Daniel Guérin

3 settembre 2004

Nasce in una famiglia dell'alta borghesia francese, imparentata con le edizioni Hachette, di simpatie dreyfusarde e progressiste e questo

fatto, unito ad una sua predisposizione naturale, gli permette di avere un'educazione classica di primo piano. Daniel Guérin (1904/1988), all'età di 23 anni fa un viaggio in Libano e in Indonesia dove scopre gli orrori del colonialismo. Rompe con la sua classe di provenienza e si dedica al proletariato e ai popoli sfruttati del Terzo Mondo, che ama ideologicamente e sessualmente. La sua evoluzione è molto simile a quella di Pier Paolo Pasolini, ma mentre il poeta italiano si realizza nella letteratura, Guérin cerca la sua strada in politica. Nel 1933 conosce Maria, in Germania, e la sposa subito, anche se ha già

cominciato a capire qual'è la sua natura ed ha avuto numerose esperienze erotiche con giovani operai e sottoproletari di Parigi. Trascorre la guerra in Norvegia e quando torna in Francia, nel 1942, approfondisce la sua conoscenza del trotskismo e del concetto di «rivoluzione permanente», divenendo uno specialista della rivoluzione francese che proprio grazie a lui non viene più considerata solo «borghese», ma propedeutica alla presa di coscienza del proletariato industriale moderno. Finita la guerra visita gli Stati Uniti, dal 1946 al '49, dove realizza che la libertà è un tutto che non può essere goduto solo parzialmente o da una sola parte della società. E lo spiega in Shakespeare et Gide en Correctionelle (1959), dopo che ha intuito che la repressione del nero in America e dell'omosessuale in Europa hanno la stessa origine storica. Scrive molti libri sul movimento operaio, sul colonialismo, sulla concentrazione del potere da parte degli Stati Uniti ed è il primo a parlare di «colonialismo interno» a proposito dell'arroganza razzista dei bianchi americani. Approfondisce la sua idea di autogestione (che poi diverrà di moda) e diventa uno degli autori preferiti dei piccoli rivoluzionari del Sessantotto: un'occasione mancata, secondo lui, come mancata fu la possibilità di cambiare la Storia nel 1936, con il Fronte Popolare. Ma è proprio il Maggio '68 e, soprattutto, il movimento omosessuale rivoluzionario che ne consegue, che spingono Guérin a rivendicare pubblicamente la propria identità. Ancora nel 1969, sul risvolto di copertina del suo libro più importante (Essai sur la Révolution Sexuelle après Reich et Kinsey), fa cominciare la sua biografia con le parole sposato e padre di famiglia...». Poi, rompe gli indugi ed arriva a dichiarare che è diventato rivoluzionario perché omosessuale. Ma la sua grandezza risiede soprattutto nel sincretismo che opera mettendo insieme il pensiero di Karl Marx giovane, i fondamenti dell'anarchia classica (con particolare riferimento a Proudhon), la psicanalisi secondo Reich e (in ultimo) i dati del Rapporto Kinsey per creare una nuova ideologia che, con il nome di Marxismo Libertario, sarà una delle scintille che accenderanno il fuoco della contestazione studentesca.

Sintomaticamente, il più importante rappresentante italiano del Marxismo Libertario, il siciliano Domenico Demma, sarà anche uno dei precursori del movimento gay nel nostro Paese e collaboratore di Ompo.

Guérin avrebbe voluto collaborare al Manifesto Gay di Amsterdam (che uscirà nel 1971), ma non ne fece niente perché non voleva trovarsi «à côté de Françoise d'Eubonne».

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