Psicoterapie a omosessualità.

Questo nuovo libro di Margherita Graglia è una disamina della complessità della relazione paziente terapeuta e un possibile percorso per una psicoterapia affermativa a favore delle persone GLBT.

In un recente convegno su Orientamento sessuale e identità di genere nell'infanzia, tenutosi a Torino, uno psicoterapeuta della SPI ha concluso con la citazione di Bion che rilevava come nello studio dell'analista ci fossero due esseri umani terrorizzati, abbarbicati alla zattera analitica.

Questa metafora è forse quella che meglio illustra il tipo di interazione tra paziente e psicoterapeuta, in modo particolare quando il/la paziente è omosessuale e porta con sé il pesante fardello dello stigma sociale; il terapeuta si trova infatti a dover costruire una relazione che sappia districarsi tra stereotipi, pregiudizi personali, una letteratura scientifica con una lunga tradizione eterosessista e una scarsa possibilità di confronto e di approfondimento su queste tematiche.

Ecco perché il libro di Margherita Graglia rappresenta uno strumento utile per fare il punto sull'evoluzione degli studi e delle ricerche relative all'identità di genere e all'orientamento sessuale, e nello stesso tempo fornisce spunti di riflessione e suggerimenti pratici frutto dell'esperienza dell'autrice sia nel lavoro di clinica sia in quello della formazione.

Ed il pregio del libro, diversamente da altri saggi, sta proprio nella capacità di coniugare teoria e pratica, al fine di promuovere un'alleanza che sappia garantire un adeguato benessere psicosociale anche a pazienti GLBT.

Nella ricerca Modidi, realizzata da Graglia per L'Istituto Superiore di sanità, emerge infatti che quasi la metà delle persone omosessuali seguono un percorso di psicoterapia; di questi però quasi il 20% non trova il coraggio di parlare del proprio orientamento nemmeno con il proprio terapeuta; partendo dal presupposto, ormai largamente condiviso, che il disagio per i pazienti LGBT è strettamente legato all'esclusione sociale e all'ostracismo, subito ne risulta che in molto casi non si creano le condizioni per una relazione accogliente e supportiva.

Del resto la lettura dei risultati delle ricerche condotte presso terapeuti italiani fornisce un quadro desolante della situazione: anche coloro che si dichiarano "neutrali" nei confronti dell'omosessualità infatti paiono mettere in campo, seppur in modo implicito, atteggiamenti intrisi di quella che un tempo si definiva omofobia, ma che ora si preferisce denominare "omonegatività" per metterne in risalto il portato sociale.


Non è sufficiente che l'Ordine degli psicologi italiani abbia sentenziato che "lo psicologo non può prestarsi a nessuna terapia riparativa dell'omosessualità"; è necessario un lavoro di traduzione nella pratica quotidiana, che implica necessariamente un percorso di confronto e formazione personale.

Questo libro può costituire uno stimolo per tutte quelle persone che si trovano a interagire in spazi sociali in cui, troppo spesso, le persone omosessuali non sono previste.

Nel libro è riportato un manifesto realizzato dal gruppo "Educazione sanitaria" di un consultorio familiare. Sotto il titolo: E se i bambini non nascessero sotto i cavoli?
C'è una serie di vignette rivolte agli adolescenti sulla biologia, il sesso, gli anticoncezionali, tra cui anche due medaglioni con la scritta: E se fosse lui con lui o lei con lei?

In fondo basterebbe davvero così poco per rendere questa nostra società un po' più umana e accogliente.

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Patrizia Colosio15/12/2011

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