Ettore lo fusto

21 dicembre 2016

Ettore lo fusto – riscrittura in chiave contemporanea dell'Iliade con tentazioni satiriche – è un film in cui i doppi sensi si sprecano e i grandi nomi del cast sono sprecati. Vittorio Caprioli, Vittorio De Sica, Giancarlo Giannini, Aldo Giuffrè, Philippe Leroy, Luciano Salce e Rosanna Schiaffino sembrano doversi limitare per contratto a un repertorio ridotto di espressioni. Ancor più sacrificata appare Franca Valeri, alla quale è affidato (con una buona intuizione) il ruolo di Cassandra, la quale fa ben poco, oltre a mugugnare interpretando la versione menagrama della Signorina Snob.

Enzo G. Castellari dà un'anticipazione del peculiare senso dell'umorismo – tutto basato sulle accelerazioni – di cui darà prova anche nello stravagante Cipolla Colt. Purtroppo la parodia delle gesta narrate da Omero è un po' troppo puntigliosa perché l'azione possa fluire con la giusta agilità.

Dato che la sceneggiatura di Lucio Fulci, Sandro Continenza e dello stesso Castellari è tutta tesa a spoeticizzare il mito della Guerra di Troia (come se generazioni di scolari maliziosi non avessero già svolto minuziosamente la stessa operazione), anche il rapporto tra Achille e Patroclo viene dipinto senza lasciare niente all'immaginazione. Patroclo (detto Clo-Clo) è un biker svelto di coltello che segue come un'ombra Achille e fulmina con lo sguardo tutte le gonnelle che sfilano di fronte al suo baldo compare. Parla con un piagnucoloso accento ciociaro e le tenta tutte pur di compiacere Achille, col quale intrattiene un rapporto decisamente sbilanciato. Fin dalla prima scena in cui li vediamo comparire ci viene detto che Clo-Clo è inguaribilmente checca, mentre Achille è regolare… soltanto che – come spiega il minimale Ulisse interpretato da Giancarlo Giannini – «ogni tanto va a vela e ogni tanto va a motore».

Con la speranza di guadagnarsi una vacanza a Capri col suo amato, Patroclo decide di battersi in duello con Ettore (Philippe Leroy). Ma – per quanto lotti con un'irruenza e un valore del tutto insoliti per una checca da cinema popolare – cade vittima di uno scherzo del destino, schiantandosi in moto contro un camion di poponi (dai quali viene seppellito). Achille pare per la prima volta accorgersi della rilevanza del suo defunto amico: per la rabbia demolisce il vagone di un treno gettando le persone da uno scompartimento all'altro.

È l'attore-stuntman Giancarlo Prete – che due anni dopo intratterrà una strettissima “amicizia virile” con Franco Nero nel classico poliziottesco di Castellari Il cittadino si ribella – a prestare il proprio fisico nerboruto a Patroclo, il quale una volta tanto non risponde al profilo classico dell'omosessuale inetto e macilento. Lo stesso Castellari pagherà il proprio tributo nell'ambito delle macchiette gay nel già citato Cipolla Colt, proponendo due aiuti-sceriffo pallidi e ossigenati che suonano il piano a quattro mani.

Per il resto Ettore lo fusto è tutto un fiorire di sguaiati riferimenti all'omosessualità: non viene risparmiata neanche una battuta – già sentita in varie salse nei film di Totò – sui Proci («Eh, quelli ormai stanno dappertutto»)! Quando il Conte Mercurio (Luciano Salce) illustra al Cardinale Giove (Vittorio De Sica) le attività del bordello di lusso impiantato da Ettore presso la sua tenuta (la Troika), spiega che lì si verificano «balletti rosa, balletti verdi, di tutti i colori», con un evidente richiamo allo scandalo bresciano dei Balletti Verdi che – a distanza di più di dieci anni – evocava ancora pittoresche orge omosex. Quando la Troika viene espugnata e i suoi clienti vengono scacciati, scorgiamo un chiassoso travestito (lo stesso che Enrico Maria Salerno utilizza per la sua lezione sulla prostituzione maschile ne La polizia ringrazia) che si presenta come il “Commendator Filippetti”, seguito da una stangona bionda in abiti maschili. Insomma, il Conte Mercurio non esagera: i balletti sono effettivamente di tutti i colori.

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