Potrai dire che mi conoscevi

22 ottobre 2008, Aut, n. 101, maggio 2008, p. 51

Jamie torna per la veglia funebre del padre a Greenlawn, un concentrato "del conformismo e della claustrofobia americana".

Il buco nero del clan familiare minaccia di inghiottirlo di nuovo, dopo che, sorpreso a spompinare il suo ragazzo, ne era scampato con una fuga a San Francisco ("regno di Oz, dove i desideri si realizzavano").

Un tempo aveva sgomberato l'appartamento dell'amico Paul ridotto a pelle e ossa, la fissità farmacologica nello sguardo: quella creatura falciata dall'Aids gli ritorna ora in mente davanti al corpo del padre, ma "nella morte non c'era nessuna catarsi, soltanto la fredda realtà di una perdita inevitabile."

Dopo le esequie, il giovane trova in soffitta una scatola/ vaso di pandora: ne emergono i fantasmi di un 'anno vissuto pericolosamente' dal padre, attratto dal richiamo della beat generation, sedotto dall'amore fraterno e dalla "stregoneria animale" di un certo Don.

Quale mistero si cela dietro un mazzo di lettere e la foto di un attore da sogno, autografata con la frase "Potrai dire che mi conoscevi"?

Nel tentativo di svelare come mai il padre avesse rinnegato la sua giovinezza seppellendola in un angolo buio, Jamie intraprende un pellegrinaggio che lo porterà ad incontrare Walt (carico di memorie sulla vita pre-Stonewall; cfr. il sostrato omoerotico di On the road di Kerouac) e il dicianovenne Jed.

Poi romperà col compagno Woody (le dark room "magia allo stato puro" e la scena ai cessi richiamano "E la bella stanza è vuota" di White), perché se sei frocio "scopare in giro è un tuo diritto di nascita", e non puoi smettere d'inseguire "i Preferiti", quei maschi irraggiungibili che fluttuano ai margini della tua esistenza.

L'autore de Il mondo dei ragazzi normali sigla una variazione-fiume (554 pagine superbamente tradotte da Matteo Colombo) sul tema dei padri cripto-omosessuali [ Mio padre e io (Ackerley, 1968), La lingua perduta delle gru (Leavitt, 1986), American beauty (Mendes, 1999)].


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