Bloodbath at the House of Death

20 settembre 2015

Curioso ibrido fra commedia e horror in cui vengono mischiate, in maniera inconsueta per l'epoca, svariate citazioni-parodie di celebri pellicole (Amityville e i film della Hammer su tutte, ma anche un gustosissimo rimando a Carrie lo sguardo di satana) condite con una comicità prettamente demenziale di cui il protagonista Kenny Everett era allora, grazie al suo programma televisivo The Kenny Everett Video Show, uno dei massimi rappresentanti in terra inglese.

La parte comica oscilla fra gag alla Monty Python, come ad esempio la riuscitissima scena dell'operazione chirurgica con un irresistibile crescendo in bilico fra slapstick e splatter, e un umorismo più pecoreccio che ricorda alcune commedie della serie Carry On (un esempio su tutti la spassosa scena di sesso fra il fantasma e Pamela Stephenson con tanto di sigaretta finale post-amplesso).

Non mancano momenti dalla comicità più prettamente non-sense di stampo molto british. C’è ad esempio una scena in cui un personaggio che sfoggia sul braccio un enorme neo (che in inglese si dice mole) viene attaccato da una talpa (che in inglese si chiama anch’essa mole) fuoriuscita proprio dal suo neo.

Fra gli altri personaggi troviamo anche una coppia gay interrazziale interpretata da Don Warrington e Gareth Hunt. In una delle prime scene del film la coppia ci viene presentata con estrema naturalezza: i due, che si stanno recando in macchina nel luogo dove sorge la casa maledetta, si rivolgono l'un l'altro in maniera compassata ma evidentemente affettuosa, arrivando anche a scambiarsi una carezza.

Degna di nota è anche una scena, in una momento di pausa, in cui si rilassano sfogliando una popolare rivista gay dell’epoca. Purtroppo i due personaggi muoiono abbastanza presto nel film.Riuscitissime poi sono le scene in cui Vincent Price si prende in giro interpretando una sorta di “gran sacerdote” pasticcione alla guida di un gruppo di satanisti imbranati.

Il film risulta abbastanza piacevole anche se estremamente confuso, specialmente nella seconda parte. Talmente confuso che si racconta che quando la censura inglese visionò la pellicola chiese al regista se per caso non avessero invertito l’ordine dei rulli, dato che la maggior parte dei membri della commissione non riusciva a seguirne il senso.

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