Il fascino del carnefice

19 marzo 2005, "Pride", n. 69, marzo 2005

Per ottenere queste foto ho dovuto sgomitare parecchio, sbaragliando altri collezionisti che le bramavano ingolositi.
Trattasi di foto tedesche, di varia provenienza, scattate negli anni trenta. I primi piani ritraggono giovani nazisti, immortalati al loro meglio durante una licenza, prima dei saluti fugaci a famigliari e fidanzate. Quasi sempre, immagini ufficiali della loro giovane morte.
Sì, perché molto spesso, dietro le foto, appare scritta la data in cui caddero al fronte.
Tutta una gioventù bruciata dal fanatismo folle. Assassini e torturatori, piccoli ingranaggi dell'orribile macchina da guerra hitleriana. Tanto soggiogati dal senso del dovere e ciechi agli ordini più crudeli, quanto spaventosi nella loro bella e salutare gioventù. Tempo di vivere, tempo di morire.
Bellissimi come solo la "razza ariana" aveva potuto fabbricare. Biondi e sportivi giovani leoni, completamente nudi come i ginnasti nella bruma wagneriana di Olympia, film di propaganda nazista di Leni Riefensthal.

Eccoveli qui avvinghiati in palpeggiamenti di gruppo, scherzi innocenti ed allusiva ingroppata da dietro. Canottiere con l'aquila del partito stampata sopra, mettersi in posa dopo una gara in canoa... Eccone altri, lavarsi nudi in un fosso dopo un incontro di calcio.
E poi la guerra. Prendere il sole in un accampamento in Polonia, mettersi in posa su un tronco col proprio fedele berretto da marinaio.
Oppure il bell'aviatore che si fuma una sigaretta in un bosco, dopo aver delicatamente ripiegato sul prato la giacca della sua uniforme, con la grossa svastica in evidenza sulla manica. Belle mani d'origine contadina, morirà il 25 marzo 1941 sopra il cielo d'Olanda. Esattamente sessantaquattro anni fa. Il suo nome era Grimius, nato nel 1917. Ma a cosa stava pensando quel giorno? Dove vagava il suo sguardo di ghiaccio? C'è il muro del tempo, ideologie incomprensibili e innocenze perdute chissà come.

Bellezza e forza di sadici ragazzi biondi in uniforme che tanto aveva affascinato pure Luchino Visconti, quando li vide sfilare in parata, a Berlino nel 1933.

Ma è nel diario segreto dello scrittore (fascista) Curzio Malaparte che si trova un brano rivelatore sulla fascinazione per i giovani nazisti: Ho a Chamonix, un amico. Nel maggio del 1940, egli si trovava con un reparto di Chasseurs Alpins, nei boschi delle Ardenne.
Avevano camminato per giorni incontro al nemico, pieni di fiducia nelle proprie forze.(...) Quei soldati ridevano, bestemmiavano in cuor loro, di quelle uniformi pesanti, antiquate, e della imbecillità dei loro generali, dei loro ministri. Quando ad un tratto, si udì nel bosco un suono di voci chiare, ed era come un chiamar di uccelli tra le fronde.
Quei soldati francesi si fermarono, stupiti, udendo quelle voci chiare, simili alle voci degli uccelli, dei daini, dei cervi, alle voci varie ed eguali del popolo della foresta. Vorrei, qui, che non si credesse che io pensi a Sigfrido nella foresta che imparò il linguaggio degli uccelli: e gli uomini, udendo la sua voce, credevano che fosse un uccello che cantava, un fringuello, un merlo, un verdone, un tordo, non un uomo che parlasse.
Io non credo alla leggenda nibelungica di Sigfrido: credo che la voce dell'uomo, nella foresta, abbia qualcosa in comune con la voce degli animali selvatici. E posso capire lo stupore di quei soldati francesi, quando videro apparire tra gli alberi, nella verde luce dorata della foresta, dei giovani biondi, dal petto nudo, vestiti di shorts di color del legno, un piccolo berretto tagliato a busta posato sui capelli biondi. Camminavano sparsi nel bosco, chiamandosi l'un l'altro con quelle voci selvatiche. Stringevano nel pugno un fucile mitragliatore, parevano cacciatori, non guerrieri. Nel ricamo di luci e d'ombre, essi apparivano nudi. Talché, sulle prime, quei soldati francesi esitarono a sparare, per quella specie di ritegno che un soldato, in guerra, ha di sparare su un uomo nudo, cui la nudità dà un'apparenza di essere inerme, e quasi innocente. Poi la lotta cominciò tra quei soldati francesi, impacciati dal peso dello zaino e dell'uniforme, poveri esseri goffi, e quei giovani biondi seminudi, per i quali la guerra era un che di sportivo, un gioco. Ma poi venne il trionfo...

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