Caro Pier...

Tondelli e la critica - La fortuna dello scrittore presso le nuove generazioni...

29 marzo 2005, "Babilonia", marzo 2003

Pier Vittorio Tondelli, morto a soli 36 anni nel dicembre del 1991, è un punto di riferimento per molti giovani narratori, uno scrittore culto per generazioni di lettori, oltre che un classico della recente letteratura italiana (caso forse unico per uno scrittore così giovane, tra il 2000 e il 2001 sono state pubblicate nei "Classici Bompiani" tutte le sue opere).

A Correggio, sua città natale, è attivo un Centro Studi e Documentazione a lui intitolato che assegna annualmente un "premio Tondelli" per la migliore tesi di laurea sullo scrittore e gestisce un concorso dedicato agli "under 25" che intende continuare il progetto tondelliano della scoperta e della valorizzazione di giovani narratori.

Recentemente, per l'iniziativa di Enos Rota e di Carmine Urciuoli, è nato un nuovo sito, "Caro Pier", meno accademico di quello del Centro Studi del Comune e al di fuori di ogni forma di istituzionalizzazione, che, oltre ad una interessante sezione di studi gay curata da Luca Prono, raccoglie interventi di varia natura di lettori di tutte le nazionalità.


A testimoniare ulteriormente la straordinaria fortuna di Tondelli esce in questi giorni un libro che raccoglie lettere, biglietti, osservazioni critiche, testimonianze (Caro Pier... l lettori di Tondelli: ritratto di una generazione, a cura di Enos Rota, Selene Edizioni, pp. 158, E.12,50), che fa seguito ad una raccolta analoga, ma più limitata, del 1995.

Accanto ai ricordi dello scrittore di persone note (da Matteo B. Bianchi a Fernanda Pivano a Carlo Coccioli) possiamo leggere le impressioni di giovani studenti, aspiranti scrittori, semplici lettori che raccontano con passione l'influenza esercitata dai libri di Tondelli sulla loro vita, il rimpianto di non averlo potuto conoscere di persona, il momento del loro incontro con i suoi libri, il bisogno di ripercorrere i suoi luoghi, da quelli letterari, sempre carichi di emozioni personali ("Questa è Piazza Colonna. Qui incontravi la tua gayosa brigata. Qui io avrei voluto incontrare Pablo") alle commosse visite al piccolo cimitero di Canolo, una frazione di Correggio, dove lo scrittore è sepolto.

Si tratta di una partecipazione emotiva che non ha eguali nella letteratura italiana. E poco importa se spesso sembra essere di fronte più a un popolo di discepoli pronti a fare l'agiografia del loro maestro che a critici della letteratura. Si tratta in ogni caso della testimonianza che la letteratura di Tondelli ha molto da dire anche ai lettori del nuovo secolo che leggono con l'emotività auspicata dal loro autore.

Anche la critica, dopo alcune riserve, sembra unanime nell'attribuire a Tondelli un ruolo di primo piano nel ritorno al piacere della narrazione, dopo la neoavanguardia degli anni Sessanta e dopo il decennio tutto politico e "impegnato" degli anni Settanta.

Ma a proposito della critica tondelliana sta succedendo qualcosa di paradossale: lo scrittore scandaloso, denunciato per oscenità all'uscita del suo primo libro, Altri libertini, nel 1980, il modello indiscusso di alcuni dei più interessanti scrittori gay contemporanei, scoperti proprio da lui attraverso il progetto degli "under 25", il narratore tanto amato dai giovani gay che leggono nei suoi libri la ricerca di una possibile liberazione della loro identità sessuale, sta subendo una specie di santificazione da parte della critica cattolica.

I maggiori studiosi dello scrittore sono infatti Fulvio Panzeri, esecutore testamentario di Tondelli, curatore delle sue opere, critico letterario del quotidiano "L'Avvenire", e Antonio Spadaro, sacerdote, professore dell'Università Gregoriana di Roma. Entrambi i critici, con sfumature diverse, collocano l'opera dello scrittore in una prospettiva tutta religiosa.


Inoltre la versione "definitiva" di Altri libertini, quella dei "Classici Bompiani", di cui è curatore Panzeri, è diversa dalla prima edizione. Panzeri dice che "il testo è stato adeguato alle modifiche e correzioni proposte dall'autore" e le modifiche riguardano particolarmente "espressioni lessicali (in particolare le bestemmie) all'interno dei racconti".

Egli ci informa inoltre che nell'ultimo anno della sua vita Tondelli si era riavvicinato alla religione cattolica e non abbiamo nessun motivo per dubitare di questo (chi può dire i percorsi della fragilità umana di fronte alla morte?), ma rileggere l'opera della scrittore alla luce della drammatica esperienza degli ultimi giorni della sua vita, come fa in particolare Spadaro, e trovare "l'attesa di salvezza" anche in Altri libertini sembra decisamente azzardato.

Le opere di Tondelli sono lì con tutta la loro forza provocatoria, con la continua ricerca di una legittimazione dell'amore gay, con la "guerra contro i valori della società e contro la normalità" che combatte Leo, il protagonista di Camere separate. Basti pensare nello stesso romanzo al momento della morte del compagno quando Leo tocca con mano la negazione sociale del suo modo di amare:

"non c'è posto per lui in questa ricomposizione parentale. Lui non ha sposato Thomas, non ha avuto figli con lui, nessuno dei due porta per l'anagrafe il cognome dell'altro e non c'è registro canonico sulla faccia della terra su cui siano vergate le firme di testimoni della loro unione".

Non credo sia facile neutralizzare in maniera così semplice la carica anche di denuncia di queste pagine o trasformarle in altro.


Quanto alle modifiche in base alle intenzioni finali dell'autore, credo che il discorso sia molto complesso.

Un autore, o un suo esecutore testamentario su precise indicazioni dell'autore, può certo rivedere una sua opera e pubblicarne un'altra versione. Ma quando un'opera è già diffusa, spetta ai lettori stabilire quale è la versione che vivrà nel tempo. Anche Torquato Tasso aveva riscritto la Gerusalemme liberata (diventata Gerusalemme conquistata) in chiave controriformistica, ma i lettori, contro la volontà dell'autore, che non è sempre il miglior lettore di se stesso, hanno continuato a leggere la Gerusalemme liberata.

Aldo Palazzeschi, per fare un altro esempio più vicino a noi, aveva ripubblicato negli anni Cinquanta Il codice di Perelà in una versione più moralistica, più consona ai tempi (democristiani ) e al suo avvicinamento al cattolicesimo, ma noi continuiamo a preferire l'edizione "blasfema" e liberatoria del 1911, ripubblicata anche recentemente negli Oscar Mondatori a cura di Marco Marchi.

Forse meglio avrebbe fatto Panzeri, a mio avviso, a segnalare in appendice "le intenzioni finali dell'autore", lasciando il testo nella sua versione originaria.


Questo filone critico di impostazione religiosa a me pare comunque poco interessante, ma è molto combattivo e prolifico e sembra azzerare ogni altra possibile lettura dello scrittore.

Il padre gesuita Antonio Spadaro ha già dedicato all'opera di Tondelli tre volumi con l'intento di rilevare nell'opera dello scrittore "una fenomenologia letteraria dell'attesa di salvezza". E il suo discorso critico prende le mosse dall' idea che della letteratura ha Giovanni Paolo II, espressa in una Lettera agli artisti del 1999. E Giovanni Paolo II, come è noto e come ribadisce spesso, considera l'unione tra due persone dello stesso sesso - il tema centrale della letteratura di Tondelli - un "oggettivo disordine morale" o una "caricatura" della "famiglia".


Esiste anche una critica più attenta ad altre problematiche dell'opera tondelliana. Basti ricordare qui Lo spazio emozionale di Roberto Carnero (interlinea, 1998), le pagine dedicate a Tondelli da Filippo La Porta in La nuova narrativa italiana (Bollati Boringhieri, 1999) o ancora i numerosi interventi apparsi sul numero 9 di "Panta" del 1992 interamente dedicato a Tondelli.


Un altro libro interessante che esce in questi giorni lo ha scritto Giulio Iacoli, un giovane studioso che, sulla scia del classico saggio di Carlo Dionisotti, Geografia e storia della letteratura italiana, rilegge l'opera di Tondelli, insieme a quella di Gianni Celati, a partire dai luoghi della letteratura.

In particolare, per quanto riguarda Tondelli, si evidenzia la deriva tondelliana dalla natia Correggio al mito del Nord al vagabondaggio per le strade dell'Emilia e del mondo, l'affezione alla provincia, ma anche il senso di sradicamento e di una postmoderna geografia personale dove il viaggiatore sperimenta l'impossibilità di seguire delle rotte e dove il ritorno non è mai neutro, "ma sempre carico delle responsabilità di certificare un avvenuto cambiamento" (Giulio Iacoli, Atlante delle derive. Geografie da un'Emilia postmoderna: Gianni Celati e Pier Vittorio Tondelli, Diabasis, pp. 166, euro 13).


Senza nulla togliere all'importanza di questi studi che illuminano aspetti diversi dell'opera tondelliana, colpisce la cautela con cui si fa cenno all'omosessualità e l'assenza, pressoché totale, di una analisi della dimensione gay, che pure ha una parte fondamentale nell'opera dello scrittore.

In uno degli interventi apparsi sul numero di "Panta" del 1992, Furio Colombo (e non un militante gay), che era stato insegnante di Tondelli al Dams di Bologna, scriveva tra l'altro:

"... Qui però, ci siamo dimenticati della coincidenza fra esistenziale e letterario, ci siamo dimenticati che l'universo letterario di Tondelli includeva una visione "gay" della vita e della letteratura e che questa visione era proposta in modo esplicito e appassionato.

Chi mi legge non pensi a una scivolata di gusto. Al contrario. Ritengo di cattivo gusto continuare a ignorare un mondo che viene proposto alla nostra immaginazione, che viene aggiunto e sovrapposto alle cose dette e pensate e scritte fino ad ora, una ragione alla quale la scrittura di un autore come Tondelli ci immette, e che noi facciamo finta di riconoscere come un mondo che ci è già noto, già familiare, già scontato".

"In letteratura", continuava Colombo, "ci muoviamo tutti con zampe di velluto, felici (fa sentire buoni) di accettare la "diversità", ma anche bene attenti a non notarla. Siamo rimasti a un comportamento politico "corretto" che sta fra le buone maniere e il silenzio discreto sulla vita privata. Ma le buone maniere non contano in letteratura".


L'invito di Furio Colombo mi pare sia rimasto del tutto inascoltato nella critica ufficiale e nei convegni su Tondelli. Evidentemente si pensa che la sua sia stata "una scivolata di gusto" oppure c'è, e oggi più che mai, anche nella critica letteraria, una forma di adeguamento all'ideologia dominante sempre più intrisa di cattolicesimo e di conformismo, apparentemente anche rispettosa dell'omosessualità, ma basata sulla convinzione che è sempre meglio non parlarne, forse anche per non dispiacere troppo a chi ha deciso di fare di Tondelli un santino cattolico.


E così a mettere in primo piano "la visione 'gay' della vita e della letteratura" di Pier Vittorio Tondelli siamo in pochi e con limitate possibilità di essere presi in considerazione.

Segnalo comunque un bel saggio di Luca Prono pubblicato in inglese (ora disponibile anche in italiano nel sito "Caro Pier"), "A different Pier: re-writing homosexuality into Pier Vittorio Tondelli", in International Journal of Sexuality & Gender Studies, vol. 5, n. 4, October 2000), una lettura attenta di Camere separate che smonta la "strategia critica della redenzione" per illustrare il modo in cui tutto il romanzo funziona come una critica della pretesa eterosessuale di essere l'unica sessualità "naturale".


Nel corso del 2002 era stato annunciato un nuovo numero di "Panta" interamente dedicato allo scrittore, ma alla casa editrice mi dicono che l'uscita della rivista è stata differita di qualche mese e che uscirà nel corso del 2003.

Aspettiamo di leggere qualcosa di nuovo, ma di questi tempi, non credo ci sia molto da sperare.

Comunque ne riparleremo.

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