Dario Bellezza

18 ottobre 2005, "Uni", n. 12, 1970, e poi su "Arcadie", febbraio 1971.

Massimo Consoli
1970

Dagli occhi di Dario Bellezza, guardata

con le braccine stecchite dentro una delle teche

relazione orale a Elsa Morante, che aprirà

una notte di luglio in un ristorante all'aperto le braccia

imitando le mie braccine stecchite, e scoppiando a ridere

per aver poco avanti parlato di Pinocchio

una sera di luglio. Calda, percorsa dal vento del mare.

Così comincia un lungo poema (Trasumanar e organizzar) di Pier Paolo Pasolini, il ben noto poeta-regista autore, tra l'altro, di Teorema e Porcile, due film ampiamente discussi e commentati dalla critica internazionale, e che non ha, in ogni caso, alcun bisogno di presentazione.


La citazione di Dario Bellezza non è certo casuale: è questi il poeta giovane più valido del nostro Paese, suo erede spirituale, accanito collaboratore della rivista di Moravia, Nuovi argomenti, (oltre che del quotidiano romano Paese sera) dove i suoi scritti sgomentano i pavidi borghesi con eloquentissime dissertazioni omosessuali.

Per dare un'idea dei suoi temi più cari è sufficiente citare i titoli di alcune recenti poesie: "Colosseo", "Al Circo Massimo", "All'Ambra Jovinelli", tutti luoghi cari ai "disperati del sesso", oppure "A Pier Paolo Pasolini", "A Braibanti uscito di prigione".

Ogni suo rigo è una difesa disperata e pessimistica del Paidon Eros: l'amore per i ragazzi è, sì, motivo di esaltazione intellettuale e di aspirazione al sublime, alla perfezione assoluta (con le dovute implicazioni e complicazioni sessuo - pedagogico - sentimentali), ma è soprattutto causa di dolore per la coscienza della precarietà di ogni rapporto, per la certezza dell'inattuabilità di un sogno che avrebbe potuto realizzarsi, ma che, ormai, non lo potrà più...


Pieni di amarezza sono i suoi sfoghi contro il


disordine del denaro

acquistato con vili prostituzioni

veloci masturbazioni,

sodomie in camere d'albergo a ore

per sentirsi in regola con gli dei...


Il tema della prostituzione maschile è ampiamente trattato dal Bellezza in più di una poesia. Accettata, suo malgrado, la necessità di pagare un ragazzo per poter soddisfare la fame di sesso e di affetto che lo tormenta, ammette, tuttavia, l'indegnità di un simile compromesso, di un


gesto quotidiano, cercato

e ritrovato in trecento lirette

confuse nelle sacche sporche

di innamorati palpeggiamenti!

Uscito da un ambiente medio-borghese, abbandonata la famiglia a 23 anni (oggi ne ha 25), amico di Moravia, di Pasolini, della Maraini, della Morante, di Braibanti (è stato uno degli organizzatori della vasta campagna a favore del filosofo assurdamente incarcerato per plagio), Bellezza ha contribuito in maniera radicale a sessualizzare la poesia omofila italiana, a scuoterla da quel suo romanticismo ideale senz'altro purissimo (basti citare Sandro Penna per tutti), ma drammaticamente irreale.

I suoi versi parlano di


incontinenza

e di facili erezioni, di seme acido

da trangugiarsi in fretta e senza fretta


o "del sesso maniacalmente teso" o, ancora, "della mobile vita che si muove/ dentro i calzoni di qualche ragazzo», del


mio seme, spento o atroce

basta mettersene un po' in bocca e sentire

il suo sapore di morte per quanto ancora

corra lento o veloce sul ventre bianco

dei sani e indifesi ragazzi.


Insofferente ad ogni forma di costrizione, sia fisica che morale, ribelle per natura e non per posa intellettuale o snobistica, aggressivo nei confronti di un mondo borghese dal quale proviene e che per questo motivo (poiché ben lo conosce) disprezza profondamente, Dario Bellezza, oltre che come poeta è pienamente valido anche come prosatore.

Molto apprezzata da tutta la nostra critica di sinistra è stata la sua commedia Apologia di reato, una violentissima contestazione d'origine vagamente anarchica della società contemporanea, autoritaria e bassamente repressiva, espressa per bocca dei giovani coatti di un carcere minorile.


La sua ultima fatica è un libro, L'innocenza (ed. De Donato, lire 1.500), che Moravia, nella sua lunga presentazione, definisce la storia di "una realtà tra le più difficili e scabrose: quella del passaggio dall'innocenza alla corruzione".

Tortuosa è la storia della scelta del titolo solo parzialmente conosciuta in Italia; originariamente concepito come Le zie, fu poi cambiato in Nino, divenne in seguito La diversità che, non trovando il consenso dell'editore, venne sostituito da La corruzione, per uscire, infine e all'insaputa dello stesso Bellezza, con il titolo attuale, L'innocenza [1].


Bellezza è stato definito dal settimanale "L'Espresso" come "un ragazzo di vita romano che sembra uscito dalle pagine di Pier Paolo Pasolini". Una presentazione piuttosto equivoca e che ne fornisce un'immagine del tutto opposta alla realtà.

In ogni caso l'accoglienza della critica, anche per quel che riguarda "Il messaggero" di Roma e "La stampa" di Torino [2], si è dimostrata favorevole e benevola verso questo scrittore giovane, ma già notevolmente impegnato.

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