libro

Sesso nella storia, Il

autore
edizioneMilano, Longanesi & C, 1957
lingua dell'edizione schedataitaliano
generesaggio,letteratura inglese
temistoria
Saggio superficiale che indaga il sesso e l’idea di sessualità nella storia con particolare attenzione per l’Inghilterra. Sostiene, in generale, che nella storia della sessualità si alternano due fasi quella matriarcale, dominata dalla una passività, e quella patriarcale, dominata da virilismo e attivismo. L’indagine è condotta cercando di integrare il pensiero psicologico con la realtà storica e stabilendo un legame fra le attività sessuali e le manifestazioni della vita sociale. Se il tentativo di speculazione dell’autore non sembra essere riuscito sono comunque interessanti alcuni passi del testo che riguardano l’omosessualità e la vastissima bibliografia presentata. Seguendo la narrazione dopo una presentazione che evidenzia le difficoltà degli storici di discutere di sessualità a causa della censura, l’autore indaga il comportamento sessuale nel medioevo affermando, a p. 26, che “quasi dovunque la vita sessuale era molto libera e la Chiesa invano si sforzò di contrastarla. Quando poi perfezionò il suo sistema di controllo, perversioni e nevrosi si moltiplicarono”. Alcuni accenni all’omosessualità nel Medioevo sono a p. 42 dove si sostiene che nel periodo si è verificata una “recrudescenza” del fenomeno che le fonti attribuiscono all’invasione dei Normanni. L’autore non è d’accordo con questa tesi infatti “l’omosessualità non è una malattia contagiosa”. Oltre a questo sempre per il medioevo sono è accennato al caso della corte di re Rufus a cui fu rifiutata la sepoltura in terra benedetta per presunta sodomia e casi di Edoardo II e Piers Gaveston. La trattazione continua cercando gli ideali sessuali del Medioevo e denunciando la condanna alla sessualità in genere della Chiesa che, a p. 60, sosteneva che “bisognava rifuggire dall’atto sessuale come la peste e compierlo per assicurare la riproduzione della specie”. Dopo aver discusso ampiamente di flagellazione del clero, parti del corpo ignominiose, dottrina e sessualità, matrimonio e confessione l’autore dedica un capitolo alla gelosia e al desiderio nei quali non ci sono accenni all’omosessualità se non a p. 102: “Se i trovatori erano matristi, potremmo supporre che alcuni di loro fossero omosessuali passivi, data la loro identificazione con la donna. Sembra che il tema non sia adeguatamente esplorato; ma v’è un certo numero di allusioni significative”. A p. 106 e 107 fa un brevissimo escursus storco sull’omosessualità nell’antica Grecia sostenendo una tesi, che ribadirà a p. 267 “I greci, è fuor di dubbio accettavano senza tante storie l’inversione sessuale, o, piuttosto, riconoscevano che la natura d’ogni essere umano possiede contemporaneamente elementi omosessuali ed eterosessuali. Il loro comportamento non era soggetto ad impacci o proibizioni, e ciò senza dubbio contribuì molto alla loro salute psicologica”. Questo tesi è falsa. I greci erano privi di impicci nel rapporto omosessuale soltanto in chiave pedagogica. Anche per i greci esistevano termini spregiativi che definivano l’omosessuale passivo adulto. Decisamente più ricco ed interessante il capitolo “Sesso ed eresia” a p. 121 che discute ampiamente dell’aspetto magico che si attribuiva ai riti degli eretici e che era strettamente legato al sesso come dice a p. 130: “Tutti i processi per stregoneria terminavano con l’accusa di sodomia col diavolo “nonostante la sua freddezza glaciale”. Quasi certamente, coloro che partecipavano ai sabba avevano relazioni sessuali con il direttore della cerimonia, il quale per l’occasione era probabilmente fornito di un fallo artificiale; ma non ho mai trovato prove di sodomia. Si può quindi pensare che anche in questo caso gli inquisitori proiettassero sulle vittime i loro stessi desideri inconsci”. L’interpretazione che da l’autore in questo punto è opinabile in quanto non sostenuta da una documentazione certa. A p. 114 il testo diventa addirittura fantasioso “Il lettore forse avrà compreso che il medioevo non fu affatto un’epoca d’ordine e moralità, come spesso viene presentato. Esso fu piuttosto un incrocio fra un bordello e un asilo di pazzi, dove sadismo e perversione, crudeltà e licenza, primeggiano come mai nella storia”. Dopo il Medioevo, secondo l’autore, si sviluppò, “dalla rilassatezza de costumi”, una fase matristica che, per esempio oltre ai numerosi casi di sodomia in Europa fece rilevare al viaggiatore scozzese Lithgow che, nel 1632, a Padova, a p. 165, che “di notte gli studenti possono commettere qualsiasi delitto contro i loro avversari privati, ma spesso ne sono vittime anche stranieri o innocenti, che muoiono sotto i colpi di pugnale o di schioppo: perché qui la bestiale sodomia è diffusa, come del resto a Roma, Bologna, Venezia, Ferrara, Genova, Par/ma, e non ne sono immuni neppure i più piccoli villaggi italiani. Questo vizio mostruoso è per gli italiani un piacevole passatempo, ed essi compongono canzoni e sonetti per i loro bardassi o favoriti”. Questa citazione di un autore scozzese serve all’autore del testo per stabilire, senza ombra di dubbio, che in Inghilterra l’omosessualità fosse cosa “ben rara”. A questo segue un lungo capitolo sulla normalizzazione dei costumi avvenuta con la Chiesa che subì i primi strappi quando incominciò a farsi strada una nuova moralità borghese pronta a rifiutare a disciplina della Chiesa. L’indagine su questa moralità borghese porta l’autore ad un salto cronologico attraverso l’età dei lumi che vide con numerosi bordelli, la pratica sessuali della flagellazione (su cui l’autore insiste per tutto il libro) e l’inizio della lotta alla sifilide con il condom. L’omosessualità, i questo periodo, è raccontata a p. 208 dove attraverso la citazione di alcuni autori si afferma che fosse molto diffusa in Inghilterra a causa dell’atteggiamento liberale nei riguardi del sesso. Dopo qualche accenno al romanticismo, poi, è descritto il periodo vittoriano con la nascita e la divulgazione di opere a carattere pornografico e la successiva opera di estirpazione della pornografia ad opera degli organi di polizia e censura. Oltre a questo l’autore rileva la nuova lotta contro la sessualità che passò attraverso la condanna, illogica, alla masturbazione. Questo testo pure essendo decisamente carente (ed esempio non discute di eunuchismo e di ermafroditismo che ebbero un’importanza innegabile nella storia della sessualità) sotto il profilo storiografico è datato, ma offre alcuni spunti di riflessione soprattutto sui rapporti tra Chiesa e sessualità. Sarebbe interessante poterlo leggere in lingua originale. Temo che la traduzione abbia glissato o moderato alcuni spunti polemici dell’autore che comunque si mostra decisamente coraggioso nel proporre le sue tesi.

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