CON NOI: 1.650.000

29 novembre 2011, "Noi" n. 4, marzo 1973

Massimo Consoli
03/1973

CON NOI: 1.650.000

Anche se in Italia le leggi sono state mitigate e la pubblica opinione è diventata relativamente più tollerante, soprattutto nei grandi centri urbani più ancora che nelle piccole città di provincia o nelle campagne, non bisogna dimenticare che la condizione degli omosessuali non è ancora socialmente accettata o compresa da tutti; al contrario, le discriminazioni sono all'ordine del giorno, e le più evidenti sono quelle relative alla ricerca di un lavoro, di un appartamento, all'inserimento in un determinato ambiente.

Neanche deve trarrre in inganno il numero sempre crescente di pubblicazioni che trattano in maniera continuativa la problematica omosessuale riservandole delle vere e proprie rubriche o l'esclusività del giornale, sia a livello scandalistico che pornografico, politico o religioso, e via di questo passo.

Ancora, i luoghi d'incontro per omosessuali sono praticamente infiniti, ma quale può essere definito l'ideale?

Si tratta di bar particolari, di night clubs, di cinéma d'essai... quando non di giardini pubblici, o di monumenti o strade e piazze.

Questa situazione repressiva dell'omosessualità, a livello pubblico, e permissiva a livello di atto furtivo e alienante, soprattutto se economicamente redditizio per qualcuno, ha portato alla nascita di numerosi gruppetti omosex-rivoluzionari i quali non nutrono alcuna fiducia nei partiti politici tradizionali poiché storicamente si sono dimostrati insensibili a questa problematica, ed orientati ideologicamente verso un socialismo libertario o marxista (o marxisteggiante) del tipo, per intenderci, di Lotta Continua o del Manifesto.

E' sintomatico come questi gruppi, prima ancora di contestare agli eterosessuali le loro presunzioni di superiorità virile, se la prendano con gli stessi omosessuali integrati, quelli cioè, che hanno accettato il "gioco delle parti", e lo subiscono a tutti i livelli essendo al tempo stesso oppressi e oppressori, nel sistema.

Ma i limiti di questi gruppi li mettono automaticamente fuori discussione per qualsiasi discorso serio sulla liberazione omosessuale.

Però è giunto il momento, ormai, di farsi coraggio e, veramente, di unirci, di contarci, di difenderci.

Su una popolazione di oltre 54 milioni di abitanti, quanti ne conta attualmente il nostro Paese, calcolando sulla base più attendibile del 5%, gli omosessuali italiani sono circa 2 milioni e settecentomila, di ambo i sessi e di tutte le età.

Ciò vuol dire che su 33 milioni di votanti, relativamente alle ultime elezioni politiche del 7 maggio 1972 (dati validi per la Camera dei Deputati) almeno un milione e seicentocinquantamila sono omosessuali.

E queste cifre non considerano, logicamente, i numerosissimi casi di bisessuali.

Un milione e seicentocinquantamila voti corrispondono a poco meno di una formazione politica come il PSDI, rappresentato in Parlamento da 29 deputati e da 11 senatori.

Naturalmente il calcolo assume una funzione di pura indicazione aritmetica, ed è lontana da noi l'idea di suggerire la creazione di un "partito" omosessuale.

Ciò che vogliamo, in realtà, mettere in evidenza, è come il problema omosessuale non sia affatto sentito dalle autorità del nostro Paese se non in termini di repressione, stante anche la continua (ed interessata) confusione che si fa tra questo e la prostituzione, quando non lo si accomuna con la prostituzione femminile, che è un fenomeno di natura profondamente diversa.

Nessun partito politico, del resto sembra interessarsi minimamente di questo 5% della popolazione, per il timore di apparire impopolare di fronte ai propri elettori tradizionali.

L'unica eccezione è data dal Partito Radicale, che prese pubblicamente a cuore la risoluzione di questa problematica a livello sociale fin dall'epoca dell'"Affare Braibanti".

Ma questo partito, seppur influente e civilmente impegnato, non ha alcuna rappresentanza in Parlamento.

In molti paesi stranieri vari partiti politici hanno creato particolari orgnismi dedicati esclusivamente allo studio di questa tematica.

Valga per tutti l'esempio dell'Olanda, dove il PSP (Partito Socialista Pacifista), presente in Parlamento con due deputati, è praticamente il portavoce dei movimenti femministi, dei circoli omosessuali (gli omosex olandesi sono circa 600.000 su una popolazione di 12 milioni di abitanti), della Società per la Riforma Sessuale (NVSH, con 200.000 aderenti), delle leghe per il libero aborto e per la procreazione cosciente, e così via.

Lo studio accurato di queste situazioni, però, e non solo a livello europeo, rivela che sempre i partiti politici che sono intervenuti a sostegno della condizione omosessuale lo hanno fatto conseguenzialmente ad una primitiva autoorganizzazione cosciente degli stessi omosessuali.

Ciò dimostra, alla fine, che è sempre da noi che può venire la nostra liberazione e che l'aiuto che riceveremo dopo sarà strumentale o rischierà di diventarlo.


Ora, è inconcepibile che un milione e seicentocinquantamila italiani siano incapaci di trovare un metro comune, un punto fisso di riferimento dal quale partire (od al quale mirare) per un'azione libertaria nei propri confronti, dopo aver già iniziato un discorso liberatorio al quale ha contribuito e contribuisce tuttora, pur nei suoi inevitabili limiti, anche la nostra rivista.

Ma è notorio che gli omosessuali nostrani sono terrorizzati ogniqualvolta sentono parlare di "organizzazione": fanno finita di non capire, si dimostrano affaccendatissimi in altre questioni, affermano che per loro il sesso non è, poi, così importante da richiedere attenzioni particolari... e così via.

Credono che "organizzazione" voglia dire fornire il proprio nominativo a qualcuno, partecipare a riunioni, impegnarsi in qualche modo, correre il rischio, insomma, che si venga conosciuti dalla polizia o "sputtanati" in ufficio, o in famiglia.

In effetti, la condizione dell'omofilo non è invidiabile; alcuni l'hanno paragonata a quella degli ebrei o dei negri, ma non è vero!

L'ebreo o il negro, offesi, discriminati, perseguitati, possono sempre trovare una compensazione anche psicologica a tutto ciò nel loro ambiente familiare, in seno alla loro comunità. L'omosessuale, invece, cominica a nascondere se stesso proprio in famiglia.

E' per questa ragione che è ormai impellente la necessità di unire le proprie forze in un qualcosa che non sia il solito club asettico, la cui funzione è limitata alla conoscenza occsionale del partner quotidiano, ma sia qualcosa di più impegnato, che soddisfi anche una precisa esigenza di cultra e di presenza sociale degli omosessuali.

Sarà possibile realizzarlo anche in Italia?

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