Censori animati

Intervista al doppiatore gay Fabrizio Mazzotta

23 dicembre 2012, "Pride" n. 131, maggio 2010.

La censura televisiva colpisce spesso i personaggi glbt dei cartoni animati trasmessi in Italia. Il doppiatore gay Fabrizio Mazzotta ci aiuta a capire con quali criteri si muovono i responsabili delle tv generaliste.

Peter Griffin a letto nientemeno che con Bill Clinton; Stan Smith che bacia il suo vicino gay Terry; la giovane Akane che cerca di sedurre un'amica del cugino Kyosuke: sono solo alcune "parentesi glbt" di serie televisive a cartoni animati (I Griffin, American Dad!, È quasi magia, Johnny) che gli spettatori italiani non hanno potuto vedere a causa della censura.

Le forbici dei dirigenti tv si sono scatenate volentieri, negli ultimi anni, per eliminare ogni riferimento all'omosessualità dai cartoni animati, sia statunitensi che giapponesi. A farne le spese sono soprattutto quelli in onda sulle reti Mediaset, ma solo perché trasmettono quantità di animazione mille volte superiore all'offerta Rai.

L'impressione è che la foga censoria televisiva sia più efficiente nell'emendare gli argomenti gay rispetto, ad esempio, a sangue e violenza. "È vero, in tv si è più abituati alle efferatezze piuttosto che ai personaggi gay, ma ci sono serie dove viene eliminato qualsiasi riferimento alla morte", ci spiega Fabrizio Mazzotta, 46 anni, doppiatore e direttore di doppiaggio.

Fabrizio è gay dichiarato e frequenta il mondo del doppiaggio televisivo fin da bambino: il grande pubblico lo ricorda per i molti personaggi ai quali ha prestato la voce, come Krusty il clown ne I Simpson, Eros in Pollon, Mizar in Goldrake e molti altri. Da anni è anche portabandiera di alcune associazioni di appassionati che si oppongono alla censura dei cartoni animati.

"La censura più odiosa colpisce soprattutto le serie rivolte al target adulto e proposte invece ai più piccoli, snaturando del tutto il prodotto", aggiunge Fabrizio. "È un errore, perché nemmeno i bambini s'impressionano facilmente, se li si stimola culturalmente: sanno benissimo che le storie della tv sono finzione!".

Mazzotta ricorda come da noi sia in vigore un codice di autoregolamentazione al quale le reti tv si devono attenere, pena multe salatissime.

"Per i casi che citi non saprei se ci sia stata anche l'ingerenza di qualche associazione cattolica, oppure l'inziativa dei funzionari di rete".

Non siamo di fronte, però, ad un diffuso bigottismo omofobo dell'ambiente tv: Fabrizio nega di essere stato vittima di episodi d'intolleranza. "Questo non significa che il mondo del doppiaggio sia più evoluto di altri. Piuttosto, c'è tanta ignoranza "in buona fede". Spesso per doppiare un personaggio gay gli si dà una voce squillante, sopra le righe, anche se in originale la caratterizzazione è di assoluta ordinarietà. Per molti, rappresentare un gay vuol dire ancora farne una macchietta folkloristica".

Sembra di capire che questo tipo di censura agisca per inerzia...

"Credo che pur di non incorrere in denunce e scocciature le tv si premuniscano e taglino a priori le scene più a rischio".

Tra le associazioni cattoliche che mettono il naso nella gestione della censura televisiva, la più solerte è di certo il Moige (Movimento Italiano Genitori), temuta dai funzionari tv nonostante rappresenti un campione minuscolo di opinione pubblica.

"A parole queste associazioni si dicono contrarie alla censura, tranne nei casi di scene scabrose trasmesse in orari inadatti ai ragazzi. Ma come si orientano, se a tutte le ore del giorno sculettano le veline? In questo ambiente ci sono pressioni e forti interessi politici e pubblicitari".

A volte la censura raggiunge vertici di rara stupidità: "Di recente in una serie argentina per ragazzi sono state tolte parole come "incinta", "ritardo" - inteso come ciclo mestruale - e "gay", termini ritenuti non adatti ad un pubblico di adolescenti. Se il prodotto viene doppiato direttamente per i Dvd non vi è nessun tipo d'intervento censorio. Se è previsto anche un passaggio tv, al massimo si registrano versioni doppie di alcune scene".

Quando una serie così amata come I Simpson, alla quale Fabrizio lavora fin dagli esordi, si può permettere di conservare i personaggi glbt, c'è da credere che il successo renda immuni dalla censura:
"In realtà mi pare di ravvisare una leggera moderazione del linguaggio, rispetto alle prime puntate. D'altro canto, episodi a tematica glbt ce ne sono parecchi e per quanto ne so non c'è stato alcun tipo di censura. Ma il successo di una serie non la salva dai tagli, basti pensare ai casi delle serie giapponesi Georgie o Lady Oscar: al loro primo passaggio si poteva assistere ad immagini con relazioni omosessuali che successivamente sono state cancellate.

Per fortuna il fatto di essere gay mi permette maggiore sensibilità in alcuni aspetti del nostro lavoro: ogni tanto m'imbatto nel termine "pervertito", riferito ai gay, nelle traduzioni che mi forniscono dei testi dei cartoni giapponesi.

Non so se in Giappone significhi altro, però quando mi capita di adattarlo evito di usare questo termine infelice. Inoltre, posso dire con orgoglio di essere l'autore dell'adattamento della prima stagione della serie Queer as folk USA: lì ho potuto curare in libertà la terminologia tipica del mondo glbt".

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