You're my love prize in binding cage

Nonostante il titolo lasci in qualche modo presagire un sequel del volume precedente, anche in questo volumetto è ripresa la forma antologica, con vicende che condividono i personaggi di You're my love prize in viewfinder, ma senza porsi come continuazione delle narrazioni. Quello che è in comune con il volume precedente è invece la fantasia sessuale, che insiste sulla sessualità di stupro, e su personaggi che vivono i loro desideri sessuali con profonda vergogna, che solo lo stupro (agito o subito) riesce a vincere.
Ovviamente, com'è tipico delle fantasie erotiche, la vittima degli stupri in realtà ci prende gusto ed anzi, alla fin fine gli piace "prenderlo il quel posto". Ma questi fumetti sono fatti così.

In questo secondo volume della serie detta "del viewfinder" (mirino della macchina fotografica) nell'episodio di apertura "Bodychase" (pp. 3-32) l'efebico fotoreporter Akihito s'intrufola per spiare, assieme a un detective, in un locale notturno gestito dal criminale Riuichi Asami. Scoperto, per punizione non verrà liquidato ma solo stuprato, di nuovo, da Asami.
Dopo i "No, non voglio" di prammatica ci prende proprio gusto, al punto da aspettarsi da lui, da questo momento in poi, qualche attenzione in più. Perché evidentemente in Giappone essere stuprati o ricevere un anello di fidanzamento dev'essere grosso modo la stessa cosa. Paese che vai, usanza che trovi...

"Il fiore del grattacielo", diviso in più episodi tutti in sequenza, occupa la maggior parte del volumetto (pp. 33-151) ma ha ben poco del genere boys' love, se si eccettua la capigliatura da Maria Maddalena Penitente del mafioso cinese Fei Long, che traffica in armi sul mercato giapponese, per il quale se non altro l'autrice ammette: "il problema con Fei Long è la prospettiva di finire per disegnarlo troppo somigliante a una donna" (p. 176). Direi che se non fosse lei a dirci che è un maschio, a giudicare dal disegno non diremmo mai che sia un uomo (e neppure cinese, se è per quello).
La vicenda ruota quasi interamente intorno alla lotta di potere tra i due fratelli di un boss mafioso cinese in fin di vita, che finirà con... diciamo un buon numero di liquidazioni fisiche. Nel corso della vicenda Fei Long verrà incongruamente aiutato dallo yakuzaro Asami, con cui avrà un fuggevole rapporto sessuale "di consolazione", anche se poi nega espressamente i propri desideri ("Io con un uomo... certe insinuazioni potrebbe pur risparmiarsele", p. 109).

Conclude il volume la storiellina "Il Dna non mente" (il titolo più cretino della storia dei "boys' love", e sì che è una bella gara) nel quale riappaiono alle pp. 152-172 i due studenti e i due padri amanti di "Due arbusti innamorati". Con la scusa di portare il figlio a far visita al compagno malato, il padre di uno dei due virgulti va a trovare il suo amante (padre del suddetto compagno), visto che ha saputo che la moglie non è in casa per qualche giorno. Ovviamente i padri iniziano a fare quel che desidererebbero fare e che non fanno perché si sono sposati entrambi solo per rispetto delle convenzioni sociali, ed anche i figli vanno a parare "là".
Anche in questo caso uno dei due tira fuori le solite gnegne da vergine offesa per le avances del compagno ("Vorrei che facesse qualcosa per quel suo istinto depravato... il bello è che non se ne accorge nemmeno", p. 161). Il compagno, giovane ma bene organizzato, gli mostra però delle riviste porno di donne poppute, e una volta eccitatolo passa alla consumazione dell'atto masturbatorio richiesto dalla trama, con reciproca soddisfazione.
Vera paladina del "pensa positivo", la Yamane ci comunica anche l'edificante pensiero del virgulto verginella dopo il fattaccio: "Come posso giudicare mio padre se anche io..." (p. 171). Ah, era questo il problema: avere un motivo per giudicare male il padre. Certo, però, che a quell'età la rivalità edipica è importante...

Mah. A me la mentalità contorta della Yamane proprio non riesce a piacere: la trovo malsana e malata. Staremo anche parlando di fantasie erotiche, e alla fantasia non si comanda, ma qui abbiamo assassini mafiosi, stupratori, "velate" in preda al senso di colpa senza neppure la scusa di essere cattolici, e cinesi troppodonne: decisamente una bella collezione. Condita, ed è qui che si passa il segno, con un'omofobia esplicita e rabbiosa che non è assolutamente necessaria alla fantasia, ma è un'aggiunta che l'autrice si permette gratuitamente.

Va be': tutti i gusti son gusti.

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