Enrico Oliari

Fin da quando decisi, nel 1993, di non nascondere il mio orientamento sessuale, ho capito quanto nella società sia radicata la paura del diverso e di ciò che esce dagli stereotipi. Bigottismo, perbenismo e forcaiolismo sono le espressioni di chi si ostina a portare avanti una caparbia condanna verso un mondo poco conosciuto, dimenticando che il valore della libertà include líeguaglianza sociale e la pari opportunità.
Sono un uomo della destra liberale e sono convinto che líottenimento dei diritti civili della popolazione omosessuale italiana possa passare solo da quelle forze laiche e liberali che attraversano líarco parlamentare.
Alleanza Nazionale, partito politico in cui milito, non ha mai assunto misure discriminatorie nei miei confronti, anche perché la Destra di Fini non ha mai conosciuto e trattato la ìquestione gayî lasciando che nel partito coesistano, sulla materia, opinioni differenti.
Nel 1995 sono stato eletto presidente dellíArcigay di Trento, carica che ho ricoperto per due anni. Líimpostazione che avevo dato al mio impegno consisteva di un accurato lavoro articolato su quattro fronti: politico, ricreativo, di sostegno individuale e culturale. Muovevo quindi i primi passi nel mondo della militanza del movimento omosessuale italiano e diedi il mio contributo alla visibilità della comunità gay trentina.
Nel 1996 sono stato scelto per entrare a far parte del Consiglio nazionale dellíArcigay, esperienza che, oltre a darmi la possibilità di conoscere meglio la realtà politica gay italiana, mi è servita per allacciare una moltitudine di relazioni con altri omosessuali che si rifanno allíarea liberale. Ho preso parte anche alla commissione economica del movimento e sono stato il primo rappresentante dellíArcigay per la comunità gay trentino-altoatesina. Erano i tempi del programma ìLibertà díesistereî, condotto presso la bolzanina Radio Tandem, e di diverse conferenze, fra cui ìOmosessualità: che fare?î, ìMamma, sono gayî e ìLa coppia omosessualeî, incontri che organizzai a servizio della comunità gay locale e per portare avanti l'idea dellíemancipazione delle persone gay nel tessuto sociale di Trento e Bolzano.
Con due amici organizzai, nel giugno 1997, il gay pride di Venezia, portando qualche migliaio di omosessuali a manifestare nelle calli fra gli sguardi increduli dei turisti e lo sgomento degli albergatori.
Verso settembre dello stesso anno fondai, con Alessandro Gobbetti e Marco Volante, GayLib, líassociazione nazionale dei gay liberaldemocratici e di Centro-Destra. Lo scopo del movimento era ed è tuttíoggi quello di fare uníopera di pressing allíinterno dei partiti di Centro-Destra, di completare il panorama politico del movimento gay e di denunciare líinesistenza, nonché líassurdità, del binomio secondo cui essere gay debba significare per forza di cose essere di Sinistra.
GayLib si è pian piano guadagnata credibilità e spazio sulla stampa, tantìé vero che da allora si moltiplicarono i miei interventi sulla stampa nazionale e locale.
Mi opposi alla dichiarazione dellíon. Fini, che riteneva ingiusto dare la possibilità ad un omosessuale di insegnare nelle scuole e grazie a quellíintervento (Corriere della Sera, 11 aprile 1998), GayLib assunse forte visibilità. Invitato a parlare allíîAssemblea dei Milleî, organizzata a Roma dal Partito Radicale, denunciai con forza il tradimento della Sinistra verso la comunità omosessuale italiana che ancora non aveva ottenuto nulla dai governi catto-comunisti.
Ho preso parte alla manifestazione del World Gay Pride di Roma 2000 portando lo striscione di GayLib, unendomi alle forze liberali presenti. Nel 2001 incontro per la prima volta Enzo Palmesano, dell'Assemblea nazionale di Alleanza nazionale, con il quale iniziai una ghandiana lotta di sensibilizzazione all'interno del mio partito. Con lui ed altri amici paretecipammo alla Conferenza di Alleanza nazionale di Napoli, presentando un documento, purtroppo non letto all'assemblea, e distribuendo volantini. Enzo Palmesano chiese la mia candidatura come deputato alle politiche dell'aprile 2001 che però non fu accettata. Insistendo sull'importanza di dare, da parte della Destra italiana, un segnale di apertura e di coraggio, propose allora la mia nomuna a sottosegretario alle pari opportunità con delega ai diritti civili ed alla tutela delle minoranze e la cosa ebbe un forte eco sulla stampa italiana ed estera, ma l'idea non fu accolta. E non finisce quiÖ.