Il corpo e l'azione. Storie di donne e di fotografia.

Perché le donne, e da subito, dai primordi, si sono date anima e corpo alla fotografia?

Ce lo spiega Federica Muzzarelli in un libro che già dal titolo mette in primo piano "il corpo", questo corpo precluso alle donne dell'800, che non potevano seguire i corsi di nudo nelle Accademie; che si mettevano gonne, sottogonne e corsetti, ma che muovendosi con sorprendente abilità tecnica fra acidi, lastre fotografiche, macchine fotografiche fortunatamente sempre meno ingombranti mettono in scena se stesse, le proprie figlie e nipoti, i corpi delle donne insomma.


Corpi però che, diversamente da quanto fanno gli uomini, non sono congelati nell'attimo, sono corpi in movimento, attraverso performance, anche antiche come quelle dei Tableaux vivants (i quadri viventi tanto amati a Versailles, dove le dame dell'aristocrazia, le amanti del Re e anche le Regine potevano avvicinarsi senza scandalo all'arte drammatica) a cui si rifanno le fotografie della prozia di Virginia Woolf, Julia Margaret Cameron, che amò tanto la donna più bella d'Inghilterra, sua nipote Julia, la madre di Virginia, da dedicarle ben 19 ritratti.

Julia Cameron, nata Pattle nel 1815, di cui gli amici dicevano: "l'umanità si divide in donne, uomini e sorelle Pattle!", è un po' nostra sorella, come sono sorelle tutte le donne di questo libro, che non hanno mia affrontato il destino a occhi chiusi

Federica Muzzarelli non si tira mai indietro. Spiega con competenza e con grande passione come e perchè ha scelto queste dodici donne, queste fotografe, spesso dilettanti, a volte professioniste, per raccontare un pezzo di storia delle donne, di come le donne hanno deciso di rappresentarsi e di quanto è diverso il loro auto-sguardo rispetto a quello degli uomini.

Fra le fotografe alcune sono lesbiche, come Alice Austen e Claude Cahun o Hannah Hoch, tutte sono terribilmente affascinate dai corpi delle donne, dalla loro bellezza, tutte costruiscono con il loro sguardo, anche quando sono signore bene dell'epoca vittoriana, un modo nuovo e moderno di guardare il corpo delle donne e la femminilità.

Una femminilità che spesso è solo una mascherata, un rito da ripetere, un ornamento obbligato da indossare, mentre altre invece sembrano perdersi nell'indistinto narcisista, come la famosa Contessa di Castiglione o lo strano amore che Lady Clementinea Hawarden porta le sue belle figlie.

Federica Muzzarelli racconta delle storie bellissime e, come dicevo, non si tira mai indietro. E questo libro è una sorpresa, perchè l'Accademia italiana invece sembra sempre pronta a chiudere piuttosto che ad aprire, trincerandosi dietro una fredda e presunta neutralità.

Federica Muzzarelli argomenta, discute, spiega come e perché ha scelto queste fotgrafe, perchè molte sono lesbiche, come essere lesbiche non sia un tratto del genio, ma ti metta nella condizione di fare scelte complesse, ti costringa spesso ad interrogarsi con più determinazione sul mondo, sui generi, sui ruoli sessuali.

Ma non solo le lesbiche lo fanno. Costrette in recinti anche quando fanno parte dell'avanguardia culturale, le donne si trovano citate spesso come "compagne di...", trovano le scuole più moderne che graziosamente le indirizzano verso le arti cosiddette minori, quelle applicate, ma ugualmente, tenacemente e testardamente, continuano ad autorappresentarsi con forza, sfida e ironia.

Il corpo e l'azione, con un apparato iconografico spettacolare, racconta dodici biografie di donne e fotografe, ce la fa vedere nei loro ritratti e nei ritratti che scattano per loro compagni e fotografi professionisti, le racconta come protagoniste del loro tempo e della propria vita.

Sono tutte donne ricche di grande fascino, basti pensare a Tina Modotti nel Messico rivoluzionario o, dalla parte opposta, a Leni Riefenstahl, così compromessa con il nazismo da diventare un "oggetto" pericoloso da indagare; donne impegnate contro il nazismo come Claude Cahun e Hannah Hoch, donne che invece di essere oggetto di uno sguardo, si guardano e scoprono qualcosa che ancora oggi è utile a tutte noi.

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