Il Takarazuka e l’estetica butch-femme

L'apoteosi estetica del rapporto butch-femme è il teatro giapponese Takarazuka, che il 17 marzo del 2004 ha festeggiato il suo novantesimo compleanno con una serie di celebrazioni, nuovi spettacoli e una mostra storica. Fondato nel 1914 nella cittadina di Takarazuka (Nagoya), da cui ha preso il nome, il Teatro comprende soltanto donne e rappresenta il contraltare del teatro "Kabuki", tutto maschile (ma fondato da una donna, attorno al 1600). Mentre nel Kabuki gli attori si travestono da donne per interpretare anche le parti femminili, nel Takarazuka sono le donne a travestirsi da uomo per interpretare le parti maschili.


La compagnia stabile si compone di 400 donne organizzate in cinque troupes principali, chiamate Fiore, Luna, Neve, Stelle e Cosmo, più un gruppo speciale, Senka, composto da veterane ultraquarantenni. Ubicato in un enorme edificio teatrale polifunzionale che ha anche una succursale a Tokyo, il Takarazuka è famoso per la sua prestigiosa scuola. Ad essa possono accedere solo 40 nuove studentesse all'anno, ragazze tra i 15 e i 18 anni che fanno a gara per entrarvi: vengono selezionate con un esame che si dice sia più impegnativo di quello per entrare all'università di Tokyo. Le allieve vengono sottoposte ad un durissimo tirocinio biennale full time di recitazione, danza e canto. Dormono nel complesso teatrale e utilizzano le sue infrastrutture, che sono state volutamente private di elettrodomestici e di TV per stimolare la capacità di resistenza e la forza di volontà delle tirocinanti. Il loro motto è "pura, onesta e bella"; il loro simbolo è una violetta, "sumire". Dopo un anno di vita in comune ci si specializza a seconda delle proprie inclinazioni, adottando il ruolo maschile "otokoyaku" o quello femminile "musumeyaku".
Le "otokoyaku" sono le vere star, idolatrate dal pubblico, formato al 90% da donne, che segue tutte le performances della compagnia e che si riunisce in centinaia di fans club. Simili in questo alle ambigue vedettes dei musicals inglesi vittoriani descritte da Sarah Waters nel romanzo "Tipping the Velvet", oppure alle "Drag Kings" americane contemporanee, le otokoyaku si sottopongono ad un faticoso addestramento per diventare "veri uomini", cioè gli uomini che piacciono alle donne. Le quali, infatti, se ne innamorano, mandano loro fiori e regali, e si appostano in massa fuori del teatro per conoscerle. Naturalmente le otokoyaku sono diventate un'icona per le lesbiche giapponesi, ma le fans più entusiaste sono le donne sposate, che vedono in loro un'alternativa romantica ai mariti.

Le attrici del Takarazuka in genere si ritirano dalla compagnia verso i 35 anni, e grazie all'immensa popolarità acquistata non hanno difficoltà a lavorare nel cinema, nel teatro, in TV, come cantanti, oppure ad aprire locali propri. Il Takarazuka si è ritagliato un grande spazio ed un'ampia popolarità in una società maschilista come quella giapponese: è un fenomeno che è stato studiato in numerose ricerche e saggi, come il libro dell'antropologa Jennifer Robertson, "Takarazuka: Sexual Politics and Popolar Culture in Modern Japan" (1998).
Il repertorio del Takarazuka è estremamente "kitsch" e spettacolare, e si basa su una selvaggia contaminazione dei generi performativi e dei linguaggi. Include sia musicals famosi, che Brecht, Shakespeare, una rielaborazione della vita di Rodolfo Valentino, il "Cyrano di Bergerac", adattamenti di cults cinematografici come "Via col vento" e di classici della letteratura orientale e occidentale. Ha assorbito anche il mondo dei manga con "La rosa di Versailles", la storia di Lady Oscar scritta da Riyoko Ikeda, l'autrice dei celebri cartoni animati che, nata a Nagoya, si è ispirata proprio a questo teatro per il suo personaggio e l'ha messo in scena prima di farne un cartoon.


Nel 1927 il Takarazuka ha introdotto la rivista in Giappone, con "Mon Paris", e dal 1938 ha cominciato ad esportare i suoi spettacoli in Europa e nel resto del mondo. Oggi realizza otto nuove produzioni all'anno, ad ognuna delle quali partecipano 60-70 attrici con frequenti cambi di costume. È un business imponente, che produce video, libri, DVD e foto delle star, vendendoli in negozi di sua proprietà. I suoi spettacoli, che durano in media circa tre ore con intervallo di mezz'ora, vengono trasmessi in televisione con altissimi indici di ascolto. Le sue storie romantiche e il travestitismo delle stars esercitano una irresistibile attrazione che una osservatrice occidentale, Kat Avila, ha commentato così: «Qui il principe azzurro è una donna& Se gli uomini vanno nei locali di strip tease per appagare le loro fantasie sessuali, perché non ci deve essere un posto in cui le donne possono vedere rappresentate le loro fantasie emotive?»

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