Monique Wittig (1935-2003)

17 aprile 2005, "L'unità" del 22/1/2003 col titolo "Monique Wittig, lesbismo come metafora"

Dopo la scomparsa recente di Monique Wittig, autrice e pensatrice lesbica di genio, pubblichiamo una testimonianza di una tra le più note studiose della sua opera.


"In un mondo dove esistiamo solo passate sotto silenzio, sia nella realtà sociale che nei libri, dobbiamo, che ci piaccia o no, costituire noi stesse come uscendo dal nulla, essere noi le nostre proprie leggende nella nostra stessa vita.
A questa necessità e a questa sfida Monique Wittig (1935-2003) ha indubbiamente dato una risposta forte, visibile in tutta la sua opera. Wittig ha messo al centro della riflessione e della scrittura il soggetto lesbico, operazione che per me è stata dirompente.
La sua coerenza ha spezzato ogni riferimento imitativo per liberare anche gli aspetti ludici, come rivela il divertito ed eroico impianto del Dizionario delle amanti, la cui traduzione mi ha fortemente arricchito.


Pioniera del movimento femminista e lesbico francese negli anni Sessanta e Settanta, trasferitasi in America per insegnare letteratura all'Università dell'Arizona, è stata una delle più grandi scrittrici e pensatrici "irregolari" del Novecento, esercitando la sua influenza nel campo dell'arte, della politica e della filosofia.
I suoi romanzi - L'Opoponax (1964), Le guerrigliere (1969), Il corpo lesbico (1973), Appunti per un dizionario delle Amanti (1975) e Virgilio, no (1985) - i racconti, i testi teatrali, i saggi critici e teorici tra i quali spiccano Il pensiero eterosessuale (1980), Non si nasce donna, La categoria del sesso (1982) e Il marchio del genere (1984), hanno affascinato ed entusiasmato, sollevato scandali, aperto dibattiti e approfondimenti.
La sua analisi materialista delle "classi sessuali" e dell'eterosessualità come "regime politico" ha demolito i concetti marxisti tradizionali e nello stesso tempo i fondamenti del femminismo "culturale".


Assumendo la figura della lesbica come metafora centrale della scrittura e della creatività, l'unica figura libera dalla colonizzazione patriarcale, Wittig ha puntato ad un totale rovesciamento semantico con l'obiettivo di "rendere universale il punto di vista di minoranza", così come prima di lei, nella storia della letteratura, avevano fatto soltanto Djuna Barnes e Marcel Proust.


La sua scrittura trasgressiva e fortemente sperimentale smembra le convenzioni narrative di intreccio e personaggi; ristruttura insieme al linguaggio anche l'immaginario, l'estetica, i miti culturali, il simbolismo, stabilendo il soggetto lesbico come "il soggetto assoluto" e "lesbicizzando" l'intero universo letterario.
E la rivolta del presente, unita all'utopia di un futuro post-patriarcale, trova le sue radici in un irresistibile e glorioso passato epico:

"Dici che non ci sono parole per descrivere questo tempo, dici che non esiste. Ma ricordati. Fai uno sforzo per ricordare. E, se non ci riesci, inventa".

Di questa felice e irridente capacità di invenzione Wittig ha dato ampiamente prova, evocando eroine mitiche e selvagge tribù di Amazzoni, spesso in cospirazione con artiste originali come Sande Zeig e Léna Vandrey.
È un intero popolo, un lesbian people, che cerca di creare un nuovo mondo, sprigionando un'energia collettiva di liberazione:

"Prima del gran riposo, si sentono mormorii di voce, confusi, poi si sente distintamente la frase, è necessario che quest'ordine sia rotto, ripetuto da migliaia di voci, con forza".

È un popolo inaddomesticato e indisciplinato:

"Dicono che coltivano il disordine sotto ogni sua forma.
La confusione i turbamenti le discussioni violente gli smarrimenti gli sconvolgimenti i disturbi le incoerenze le irregolarità le divergenze le complicazioni i disaccordi le discordie le collisioni le polemiche i dibattiti i diverbi le risse le dispute i conflitti gli sbandamenti le disfatte i cataclismi le perturbazioni le liti le agitazioni le turbolenze le esplosioni il caos l'anarchia".

Ma è anche e soprattutto un popolo giocoso, sensuale, che non dimentica mai il corpo, mutilato e deformato dalla cultura maschile, e che anzi lo riscopre nel suo godimento, lo "rimembra" nella sua integrità.


Le amanti, ci ricorda sempre Wittig con una scrittura deliberatamente e a volte violentemente erotica, sono amanti in carne ed ossa, al di là della dimensione sovversiva.
Ed è proprio questa "passione attiva" che, nel romanzo Virgilio, no, una riscrittura lesbica della Divina Commedia, le colloca finalmente in paradiso.

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