Leonardo e il Cenacolo

4 luglio 2005, "Pride" 24, giugno 2001

Una mostra a Milano permette di osservare uno dei temi più curiosi e non a caso meno noti dell'arte cristiana: la presenza di Giovanni, l'apostolo "che Gesù amava".


A due anni di distanza dalla conclusione del restauro del Cenacolo, una bella mostra affronta la complessa questione dell'impatto che questo capolavoro ebbe sulla pittura dei secoli successivi: un'eccezionale occasione per vedere riunito in un solo luogo un gran numero di versioni dell'Ultima Cena.

La mostra si apre con una serie di cenacoli medioevali che permettono di meglio apprezzare la forza innovativa di Leonardo, per proseguire con esempi da tutti i secoli successivi.


Fin dalle prime rappresentazioni i pittori che si accingevano a dipingere Cristo a tavola con i suoi discepoli dovettero scegliere quale evento rappresentare, tra i molti che si verificarono quella sera.

C'era da scegliere tra il momento dell'istituzione dell'eucarestia, quello dell'annuncio del tradimento o quello dell'individuazione del traditore.

Si poteva anche tentare di condensare più di un evento in una sola immagine, e pure accennare all'episodio della lavanda dei piedi.

Inoltre, le differenze tra vangelo e vangelo offrivano ulteriori possibilità di variare la rappresentazione.


Anche la forma del tavolo mutò nel tempo: semicircolare nelle versioni più antiche, poi circolare, ovale, rettangolare, mentre Cristo poteva apparire seduto a un'estremità del tavolo oppure al centro.

Ma in tutti le raffigurazioni presenti in mostra solo due discepoli risultano immediatamente riconoscibili: Giuda e Giovanni.

Giuda viene spesso rappresentato isolato rispetto agli altri, privo di aureola, a volte con un'aureola nera; Cristo si appresta a intingere con lui nel piatto, oppure gli porge il pezzo di pane: i due gesti che lo individuano come il traditore.

Invece Giovanni, il discepolo prediletto di Gesù oppure il discepolo che Gesù amava (secondo le diverse traduzioni dell'originale greco del vangelo di Giovanni) si distingue dagli altri perché, seduto a fianco di Cristo, si appoggia a lui, in ossequio alle precise parole del quarto vangelo: "era a mensa uno dei suoi discepoli, che Gesù amava, appoggiato sul petto di Gesù".


E a proposito di Giovanni la mostra riserva davvero molte sorprese.

Che la predilezione di Gesù per Giovanni venga espressa attraverso il contatto fisico lo dice il vangelo, ma è sorprendente quanti pittori rappresentino Giovanni come assopito tra le braccia di Gesù, e stupisce la varietà di teneri gesti che Cristo dimostra verso il discepolo che pare addormentato.

E poi, mentre gli altri discepoli hanno l'aspetto di adulti barbuti e rugosi, Giovanni in certi quadri appare incredibilmente adolescente: stupefacente a proposito è il cenacolo di Jacopo Bassano, ma notevole è anche la xilografia di Dürer, lo smalto della scuola di Jean Pénicaud e la tempera di William Blake.

C'è da rimanere a bocca aperta, lo garantisco, davanti alla tenerezza con cui alcuni artisti dipingono Giovanni, e alla sensibilità con cui esprimono la premura di Cristo nei confronti del discepolo prediletto.


Ancora una volta i dettagli sembrano essere rivelatori: si ha infatti la sensazione che la coppia di Gesù e Giovanni abbia assunto il ruolo di spia, di luogo della manifestazione involontaria delle passioni e predilezioni dei pittori alle prese con l'Ultima Cena.
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