Mio piccolo caro

10 novembre 2014

L'epistolario di Marcel Proust costituisce una specie di ginepraio o rompicapo enigmistico, essendo spesso costituito da fogli volanti senza data; si aggiunge a ciò il particolare destino dei singoli carteggi, che a volte hanno seguito strade diverse.
La corrispondenza tra lui e Lucien Daudet (1878-1946), figlio minore del celebre Alphonse, autore del Tartarino di Tarascona (e fratello di Léon: fratello scomodo per la sua rumorosa attività nell’Action Française, laddove il Nostro si disinteressò sempre alla politica), s'è ad esempio scissa in almeno tre filoni: un gruppo di lettere, telegrammi e biglietti scritti dal 1895 al 1898, che sono quelli pubblicati qui; un altro gruppo coevo, tuttora inedito; e un gruppo di lettere più tarde, note da molto tempo perché pubblicate a cura dello stesso destinatario.
I fogli qui pubblicati furono invece consegnati da lui all'attuale curatore in circostanze alquanto strane: Michel Bonduelle era un giovane medico che, nell'estate del 1946, allorché il suo collega che aveva in cura l'ormai sessantottenne Daudet andò in ferie, visitò l'illustre paziente, e nelle settimane successive gli divenne anche amico; così alla fine, poco prima di morire, Daudet gli consegnò questo manipolo di missive, che attestano, in modo a volte piuttosto indiretto e velato, la nascita, lo sviluppo e il raffreddarsi del rapporto tra Proust e lui.
Di che specie fosse il rapporto si dovrebbe capire meglio da un altro gruppo di lettere, molto più esplicite, giunte per lascito testamentario a Jean-Eric Green (il figlio di Julien) e, a quanto dice Bonduelle, per vincolo stabilito nel testamento non pubblicabili fino al 2017. In sostanza, il giovane Daudet sarebbe stato in quegli anni un rivale di Reynaldo Hahn.
Ciò è interessante, anche se assume maggiore rilievo per la biografia di Daudet che per quella di Proust: in sostanza, tra i due sarebbe scintillato l'amore per un certo periodo, finché il giovane pupillo, probabilmente stanco delle assiduità proustiane, non si staccò in modo piuttosto rapido; un paio di missive raccolte in questo florilegio attestano un rapporto ormai raggelato; poi l'amicizia tornò a sbocciare, ma senza risvolti erotici: Proust recensiva con affetto le prove letterarie di Daudet, e Daudet fu tra i primi a riconoscere in pieno la grandezza della Recherche; Proust, accanto a Balzac, sarebbe poi rimasto il suo nume letterario per tutta la vita.
Devo dire che perlomeno io ho trovato più coinvolgenti le pagine di Bonduelle su Daudet, che non l'epistolario di Proust in sé e per sé, che al massimo può solleticare la curiosità del biografo e di chi ami annusare le minuzie della vita privata degli scrittori. Daudet fu un grande dandy: ebbe anche la ventura di entrare nelle grazie dell'imperatrice Eugenia, di cui divenne prima cortigiano e in seguito biografo, il che gli consentì pure di conoscere alcuni principi della famiglia Buonaparte e di legarsi ai parenti spagnoli dell'imperatrice, fra cui il duca d'Alba: la visita che questi, finita la guerra, gli poté fare poco prima che lo scrittore morisse, fu considerata da lui, ormai semidimenticato in un mondo che non era più il suo, una delle ultime gioie della sua vita.
Il saggio introduttivo e le pagine di commento del curatore, indispensabili anche per capire gl’innumerevoli riferimenti contenuti nei biglietti di Proust, costituiscono la parte più ampia del libro e, nonostante il carattere qua e là farraginoso, si leggono con molto piacere, anche perché aiutano a conoscere la figura di Lucien Daudet, spesso citato nella letteratura del tempo (ad esempio da Cocteau, che gli fu amico per un certo periodo, e dall’abbé Mugnier) ma poco familiare al lettore odierno.
Purtroppo le lettere di Daudet a Proust furono tra quelle distrutte da quest’ultimo al tempo del trasloco in Boulevard Haussmann, “rogo” menzionato anche nelle memorie della governante di Proust, Céleste Albaret. Peccato, perché Daudet fu tra i pochi amici di Proust a non finire come personaggi nella Recherche: uno dei pochi, dunque, per i quali il grande scrittore nutrì un affetto del tutto disinteressato e sincero, privo di qualsiasi secondo fine letterario.
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nomeprofessioneautoreanni
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