pathia Sexualis gli ricorda con fastidio che anche lo squallore dei cessi delle stazioni, dei parchi di notte, delle pinete-scopatoi fa parte della nostra storia, e non sarà rifugiandoci tra le piastrelle linde di una sauna o sui lettini design di un cruising bar che riusciremo ad occultare agli occhi del mondo i fistfucking e il bareback, solo perché vogliamo strappare all’ordine costituito una purché minima rispettabilità sociale…

Allora una spiegazione forse c’è, per quel grottesco sequestro del tribunale nel 1995, ed è soprattutto estetica: al fumetto di Vacca e Martín non venne rimproverato solo di essere spietato e crudele. Quello che davvero fece imbestialire i giudici fu di non esserlo “per gioco”, di non usare gli espedienti narrativi di tanti altri fumetti anche rivolti ai ragazzi – penso a quelli dei supereroi - dove ci si ammazza allegramente ma “solo per finta”, come se ci si potesse abituare al “male fatto a fin di bene” e non lo si volesse vedere per quel che davvero è: gratuito, insensato, terribilmente umano. Martín ha fatto un pezzetto del lavoro sporco; ora tocca al lettore responsabile completarlo per riuscire insieme a dismettere le illusioni e diventare adulti.

A quindici anni di distanza dalla prima edizione, Psycho Pathia Sexualis torna nelle librerie italiane grazie alla coraggiosa Purple Press, che di Martín ha già pubblicato Bitch, Playlove e Sicotronic Records, meno disturbanti ma altrettanto implacabili. In questo volume compaiono anche tre storie inedite e una serie di interviste ai protagonisti della vicenda giudiziaria.

Peccato solo per la scarsa qualità della rilegatura scelta per confezionare il volume, che si sfalda miseramente dopo pochi utilizzi.

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