Solo un oscar per "The Imitation Game"

25 febbraio 2015

Tra gli sconfitti illustri dell’edizione 2015 degli Oscar spicca The imitation game, partito con otto nomination e arrivato al traguardo con un solo premio vinto, alla sceneggiatura non originale di Graham Moore.

Del resto, in altre occasioni non era andata meglio: The imitation game è uscito a mani vuote e dai Golden Globe e dai Bafta e dai Guild Awards, mentre la National Board of Review of Motion Pictures l’ha comunque inserito nei dieci migliori film dell’anno e il Toronto film festival l’ha premiato come migliore pellicola.

In tutte queste bocciature, colpisce maggiormente la mancanza di riconoscimenti per Benedict Cumberbatch, attore di culto per gli amanti dei serial tv ma straordinario a portare sullo schermo il tormento di Alan Turing, genio fuori posto in un mondo conformista che salverà dalla barbarie nazista ma che lo punirà per la sua diversità sessuale, all’epoca reato nella civilissima e antagonista della barbarie nazista Gran Bretagna, dove rimarrà tale fino al 1967.

Del resto i rivali c’erano e sempre ogni anno ci sono film che vincono più Oscar e altri che escono a mani vuote o quasi, e non c’è nemmeno da tirare in ballo un discorso omofobo quanto più di potenza delle major e di filoni che funzionano di più di altri. Anche perché l’unico Oscar di The imitation game, quello alla sceneggiatura è andato allo sceneggiatore Graham Moore che nel suo discorso di accettazione ha fatto un elogio della diversità, ricordando il disagio provato a sedici anni quando pensò al suicidio perché soffriva di depressione, ancora oggi un tabù in età adolescenziale.

Il suo Stay weird, stay different è diventato un tormentone e un elogio della diversità in tutti i sensi, in un mondo in cui l’omologazione è la norma e spesso l’omofobia nasce non tanto per ideologie reazionarie ma per avversione verso chi è percepito come non conforme a certi schemi.

Del resto The imitation game non è solo un film a tematica GLBT, ma una riflessione generale sulla diversità e l’avversione che crea in quanto percepita come perturbante e pericolosa. Alan Turing, oltre che omosessuale, era molto probabilmente affetto da sindrome di Asperger, una variazione dello spettro psichico studiata solo di recente e per anni considerata un difetto caratteriale oltre che un comportamento fastidioso dal punto di vista sociale, senza che ne venissero indagate motivazioni e manifestazioni.

Quindi, nonostante i premi non vinti, The imitation game resta un film interessante, una biografia di un personaggio poco noto e da riscoprire, un ritratto di un’epoca ormai lontana ma da cui è emerso il mondo in cui viviamo, e una riflessione sul potere perturbante e pericoloso della diversità, di qualsiasi tipo sia, perché mette in discussione regole predefinite e certezze, aprendo una porta verso l’ignoto, che anche se può essere migliore e portare cose buone è temuto in quanto tale, sempre e comunque.

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Altre recensioni per Imitation Game, The

titoloautorevotodata
The Imitation GameMarco Valchera
06/01/2015

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